Carcere e società

Nicola ci ha provato


 Verso le cinque del mattino mi ha svegliato un rumore che proveniva dalla cella accanto alla mia, pensavo che fosse Ivano che facesse le ore piccole e che fosse inciampato in qualche cosa. Ho ripreso a dormire ma subito dopo mi sono svegliato di nuovo e ho sentito gridare una guardia: - Allarme rosso, allarme rosso. - Ivano ci sei? Ivano mi ha risposto subito: - Ci sono, ci sono, non sono io, ci ha provato Nicola, si è impiccato. Si sono affacciati dallo spioncino tutti gli altri compagni a gridare: - Presto dottore! - Sbrigatevi, non respira! - Infermiere, infermiere, sta morendo! - È bianco come un morto! - Appuntato, appuntato!Dopo un po’ arriva il dottore di corsa prendendo Nicola con la barella e lo portano via. Lo vedo passare, gli occhi chiusi, un segno al collo, il viso da morto. Non so cosa auguragli, se salvarsi o morire, se si salverà ci rimarrà male e ci riproverà di nuovo. È un ergastolano, è malato e invalido, io al posto suo mi arrabbierei se non riuscissi neppure a morire, forse è meglio per lui che muoia senza soffrire. Poi penso che l’altro giorno era con me nella sala colloqui e l’ho visto insieme a sua moglie e ai suoi figli, ci ripenso e spero che si salvi per l’amore della sua famiglia. Dopo qualche ora ci comunicano che si salverà.È ufficiale, Nicola si salverà.È tornato Nicola dall’ospedale Carmelo Musumeci dal carcere di Spoleto, sono andato a stringergli la mano e gli ho detto: - Alcuni pensano che gli ergastolani sono dei morti viventi, facciamogli vedere che si sbagliano e che siamo ancora vivi, dimostriamo che la vita è sempre più forte della morte. Spero che non ci provi e se ci riproverà spero che questa volta ce la faccia. È assurdo vivere senza un fine pena…. si può farlo solo per amore o per pazzia.