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« UN AUGURIO DI VERO CUORE...Messaggio #44 »

28 DICEMBRE 2007

Ho letto molti commenti interessanti in questi giorni, inoltre ho ricevuto varie manifestazioni di incitamento affinchè continui a tenere in vita questo blog, ma ho ricevuto anche critiche da parte di chi, evidentemente, ha un'idea diversa rispetto alla mia. L'obiettivo n. 1 era proprio quello di creare uno spazio di discussione su temi molto complessi (forse è proprio per questo che i mass-media li evitano): qual'è oggi il rapporto tra il carcere e la società? In Italia il carcere permette il rispetto della dignità della persone e il reinserimento socio-lavorativo del reo? Tolleranza zero o diritto penale minimo?

Queste sono alcune delle domande che innescano inevitabilmente discussioni lunghissime tra esperti di scienze sociali in generale e del fenomeno criminale in particolare. Purtroppo la cosiddetta "informazione di massa"  fa informazione disinformando. Perchè? A chi giova allarmare l'opinione pubblica affinchè si sostengano politiche penali sempre più repressive? Dai commenti viene fuori una scarsa conoscenza non solo del fenomeno criminale o deviante, ma anche un sentimento di repulsione rispetto a tutto ciò che riguarda il carcere o il carcerato. Molte opinioni di utenti, soprattutto quelle negative, sembrano simili perchè la loro conoscenza del carcere è basata sulla informazione televisiva. Altri commenti, sia positivi che negativi, sono basati su informazioni "altre", cioè sulla conoscenza teorica del tema duale carcere/criminalità oppure su una conoscenza diretta, come coloro che, direttamente o indirettamente, sono o sono stati coinvolti in quella che si può chiamare "l'area della penalità". 

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Commenti al Post:
dany226
dany226 il 28/12/07 alle 21:03 via WEB
Chissà i miei commenti in quale categoria rientrano..^___^ Un saluto cordiale
 
stelladanzanteforeve
stelladanzanteforeve il 28/12/07 alle 22:25 via WEB
<mi sembra che tu stessa possa stabilire in quale direzione i tuoi commenti si possono convogliare. ^_^
 
stelladanzanteforeve
stelladanzanteforeve il 28/12/07 alle 22:29 via WEB
Geko il problema pressante è che esiste il pegiudizio verso la persona che è stata in carcere o che ancora lo è. Troppa gente pensa, ha pagato e deve restare lì- Ignorando il fatto che nella vita si può sbagliare, che troppe volte si compiono errori in buona fede, che troppe volte ancora i nsotri binari intrecciano strade che non dovevamo incontrare. Purtroppo tutto questo estiste. Soporta queste " critiche", replica se puoi con calma ed esprimi il tuo punto di vista. Io non credo personalmente che se una persona ha sbagliato debba essere marchiata a vita. Succede, ma si può rimediare. non dico sempre. Ma quasi sempre. Un saluto Marie
 
lafatadelmare
lafatadelmare il 29/12/07 alle 08:05 via WEB
Non capisco cosa ti importa delle critiche, nel mondo le critiche e il pregiudizio esisteranno sempre, per combatterli bisogna restare saldi e continuare a diffondere le idee giuste...Io non mi scoraggio per così poco, sapessi cosa sopporto anche dalle guardie, mi prendono da parte e mi dicono ma cosa ci lavora a fare con questi delinquenti è tempo sprecato...io sorrido e li prego di lasciarmi fare il mio lavoro...quando la settimana scorsa abbiamo ritirato il premio per un concorso di poesia, alcune guardie schiattavano dal livore...bisogna andare dritti per la propria strada ( però dico sempre ai miei detenuti di non sbagliare strada ah ah)......continua ti prego, sei troppo intelligente per fermarti...oggi non c'è ancora nessun rapporto tra carcere e società se non quello della critica e del buonismo (ogni tanto)...bisogna aprire gli occhi alla gente...ciao geko...lafatadelmare
 
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IL MITO

 

HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA

Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!     

 

ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354

Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.

Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.

Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.

I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.

Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.

Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. 

ART. 27 COSTITUZIONE

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)

 

TESTI CONSIGLIATI

Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza,
E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione
, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?,
T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale,
T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza,
Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza,
G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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