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« Messaggio #58Giustizia: il "fine pena... »

Giustizia: questo è carcere che non consente il cambiamento.

Post n°59 pubblicato il 29 Gennaio 2008 da geko1963
 

 

www.korazym.org, 28 gennaio 2008

 

Quotidiani e tv hanno cominciato a martellare sui tamburi della gran cassa mediatica, il rumore è sempre più assordante, come quando accade qualcosa che era stato ampiamente preventivato.

Le carceri si stanno nuovamente riempiendo, i detenuti stanno riconsolidando la percentuale di sovraffollamento precedente alla concessione dell’indulto. Come al solito siamo replicanti di noi stessi, incapaci di sostenere e ampliare una soluzione umana possibile, che poggi le fondamenta sull’esperienza.

Manca la legalità, non c’è sufficiente sicurezza, occorre costruire nuove galere, c’è bisogno di altre migliaia di operatori intesi come Polizia Penitenziaria, di interventi e di denaro. Effettivamente occorrono i denari, perché senza quelli non esiste possibilità di disegnare alcun progetto attuale e futuro, senza denari la teoria non configura alcuna pratica.

Senza dubbio c’è necessità di interventi, ma se questi sono una sottotraccia di ideologie da mercato, meglio non autorizzarne il passaggio mediatico, camuffandoli da interventi di grande autorevolezza politico criminale.

Possiamo redigere alti muri, edificare nuovi molok tra le nebbie, inasprire pene e sanzioni, moltiplicare per dieci i tutori dell’ordine, ma a quale scopo? Per vincere l’illegalità diffusa? Non è una cella oscura, una disciplina sciocca e feroce a far mettere in discussione il proprio vissuto a un detenuto, si otterrà l’esatto contrario, un ammaestramento che prima o poi deflagrerà.

Il carcere italiano ritorna all’invivibilità di sempre, non perché gli indultati non meritassero quella pietà, è sotto gli occhi di tutti la maturità raggiunta dalla stragrande maggioranza dei detenuti. Non è il carcere la soluzione a disfunzioni prettamente politiche, eppure ha ripreso a funzionare come una discarica abusiva, come una fabbrica di criminalità, in un paese dove le droghe la fanno in barba alle leggi, un paese che crede nella giustizia e nella legalità, finché queste due coordinate sociali non vanno a confliggere con i nostri interessi, attraverso una personalissima interpretazione della conformità alle regole.

Una verità conclamata sta nel sostenere che non è il carcere a poter risolvere le problematiche della giustizia e della sicurezza, anzi, confidando sulla sola capacità di intimidazione e violenza prisonizzante, si accentuano le condizioni per mantenere la persona detenuta a un tempo bloccato, al giorno del reato. Così facendo non esiste più l’uomo e la sua colpa, né la necessità di elaborare una rivisitazione del proprio vissuto, in prossimità di un vero mutamento interiore, per cui prevale il passaggio percettivo da carcerati a vittime, e in questa autoipnosi collettiva colpevolmente indotta, non c’è alcuna spinta alla compassione.

Nessuno o quasi si preoccupa di non fare fallire sul nascere qualsiasi progetto tendente al recupero della persona detenuta, superando la pratica della detenzione fine a se stessa, che mantiene colme le celle, senza favorire alcun auspicato cambiamento, in una esecuzione penale che riconosce come unico strumento di riordine il carcere.

Le celle si riempiono di lunghi monologhi di follia lucida, in un confine inteso come spazio e soglia di non appartenenza, un "prevaricamente" altro, specificatamente un luogo ove detenere-contenere i risultati di un disagio sociale galoppante, che non è sintesi di volontà criminale, di contrapposizione ideologica, bensì di marginalità e esclusione.

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Commenti al Post:
stelladanzanteforeve
stelladanzanteforeve il 29/01/08 alle 22:03 via WEB
e' un quadro desolante, assolutamente, dal quale non si riesce a intravedere ovviamente nessun possibile salto di qualità del sistema carcerario nazionale come invece ci si auspicherebbe.. un saluto Geko, per te e per i visitatori del tuo spazio. Stella
 
FRUZZOLINA77
FRUZZOLINA77 il 31/01/08 alle 12:40 via WEB
cari amici,purtroppo il quadro dire che sia desolante è dire poco,non a caso vi aggiorno sul mio caso:compagno in custodia cautelare in attesa di giudizio,processo su base indiziaria e senza prova regina,incensurato,ma STRANIERO,anche se regolare,e con diritti come noi ma solo su carta e non ne fatti.Con disponibilita di entrare nel progetto oltre le sbarre ,sostenuto dal ministero di giustizia,presso le strutture di Don Benzi che danno tale opportunità pure ai detenuti comuni,con la disponibilità in mado...ieri è arrivata la bella notizia ,alla anima di chi sostiene e dato che è pure nella costituzione quindi siamo pure davanti ad un atto anticostituzionale,che,parole dell'avvocato di cui ora non mi fido piu,perchè d'accordo solo a fare inciuci di palazzo per sbolognarsi la patata bollente di un caso di cui nulla ha capito ... che il magistrato di sorveglianza,il cui compito x legge non è sindacare sulle prassi procedurali,ma un altro,non concede i domiciliari poichè vuole un pateggiamento e poi ne se riparla...E A VOI VI PARE CHE QUA QUALCUNO NON SOLO NON FACCIA IL SUO DOVERE,ma non interferisca pure su ciò pure che la legge sancisce.RECUPERO DELLA PERSONA.ROBA DA PAZZI DA PAZZI.....sono furiosa,vi giuro sono furiosa...Per legge uno è innocente fino a prova contraria,ma qua la legge non è uguale x tutti
 
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IL MITO

 

HASTA SIEMPRE COMANDANTE GUEVARA

Il potere ha sempre paura delle idee e per arginare la lotta degli sfruttati comanda la mano di sudditi in divisa e la penna di cervelli sudditi. Assassinando vigliaccamente il Che lo hanno reso immortale, nel cuore e nella testa degli uomini liberi. Negli atti quotidiani di chi si ribella alle ingiustizie. Nei sogni dei giovani di ieri, di oggi, di domani!     

 

ART.1 L. 26 LUG 1975, N. 354

Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.

Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.

Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari.

I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.

Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono copnsiderati copevoli sino alla condanna definitiva.

Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reiserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. 

ART. 27 COSTITUZIONE

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalla legge (La pena di morte non è più prevista dal codice penale ed è stata sostituita con la pena dell'ergastolo)

 

TESTI CONSIGLIATI

Sociologia della devianza, L. Berzano e F. Prina, 1995, Carocci Editore.
Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell'esclusione e della violenza,
E. Goffman, Edizioni di Comunità, 2001, Torino.
Condizioni di successo delle cerimonie di degradazione
, H. Garfinkel.
Perchè il carcere?,
T. Mathiesen, Edizioni Gruppo Abele, 1996, Torino.
Il sistema sociale,
T. Parsons, Edizioni di comunità, 1965, Milano.
Outsiders. saggi di sociologia della devianza,
Edizioni Gruppo Abele, 1987,
Torino. La criminalità, O. Vidoni Guidoni, Carocci editore, 2004, Roma.
La società dei detenuti, Studio su un carcere di massima sicurezza,
G.M. Sykes, 1958. Carcere e società liberale, E. Santoro, Giappichelli editore, 1997, Torino.

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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