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SPAZIO INTERIORE

ESISTE DAVVERO IL TEMPO, IL DISTRUTTORE?
QUANDO, SUL MONTE IMMOBILE, SPEZZERA' LA FORTEZZA?
E QUESTO CUORE, CHE APPARTIENE INFINITAMENTE AL DIO
QUANDO LO VIOLENTERA'IL DEMIURGO?

SIAMO DAVVERO COSI ANGOSCIOSAMENTE FRAGILI,
COME IL DESTINO VUOLE FARCI INTENDERE?
L'INFANZIA PROFONDA E PROMETTENTE,
SI FA - POI - SILENZIONSA ALLE RADICI?

AH, IL FANTASMA DELL'EFFIMERO
ATTRAVERSA COME UN FUMO
CHI L'ACCOGLIE SENZA SOSPETTI.

NOI SIAMO QUESTO ANDARE ALLA DERIVA,
E PER QUESTO ABBIAMO VALORE,
COME USO DIVINO PRESSO LE DUREVOLI FORZE.

Rainer Maria Rilke

 
 
 
 
 
 
 

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La nostra Paura più Grande

La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati.
La nostra paura più grande è che
noi siamo potenti al di là di ogni misura.
E’ la nostra luce, non il nostro buio
ciò che ci spaventa.
Ci domandiamo: "Chi sono io per
essere brillante, magnifico, pieno di talento, favoloso?".
In realtà, chi sei tu per non esserlo?
Tu sei un figlio dell’Universo.
Il tuo giocare a sminuirti non serve
al mondo.
Non c’è nulla di illuminato nel
rimpicciolirsi in modo che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.
Noi siamo fatti per risplendere come
fanno i bambini.
Noi siamo fatti per rendere manifesta
la gloria dell’universo che è in noi.
Non solo in alcuni di noi, è in ognuno
di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, noi, inconsciamente, diamo alle altre persone il permesso di fare la stessa cosa.
Quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza automaticamente
libera gli altri.

Nelson Mandela

 
 
 
 
 
 
 

 

 
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NOBILI TRAGHETTATORI di Athos A. Altomonte

Post n°181 pubblicato il 29 Maggio 2009 da chic47

La solitudine è la condizione di chi, avanzando, lascia indietro se stesso: il sé plumbeo; e si separa anche da tutti coloro che riconoscono solo quel metallo minore. Allora, vista sotto un diverso punto di vista, la solitudine può apparire come una posizione privilegiata, magari pesante, ma pur sempre d'elite. Per eletti non intendo solo gli Iniziati maggiori, ma anche coloro che si lasciano dirigere sul Loro stesso Sentiero. E chi edifica Cattedrali sottili, per rappresentare nel mondo delle Idee i principi sanciti dai grandi Eletti, è un Operaio della Grande Opera. Un'Opera di cui i Templi fisici sono solo l'ombra nella materia.

Così è detto.

Ognuno prima o poi deve fare la "grande scelta". Lasciarsi alle spalle la Città dell'Illusione per avviarsi ad attraversare il "deserto infuocato", perdendo di vista gli abitanti che abitano su quella sponda, mentre non sono ancora in vista quelli che abitavano sulla sponda opposta. E rimandare non serve (vedi Attenti a coloro che non hanno tempo).

Ma quando la decisione è presa non bisogna cedere alla malinconia, male frequente nel viaggiatore incerto, perché sarebbe solo d'intralcio al cammino. Perciò, non resta che stringere i denti ed accelerare il passo, anche se ciò, inevitabilmente, può comportare dolore. G rande velocità e grande dolore finiscono per sviluppare grande resistenza: e questa è la via che sfocia nel potere dell'Atto di Volontà.

Tuttavia non tutti sono "arrampicatori". Molti hanno paura delle altezze e preferiscono vie comode su cui attardarsi. È proprio in quei cammini che s'incappa nelle "tele di ragno" intessute da chi va a caccia dei senza vista, perché sono quelle le "prede" più facili d'aspettare al passo.

D'altronde nessun "Nero" si avventura per le vette, tanto meno vanno incontro ai più "agguerriti".

In fondo perché rischiare un ambiente ostile (le vette) e l'incontro con i Viaggiatori agguerriti, quando sui pianori abbondano prede indifese? Allora si "urla" per cercare di allertare qualcuna delle possibili vittime, pur sapendo che la maggior parte finirà nella rete e morirà per sempre.

Non si può afferrare la mano di qualcuno, per tirarlo via, a meno che non sia lui stesso a tenderla. Ciò significherebbe infatti interferire con il suo Karma. E questo è vietato.

Ecco che non resta che "gridare da lontano", fare gesti, ma di più non si può. E se un "non vedente" fa finta di niente, allora, Karma (vedi Legge del Karma). Bisogna lasciarlo al suo destino di morte, perché così lui ha scelto.

Questo è il senso della Compassione. Per l'irreversibile morte delle personalità che non riescono a collegarsi con l'Ego (Ponte arcobaleno o Antahkarana), tutte destinate al completo dissolvimento.

Questo è molto triste, soprattutto per l'insensata allegria che spesso si vede stampata sui volti di chi s'appressa verso un penoso destino. Ogni personalità da sola è priva di Libero Arbitrio. Senza collegamento con l'Ego superiore (l'occhio dell'Anima), il se impermanente ha solo libertà di scelta (vedi Libertà di scelta e Libero arbitrio), e questa è la più grande fonte di guai per i "non vedenti".

I più perspicaci usano l'appoggio di un bastone (l'Insegnamento vivente), per guidarsi e sondare il terreno che non vedono. Il bastone, però, bisogna saperlo usare. E se non si è capaci, magari sarebbe meglio affidarsi alla guida di qualcuno che ci vede di più e che conosce meglio il terreno.

Ecco che, anche nel deserto, ci sono molti fratelli che fanno i "traghettatori". Tra i volenterosi, i più veloci vanno e vengono per "guidare" i viaggiatori più lenti al di là del tratto più solitario.

Questo allunga di molto la loro permanenza nel "deserto infuocato". Ma lo fanno volentieri, anche perché sanno di far parte di un'onda in cui resteranno finché anche l'ultima goccia non sarà travasata nel "prossimo bacino"

 
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Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così.

W. Shakespeare

 

 

 
 
 
 
 
 
 

SONETTO 121

È meglio esser colpevole che tale esser stimato
quando non essendolo si è accusati d'esserlo;
e perso è ogni valor sincero perché creduto colpa
non dal nostro sentire, ma dal giudizio d'altri.

Perché mai dovrebbero gli occhi altrui adulteri
considerar vizioso il mio amoroso sangue?
Perché nelle mie voglie s'insinuan lascive spie
che a parer lor condannano quel ch'io ritengo giusto?

No, io sono quel che sono e chi mira
ai miei errori, colpisce solo i propri;
potrei esser io sincero e loro non dire il vero,

non venga il mio agir pesato dal loro pensar corrotto;
a men che non sostengano questo mal comune -
l'umanità é malvagia e nel suo mal trionfa.

William Shakespeare




 
 
 
 
 

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