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VIII

Post n°287 pubblicato il 23 Novembre 2016 da lost4mostofitallyeah








L'Astice VIII

Con il procedere della sera verso la notte decisi di andare a coricarmi e abbandonai Francesca, la bottiglia di whisky e l'umore vagamente instabile. Mi portai nella stanza degli ospiti e mi infilai sotto le coperte con un piacevole intontimento e la stanchezza del viaggio che mi piombava improvvisamente addosso. In pochi minuti ero già nel mondo dei sogni e scivolavo incosciente nel primo mattino. Fui svegliato alle sette da un fitto conciliabolo di voci irate, toni sopra le righe che tendevano a sopraffarsi a vicenda. Cercai di riconoscere il timbro di ogni cadenza ma mi trovavo in difficoltà. Dovetti alzarmi e avvicinarmi alla porta per ricavarne qualcosa. Nel parapiglia riuscii vagamente a distinguere Tiberio Holm che sembrava rimproverare qualcosa a Francesca. Si trattava del fratello di Gianni, un ometto atticciato e sudaticcio che avevo conosciuto durante il mio primo viaggio nella capitale. All'epoca non m'aveva fatto una buona impressione. Eravamo in un bar ricercato nei pressi di via Veneto e lui era entrato in cardigan e mocassini e una coppola azzurra e bianca sopra la zazzera, bionda come quella del fratello. Ma le somiglianze si arrestavano lì. Tanto quanto Gianni era gradevole e comunicativo, così Tiberio sembrava rincagnato e nervoso; muoveva in maniera incontrollabile le dita delle mani e si asciugava continuamente il viso con un fazzoletto di cotone. S'era seduto in mezzo alla nostra compagnia e aveva subito fissato lo sguardo su Francesca. Io ero stato salutato distrattamente e subito snobbato mentre Gianni continuava il suo discorso con altri membri itineranti del gruppo eterogeneo che si era andato formando. Ricordo che all'epoca mi aveva subito colpito quel piccolo e rancoroso individuo, distaccato da tutti e con un evidente pensiero fisso dentro il cranio. Aveva scambiato qualche battuta con alcuni personaggi annoiati e, dopo avere bevuto un crodino, s'era alzato salutando tutti. Guardandolo uscire non potevo non stupirmi di quanto fosse diverso dal suo congiunto, così brillante e solare, e la cosa mi era stata confermata in seguito da Francesca: Tiberio Holm viveva praticamente dell'elemosina del fratello dopo che tutti i suoi tentativi di mettere su un'attività in proprio erano miseramente falliti. Aveva provato con un negozio di antiquariato, con un compra-oro, come mediatore nell'importazione di gas naturale dall'Ucraina, come amministratore condominiale e infine dirigente di una squadra regionale di calcio. All'epoca in cui lo avevo conosciuto era socio di un ambulante che vendeva tappeti e articoli per la casa da un camion itinerante. Insomma, paragonato a Gianni il disastro non poteva essere più completo. Ma aveva un progetto, installare un locale sexy in via Nomentana con tanto di lap-dance e spazio scambisti, poiché diceva che quello era il trend del futuro, ma Io non potevo fare a meno di pensare di quanto fosse, in realtà, lo spazio del passato. Ero convinto che andassimo verso un'epoca mistica e meditativa dove il sesso mercenario era fondamentalmente OUT. Terminata l'epopea dei posti trasgressivi e commerciali, conclusa l'antologia delle fiche depilate e delle tette al botox, ci si dirigeva, mesti, verso la riflessione interiore e l'arricchimento spirituale. Eravamo saturi di ginecologia spiccia e voyeurismo da quattro soldi, la masturbazione diventava noiosa e la mercificazione del rapporto di coppia finiva (non metaforicamente) a puttane. Stavo andando a fondo nei pensieri quando Improvvisamente mi riebbi e uscì dalla fissità che i ricordi mi avevano imposto; fuori le voci continuavano ad alzarsi sino a fare temere uno scontro fisico.







(Continua)









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