PANTERA NERA

Post N° 9


Ho parlato con te.Diciamo un monologo: il mio.A stento hai risposto.Trattenevi un pianto rabbioso verso il mondo che si ferma alla superficie, a quanto pare.E hai deciso che sono tutti contro di te.Hai deciso che resterai ad osservare gli altri camminare. E te ne starai seduto. Senza stabilire contatto.Isola. Niente ponte.Ti scaldi con la tua solitudine.Ormai ne hai fatto l’amante che accondiscende a ogni tua richiesta, che non polemizza, che non controbatte.L’hai odiata. La odi, asserisci.Non ci credo.Non è cella, è culla.Ti protegge. Ti canta la nenia. Ti si spalma addosso come unguento e ti attutisce i colpi come ovatta.Tu rifiuti il confronto.Non la mano tesa. Che sa di compassione. No. Non parlo di ciò che io pure fuggirei.Tu rifiuti il dolore del contraddittorio.Ma d’altronde se non affronti, non soffri, giusto?.Tanto c’è lei a farti compagnia, c’è lei da condannare di colpe che sono tue, di tue paure.C’è lei che si mangia ogni spazio che poi tu chiami vuoto.E' rifiuto dell’uscita che potrebbe tramutarsi in caduta.La paralisi esistenziale puzza d’etere, sa di ospedale: è la puerpera che non accetta il travaglio e si fa fare l’epidurale per non sentire.E’ una vita sotto anestesia.E’ come dirsi una bugia.