Hopersoleparole...

UN VUOTO E LA SUA FINE.


  Finalmente la voce in diffusione ci chiama all’imbarco.Una giornata che sembra interminabile, e fuori un cielo nero più nero.Ma finalmente si parte… e la mia bambina adesso è un po’ più vicina.Dopodomani avrà 7 anni.Scale sghembe e tiri d’aria nella mia testa. Il vuoto che mi chiama. Sarà la stanchezza ma ci sono volte in cui avvicinarmi ad un aereo fa uno strano effetto… come essere in un gioco in cui le possibilità dell’uomo, la sua apparentemente innocua muscolarità, il suo pensiero sfidano la potenza degli spazi e dell’aria infinita… come vivere un ora poggiato sul mondo, sicuro e fragile insieme.Poi penso che questa autostrada disegnata in cielo mi porta a casa, ed allora questo mi basta… e mi vien voglia di aver fiducia nell’uomo.Certo vorrei essere già a Palermo.Le scalette stavolta mi fanno fatica.E la testa è pesante… il cuore anche.Attimi a volte… attimi nei quali sembra che una cosa fatta mille volte, questa ti sembra diversa.Una persona salutata ogni giorno un tempo la saluterai per l’ultima… e quell’ultima ti sembra misteriosamente diversa, non so come ma misteriosamente diversa. Sono stanco… solo la voce di Carla al telefono ha saputo allontanarmi da questo proiettile impazzito che sento vagare intorno. La sua voce, stavolta, m’è piaciuta di più.Sono stanco, ma tra poco sarò a Palermo e questa giornata finirà…Finalmente è il decollo. Sembra un addio ed invece mi avvicina. Ma sono stanco… e non c’è motivo per cui Bologna vista dall’alto debba essere così cattiva. Sono solo stanco ed  è meglio che riposi, in questa cabina, tra le braccia dell’uomo onnipotente e della sua laboriosa ed onesta tecnologia… che adesso può temere solo l’uomo…                                           (27 giugno 1980, volo Itavia IH 870)Alberto, 37 anni, si fermerà ad Ustica.Questo post è legato all’iniziativa di Falco58dgl Writer “Come eravamo”. Un mito.