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ONDE O SABBIE MOBILI...


A volte è un’onda. Altre volte sono sabbie mobili. Perché in quei momenti ti senti travolto da qualcosa, se c’è qualcosa che ti può travolgere… Ma altre volte a travolgerti è solo il panico, ché più ti muovi e ti dibatti per la paura di andare a fondo, e più il fondo è pronto ad accoglierti. E’ la paura che qualcosa possa finire, che vince. Anche se c’è consapevolezza che gli spazi vuoti (tranne quelli lasciati da persone davvero importanti) sono fatti per essere riempiti. Il problema sta nel comprenderlo… se e quando è il vuoto che ti chiama.Le ricadute, per una donna o per un bottiglia, sono solo il frutto dell'incapacità a far passare il momento o sono solo paura, la paura che l'Uomo ha, di ammettere che ogni momento finisce? “Nei posti dove ti insegnano a smettere di bere, ti spiegano anche come resistere al rischio delle ricadute. Nel primo anno successivo al trattamento le ricadute sono tantissime ed anche dopo è frequente ricascarci. Era una cosa che ci ripetevano in continuazione. Ci saranno dei momenti difficili – dicevano – in cui vi sentirete tristi, avrete una terribile nostalgia del passato o paura del futuro. In quei momenti avrete voglia di bere. Una voglia che vi sembrerà invincibile, che vi sommergerà come un’ondata. Invece non è invincibile. Sembra che lo sia perché siete deboli, in quel momento. Ma, appunto, è come un’onda. Un’onda, in mare, vi sommerge solo per qualche secondo, anche se quando siete sotto vi sembrerà un’eternità. Ne venite fuori facilmente, se non vi lasciate prendere dal panico. Allora – dicevano – ricordatevi che basta restare calmi, in quei momenti. Non lasciatevi prendere dal panico, ricordatevi che in breve metterete la testa fuori dall’acqua perché l’onda sarà passata. Quando siete colpiti dall’impulso irresistibile a bere, fate qualcosa per lasciare passare i secondi o i minuti che dura la crisi. Flessioni, due chilometri di corsa, mangiate un frutto, chiamate un amico. Qualsiasi cosa faccia passare il tempo senza pensare. L’onda passerà.”                                                         (G. Carofiglio – Ad occhi chiusi)