LA SCOMMESSA

QUARESIMA 2011, GIORNO 14


"Ed era per loro motivo di scandalo" (Mc 6,3). I compaesani di Gesù pensano di sapere tutto di lui e così non riescono a riconoscerlo come profeta. Lo hanno visto crescere, conoscono tutta la parentela, sanno che è uno del posto, uno come tutti:"Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?" (Mc 6,3). Eppure, con la sua bocca dice parole che stupiscono e le sue mani compiono gesti più grandi di lui...Nemo propheta in patria... Gesù ne è pienamente consapevole: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua" (Mc 6,4).Dunque, per riconoscere Gesù come profeta bisogna essere stranieri. Hanno gli occhi liberi, per questo vedono con facilità ciò che gli indigeni - presuntuosi e sicuri di sé - non riescono a cogliere.Per incontrare il Signore San Paolo è dovuto cadere da cavallo e San Francesco ha dovuto mettersi al livello del lebbroso. Come ha scritto nel 1994 P.Timothy Radcliffe (allora Maestro Generale dei Domenicani): "Il mondo visto dal sedile posteriore di una Mercedes appare diverso da quello che si vede stando sul sellino di una bicicletta" (T. Radcliffe, Cantate un canto nuovo. La vocazione cristiana, EDB, Bologna 2002, p.45).Signore, rendici stranieri a noi stessi e al nostro mondoper poterti incontrare! - Letture del giorno: sabato 26 marzo