LA SCOMMESSA

A CHI DICE: "IO NON SONO RAZZISTA PERO' GLI STRANIERI..."


  Dal sito della Cooperativa Emmaus riprendo il commento settimanale di don Ettore Dubini e lo dedico in particolare a quanti provano diffidenza, fastidio e addirittura odio nei confronti degli stranieri. Lo so: tra la gente che frequenta le chiese non pochi si riconoscono maggiormente negli slogan dei "cattivi maestri" che nelle parole di Gesù... Non è la traversata l'insidia estrema.È il rifiuto, è lo scoprirsi e il sapersi rifiutati, il dover muoversi nell'ombra.Monsignor Francesco Montenegro è arcivescovo di Agrigento e da mesi ormai è un Vescovo di frontiera, perché un pezzo della sua diocesi (Lampedusa) è l’ultimo lembo dell’Europa nel Mediterraneo, primo approdo di chi fugge dall’Africa e dall’Asia, scoglio da cui ricominciare una nuova vita. Il quotidiano cattolico Avvenire lo ha intervistato in merito alla tragedia del mare che ha inghiottito 250 profughi stroncando il loro desiderio di libertà. “Eccellenza, quando ha saputo della nuova tragedia che si era consumata nel Canale di Sicilia, cosa ha pensato?“Che si tratta di morti che devono pesare sulla coscienza di tutti, anche su quella dei cristiani, delle persone perbene, di chi non vuole che questa gente arrivi in Europa, di chi non li accoglie. Di sicuro la colpa di questo naufragio non è del mare. Di sicuro sono morti che graffiano, che lasciano una ferita profonda”. Sempre su Avvenire leggo a firma di Giuseppe Anzani un’altra considerazione che fa riflettere: “Non è la traversata l’insidia estrema. È il rifiuto, è lo scoprirsi e il sapersi rifiutati, il dover muoversi nell’ombra, appoggiarsi a scafisti simili a moderni predoni, a prezzo d’esser spolpati all’osso; è il cercare approdo a nuove terre dove frattanto il pensiero dominante s’ingegna a trovar modo di rintuzzarli, e poi di rimandarli; e quando si dà accoglienza ai migranti approdati, il problema dello stanziamento pur provvisorio vede in gara Regioni (d’Italia) e Stati (d’Europa) per chiamarsi fuori; se è necessario si accolgano, ma "non nel mio cortile". So che parlare di questi temi si rischia di passare per buonisti a tutti i costi predicando un’accoglienza che non può essere praticata, ma una domanda ce la possiamo fare come suggerisce ancora Giuseppe Anzani: “L’accoglienza esige d’esser governata, insieme con i progetti di integrazione. Ma quando il pensiero fisso dei Paesi d’arrivo fa del proprio vantaggio l’unico criterio di "sostenibilità" dei flussi accettati, giustizia vorrebbe che si rispondesse anche alla domanda "se è sostenibile la vita" nei paesi di partenza”.Don Ettore Dubini