LA SCOMMESSA

GLI IMMIGRATI DI SECONDA GENERAZIONE NON SONO IMMIGRATI


 Ieri il sito del Corriere della Sera ha riferito questa notizia: Troppi stranieri, il ministero blocca la «classe ghetto» di via ParaviaApparentemente sembra una scelta sensata, ma proviamo a riflettere su un aspetto importante: i figli di immigrati (bambini nati in Italia da genitori stranieri) sono immigrati? No, semplicemente perché non hanno lasciato il loro paese per venire in Italia. Sono nati qui: il loro paese è l'Italia!Leggete questo testo intensissimo scritto da una ragazza di prima media, che riprendo da L'Unità di ieri:Volete capire che sono italianaanche se i miei vennero dal Marocco? di Lamiaa Zilaf (ll'Unità, 3 settembre 2011) Mi chiamo Lamiaa Zilaf, ho 11 anni, sono nata a Reggio Emilia e faccio la prima media. Un giorno ricevo un 10 in grammatica. Sono felice. Ma il commento della maestra mi lascia perplessa. Le sue parole mi fanno riflettere sulla mia identità. Mi dice: «Lamiaa, sei stata bravissima, hai superato gli italiani!». Cosa?, dico fra me e me, ma io sono italiana! Quando torno a casa, mia mamma nota la mia rabbia: è arrivato il momento della discussione di un argomento del quale non avevo mai parlato prima con i miei genitori. Mia mamma mi dice: «Ma non c’è niente di male se ti chiamano straniera». Perché secondo lei non è affatto un insulto.Ma il problema è un altro: verificare se io sono straniera o meno.«Mamma, ma io non mi sento straniera, sono nata e cresciuta in Italia, io non nego le mie origini, ma casa mia è in Italia e mi sento italiana. Il Marocco lo adoro, però lo sento più il Paese dei miei genitori che il mio, non so se mi capisci? Non lo so, io non ci ho mai pensato prima, e davo per scontato che io sono italiana!» La discussione finisce con un silenzio che dice tanto.Passa un anno, vado alle medie, emozionata e un po’ spaventata dalle novità. Siccome mia mamma durante l’estate mi ha insegnato un po’ di francese con la pronuncia giusta, la mia insegnante, fin dalla prima lezione, lo nota e mi dice: «Brava, hai una bella pronuncia, da dove vieni?». In quel momento penso: «Ancora? Ma cosa vuol dire, da dove vengo? Da Reggio Emilia, no! Ah, forse vuol dire da dove vengono i miei genitori?. Cara prof, i miei genitori vengono dal Marocco e io sono nata a Reggio Emilia.»Adesso per favore chiariamo la faccenda, non chiamatemi mai straniera o immigrata. A voi la scelta: potete chiamarmi italo araba, oppure italo marocchina, ma non sono affatto straniera. I miei genitori tanti anni fa hanno scelto di migrare sono venuti in Italia. Ma io non sono mai immigrata, sono nata in Italia, per cui mi sento italiana. Non so con quale percentuale, però lo sono. Perché lo sento dentro e lo credo. Sento come se il Marocco fosse mio papà e l’Italia mia mamma e nessuno potrebbe mai togliermi dal cuore uno dei due. Questa non è solo la mia storia, ma è la storia di tutti i bambini e i ragazzi, figli di immigrati, che sono nati in Italia e, purtroppo, hanno i miei stessi problemi. Da qua, vorrei lanciare un messaggio: concedete la cittadinanza italiana a tutti i nativi, risparmiateci tutti i problemi inutili che non finiscono mai e smettetela di farci vivere situazioni che ci fanno sentire quello che non siamo. Lasciateci studiare e costruire il nostro futuro con serenità e ricordatevi che noi sentiamo veramente dentro di noi di essere italiani.