LA SCOMMESSA

GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE: LA CHIESA RINASCE DALLA MISSIONE


Intervista a don Antonio Novazzi, ex "fidei donum" in Zambia e Direttore dell'Ufficio Diocesano di Pastorale Missionaria Sono tornato da poco dalla Veglia Missionaria in Duomo, presieduta per la prima volta dal Card. Scola, durante la quale hanno ricevuto il crocifisso 19 missionari in partenza.Quest'anno la Veglia era dedicata al ricordo dei 50 anni dall'invio del primo missionario ambrosiano in Zambia, per cui tutti gli ex "fidei donum" erano stati invitati a sedere nelle prime file per sottolineare l'impegno missionario della Diocesi di Milano (preti, religiosi/e e laici). Così ho avuto avuto la fortuna, con la mia famiglia, di seguire la celebrazione da vicino. Anzi, insieme agli altri ex "fidei donum" ambrosiani siamo stati coinvolti in un'emozionante processione: dalla navata laterale del Duomo abbiamo portato il grande libro del Vangelo fino alla navata centrale dove lo abbiamo affidato ai rappresentanti dei cinque continenti che lo hanno consegnato, danzando, all'Arcivescovo. Confesso di essermi emozionato ripensando al giorno in cui (ottobre 2000) io, Cristina e nostro figlio Paolo abbiamo ricevuto il crocifisso dal Card. Martini e siamo partiti per il Camerun. Da allora è passato molto tempo, e la missione - dopo il rientro in Italia - ha preso per noi altre forme, non meno coinvolgenti. Particolarmente toccante durante la Veglia è stato il ricordo di Padre Fausto Tentorio, ucciso per il suo impegno cristiano neanche una settimana fa. Lavorando con gli indigeni Manobos dell'isola di Mindanao, nelle Filippine, P.Fausto si era procurato inimicizie tra i potenti della zona, interessati al controllo della terra per l'estrazione di minerali (soprattutto oro).La testimonianza di P.Fausto (martire in greco significa "testimone") ha ricordato a tutti che la missione è cosa seria: è dono della vita, un impegno totale. La morte ovviamente non è cercata, ma è messa in conto come una delle possibilità. Il martire cristiano (che muore perché impegnato a seminare vita) è radicalmente diverso dal "kamikaze" islamico (che si immola provocando morte!).Durante la Veglia mi ha colpito molto una preghiera recitata ad alta voce da tutti i presenti. Le navate del Duomo rimbombavano e ho avuto la sensazione che Dio gradisse molto questa preghiera così poco equilibrata...Mandaci, o Dio, dei folliquelli che che si impegnano a fondo, che amano sinceramente, non a parole,e che veramente sanno sacrificarsi fino alla fine. Abbiamo bisogno di folliche accettino di perdersi per servire Cristo.Amanti di una vita semplice, alieni da ogni compromesso,decisi a non tradire,pronti a una abnegazione totale,capaci di accettare qualsiasi compito,liberi e sottomessi al tempo stesso,spontanei e tenaci,dolci e forti.Ho pensato alla Chiesa (e alla Città) di Paderno Dugnano e ho pregato con convinzione ancora maggiore: Mandaci o Dio dei folli...