LA SCOMMESSA

RITORNO DALL'AFRICA ACCOLTO DAI COLORI DELL'AUTUNNO


Tornando in Italia dal caldo umido di Kinshasa sono rimasto particolarmente colpito dai colori dell'autunno. Com'è diverso il mondo a seconda del punto da cui lo si guarda! Mentre mi trovavo a Kinshasa ho pensato spesso a Paderno Dugnano e mi è parso di leggere collegamenti e nessi invisibili tra la nostra operosa città dell'hinterland milanese (47mila residenti) e la megalopoli congolese (un formicaio di 9-10 milioni di abitanti).Ma occorrono occhi per vedere! A Kinshasa lo spazio che intercorre tra la vita e la morte è breve; da noi invece ci illudiamo che sia sconfinato soltanto perché è ampio. Lì la morte si vede, da noi è velata. Lì però si vede anche la vita che trabocca in tutta la sua esuberanza e nei suoi colori sgargianti. Da noi è diverso: le nostre esistenze si sviluppano su un fondo grigio, persino la vita appare poco vivace (posso dire smorta?)... Siamo convinti di poter dominare le situazioni: per questo facciamo programmi e riteniamo di avere tutto "sotto controllo"... L'abbinamento Africa-autunno mi spinge a dire che non è vero: anche noi occidentali siamo precari e provvisori (come tutti!), dobbiamo scendere dal piedistallo che ci siamo costruiti e riscoprire la gioia di vivere, pur immersi nelle asprezze quotidiane. Non si tratta di rimuovere le difficoltà, ma di viverci dentro con slancio. In questo l'Africa è maestra...Illustro questi pensieri con una poesia di Adriana Zarri, scomparsa un anno fa di questi tempi. L'ho letta sul blog di Accattoli e mi è piaciuta, per questo ve la propongo.Preghiera d’invernodi Adriana Zarri Ora è la morte,Ma non è la morte:è soltanto l’attesa.Facci attendere, Dio, senza stancarci,senza timore di morire per sempre.Anche i colori sono trapassatidal verde, al giallo, al viola,al grigio.Presto sarà la nevecome un immenso fiore bianco,grande quanto la terra.Il mondo è sbocciato di geloe il bianco è la somma dei coloriDopo il fiorire e il declinare della vita,l’inverno, o Dio, è la tua eternità.E sulla nevecandide danze di angelie carole di santi luminosi,che non lasciano impronta.Aprici gli occhi, o Dio,facci vedere ciò che non si vede,facci danzare coi beatie guardare i tuoi occhi:più vastidi una pianura innevatapiù bianchidi un gelido novembrepiù caldidi un fuoco accesoin una notte d’inverno. [da Il pozzo di Giacobbe. Geografia della preghiera da tutte le religioni,Camunia, Brescia 1985, pagina 260]