LA SCOMMESSA

RIPARTIRE DAL CONCILIO 50 ANNI DOPO


Papa Giovanni XXIII nell'aula conciliare (San Pietro) Il 25 gennaio 1959 papa Giovanni XXIII annunciava ai cardinali (stupefatti) l'idea di convocare il Concilio Vaticano II. Quest'anno - 2012 - celebreremo il 50° anniversario dell'apertura di questo evento che ha rappresentato un vero e proprio spartiacque per il cattolicesimo contemporaneo. Dal sito www.vivailconcilio.it riprendo una frase della costituzione pastorale Gaudium et Spes con il commento di Marco Vergottini.«Tutti i cristiani devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica» (GS 75)Christifideles omnes in communitate politica specialem et propriam vocationem sentiantLa responsabilità politica dei credenti – come si evince dal cap. IV della seconda parte di Gaudium et spes, intitolato “La vita nella comunità politica” – sollecita a considerare l’agire politico anzitutto non come un esercizio del potere, bensì come una pratica in cui è coinvolta la qualità umana del vivere. La fede ha il compito di nobilitare l’attività politica, mostrando come la sua verità consista ultimamente nella sua capacità di stimolare la ricerca e la pratica della giustizia sociale, così da rafforzare quelle condizioni di relazioni umane e di solidarietà capaci di promuovere una piena umanizzazione della convivenza civile. Non si tratta, però, soltanto di stabilire in astratto ciò che è giusto, ma di indicare che cosa è possibile e necessario «qui e ora», in modo da escogitare percorsi praticabili onde pervenire al bene comune, valorizzando le risorse della sapienza politica e della tensione morale nel quadro delle dinamiche complesse del vivere odierno. Una tale attitudine non è certo agevole nell’attuale scenario epocale e richiede doti di equilibrio, lungimiranza unitamente alla capacità di operare un discernimento culturale ed etico della vicenda storica in atto. D’altra parte, la formazione di credenti capaci di “stare dentro” al nostro tempo, di coniugare una prassi politica che sappia in modo originale e persuasivo operare una sintesi fra giudizio storico e vita cristiana è non soltanto una “buona causa”, ma ultimamente una responsabilità irrinunciabile per la stessa Chiesa. La questione del futuro del cristianesimo si gioca precisamente nell’attitudine ‒ o, inettitudine ‒ dei credenti a interpretare il mutamento storico-civile, mostrando la vitalità del messaggio evangelico e l’attualità/possibilità dei suoi comandamenti.Marco Vergottini