LA SCOMMESSA

QUARESIMA 2012, GIORNO 9


Letture del giorno: lunedì 5 marzo 2012  Per la meditazione di oggi riprendo alcune parole del neo-vescovo di Alghero-Bosa, Mons. Morfino: Nella Bibbia ebraica, il gher è l’immigrato, lo straniero residente; è un non-israelita (a causa di guerre o di carestie).Il nucleo infuocato della protolegislazione della Bibbia nei riguardi dello straniero suona così: «Non ti approfittare del ghere non opprimerlo,perché voi stessi foste gherimin terra d’Egitto» (cf. Es 22,20)Come l’orfano e la vedova, così i gherim sono sottoposti a sopraffazioni di ogni tipo, con l’aggravante che, essendo stranieri (altra etnia, altra religione e privi di riferimenti familiari in loco), acquistano la coloritura tragica del nemico. Impunemente, ognuno può sottoporlo al vilipendio fino all’uccisione. Ma JHWH stesso, garante di tutte le marginalità, si erge a suo baluardo: «Se egli grida verso di me, io ascolterò il suo grido» (cf. Es 22,22). È uno status, quello del gher, che Israele ben conosce esperienzialmente perché lo ha patito sulla propria pelle: «Non opprimere il gher: voi infatti conoscete il respiro del gher, perché siete stati gherim in terra d’Egitto» (cf. Es 23,9). Israele sa cosa significa essere pestato, essere minoranza etnica, essere marginale: era la sua situazione di vita sotto il pugno di ferro del faraone! JHWH si è fatto conoscere a Israele in Egitto come Dio dei senza-diritti, Dio degli emigranti, Dio dei gherim. Per tale «conoscenza» esperita quando era gher, Israele è chiamato, nella terra che non è sua ma di JHWH, a promuovere la vita dello straniero immigrato. Proprio attraverso tale difesa e promozione, Israele confessa la sua fede nel Signore come go’el, come riscattatore, e dunque, sfruttare gli immigrati, per Israele, significa darsi all’idolatria, relativizzando l’Assoluto e assolutizzando il relativo. Mons. Mauro Maria Morfino, Amate dunque il forestiero... Per una cultura dell'ospitalità educata dalla Bibbia, in Regno-Documenti 3/2012, pag 79-80