LA SCOMMESSA

TRE TESI ELEMENTARI PER RINNOVARE LA POLITICA


 Sulla Repubblica di oggi ho letto con interesse l'articolo La sfida dei cattolici di Agostino Giovagnoli (docente di Storia contemporanea alla Cattolica di Milano, attento alla storia del cattolicesimo politico in Italia). Non commento l'articolo, ma da esso prendo spunto per formulare tre tesi elementari per rinnovare il panorama politico italiano e locale:1 - Non ci può essere politica senza i partitiPer questo personalmente dico no all'antipolitica cioè all'illusione che i cittadini possano fare politica saltando o addirittura escludendo la necessità dei partiti. Ovviamente, nel corso degli anni possono nascere nuove formazioni politiche, che all'inizio si presentano come movimenti e poi, via via, si strutturano. Ma la democrazia esige che esistano dei partiti, cioè "parti" distinte e democraticamente contrapposte che si confrontano nel dibattito pubblico in vista del bene comune. 2 - I partiti hanno bisogno di essere profondamente rinnovatiNon basta che i partiti esistano, occorrono partiti "di qualità" i cui esponenti siano persone competenti, oneste, generose, mosse dal desiderio di realizzare il bene del Paese e non di procurarsi vantaggi e privilegi. Per questo ritengo necessaria una sorta di trasfusione che permetta ai partiti di conservare ciò che hanno di buono e, insieme, di ricevere nuove energie e nuovi apporti. Perciò, i cittadini che hanno qualcosa di buono da dire/dare per il bene della pòlis non devono fare i timidi e restare a bordo campo ma sono chiamati all'impegno politico.3 - Il laicato cattolico prenda sul serio la vocazione politicaSe il mondo cattolico non "produce" personalità significative (a livello nazionale e locale), occorre chiedersi il perché. Nel dopoguerra dall'Azione Cattolica, dall'Università e dal sindacato sono emerse figure notevoli di cattolici impegnati in politica. Non occorre fare nomi, perché sarebbero troppi. Se oggi questo non avviene più, bisogna capirne il motivo. E' un problema di formazione? La Chiesa cioè offre una formazione umana, cristiana e culturale di profilo mediocre? Oppure i cattolici di valore, che pur esistono, disdegnano l'assunzione di responsabilità politiche preferendo di gran lunga l'impegno sociale, professionale o il servizio all'interno di oratori e parrocchie? O ancora: la sovraesposizione politica della gerarchia ecclesiastica ha relegato in secondo piano il ruolo dei laici cattolici, inibendo di fatto l'iniziativa delle persone più preparate? Qualunque sia la causa, urge una terapia adeguata in modo che i cattolici italiani possano dare il proprio contributo per la ricostruzione del Paese.