LA SCOMMESSA

AREA METROPOLIS FA CULTURA. L'INCONTRO COL REGISTA VICARI


Il regista di "Diaz", Daniele Vicari, sabato scorso all'Area Metropolis A distanza di qualche giorno torno sul film Diaz e, in particolare, sull'incontro con il regista Daniele Vicari (sabato 14 aprile presso Area Metropolis 2.0).Ore 18.30: la sala Pasolini è stracolma di spettatori, tra cui non pochi giovani. Lo stesso è successo allo spettacolo delle ore 21. Il film è di forte impatto. Non è molto lungo, ma mi è parso che non finisse mai. L'orrore della violenza gratuita e ingiustificata scorre lentamente, tanto da sembrare infinito. Intollerabile. Ad un certo punto nel mezzo della concitazione risuona la domanda: "Giusto? Cosa è giusto?". A caratterizzare il lavoro di Vicari è proprio la capacità di suscitare interrogativi piuttosto che dare risposte. E' un invito a entrare nei fatti di Genova per lasciarsi provocare da tante domande e dai diversi punti di vista dei personaggi (molto efficace la riproposizione ossessiva della stessa scena che viene rivissuta da altre prospettive). *   *   *I titoli di coda stanno ancora scorrendo ed entra in sala Daniele Vicari per il confronto con il pubblico. Dichiara subito che parlare del film subito dopo la proiezione forse non è opportuno: sarebbe meglio lasciar passare un po' di tempo, prendere una boccata d'aria e pensare, piangere, arrabbiarsi... prima di fare analisi e dibattiti. Interviene per primo un signore dal fondo della sala. Dice che il film presenta notevoli lacune in relazione ai fatti di Genova. Pur essendo ben fatto, non mette in luce a sufficienza ciò che è successo. "Sono felice - afferma - che Diaz abbia ricevuto un prestigioso riconoscimento al Festival di Berlino, ma penso che si poteva specificare meglio il senso di quel movimento che, a Genova, voleva un mondo diverso... Inoltre nella conclusione non si dice chiaramente chi siano i responsabili di quanto è successo. Dà l'impressione di una guerra tra bande, mette in evidenza che anche all'interno della polizia c'erano delle lotte e delle visioni diverse, ma non dice per esempio che il 'poliziotto buono' che ha denunciato non è più in Polizia mentre gli altri continuano il loro servizio e anzi hanno ottenuto promozioni...".Vicari risponde: "Sono rimasto incantato ad ascoltarla... Condivido tutto quello che ha detto. Addirittura sto pensando di fare un SEQUEL del film e sopratutto un PREQUEL di dodici puntate in cui raccontare tutto quello che è avvenuto, a partire da Napoli (governo di centrosinistra) fino al G8 di Genova... Il film non dice tutto. Ho raccontato solo un centesimo di quello che è successo. E' incredibile che il sindacato di estrema destra e gli esponenti dell'estrema sinistra muovano, con intenti diversi, lo stesso rimprovero al film: si doveva spiegare meglio ciò che è avvenuto prima! Eppure, per dieci anni nessuno nel cinema ha raccontato questa storia... All'estero non sanno nulla di quello che è successo: a Berlino, in una sala di 1.800 paganti, c'era la fila di persone a chiedermi se i fatti raccontati nel film fossero reali o meno...". Il dibattito è intenso, coinvolgente. "Io sono un cineasta che racconta storie - aggiunge Vicari -,  non un politico. Non mi piacciono i film che tentano di raccontare tutti i dettagli di un periodo storico, magari molto lungo e complesso, col risultato che lo spettatore esce dalla sala dicendo 'ho capito', mentre in realtà ha assunto solo le idee del regista... Io lo confesso: non ho capito quello che è successo a Genova! Il massacro che si è sviluppato nella Diaz è talmente mostruoso che le forze dell'ordine sono state costrette a falsificare le prove, a introdurre le bottiglie molotov trovate altrove e a verbalizzare cose diverse...".Nella realizzazione del film Vicari si è attenuto a quanto emerso dai processi, escludendo le mille possibili supposizioni e analisi. "Il mio compito è lasciarti dubbi e domande... Racconto una storia e ti porto in un luogo che pensi di conoscere e in realtà non conosci...".
Il film, insomma, non è la storia del G8 di Genova. "Chi vuole sapere che cosa è successo - ha aggiunto ancora il regista - può visitare il sito internet www.processig8.org che è l'unico sito italiano in cui sono raccolti gli atti dei processi. Lì si trova tutto, se si ha voglia di capire. Non c'è bisogno di mettere tutta questa mole di informazioni in un film".Rispondendo alle numerose domande e interventi, Vicari ha dichiarato che il film dice molto meno - in termini di violenza e brutalità - di quanto è realmente accaduto. E si è chiesto: "Perché dopo dieci anni si fa fatica a parlarne?".L'incontro si è concluso con il ringraziamento del regista che è possibile vedere nella clip pubblicata su YouTube: "Andare a vedere al cinema questo tipo di film rende più libero il cinema italiano" perché lo libera dalla schiavitù del cinepanettone natalizio e cose simili...Grazie Vicari, grazie Area Metropolis!