LA SCOMMESSA

BRINDISI AL CONCILIO CHE OGGI COMPIE 50 ANNI


Giovanni XXIII 11 ottobre 1962: apertura del Concilio Vaticano IIDiscorso alla luna Da JESUS riprendo le parole di Mons. Loris Capovilla (all'epoca segretario di Papa Giovanni XXIII) che spiega il "discorso alla luna":Era previsto che il Papa prendesse la parola?«Secondo il programma, approvato dal Papa, alle 19.30 si sarebbe dovuto affacciare al balcone per la fiaccolata che l'Azione cattolica romana aveva organizzato in onore del Pontefice, dei Padri e nel ricordo del Concilio di Efeso. Gli dico: "Santo Padre, è ora". Lui mi guarda un po' seriamente e mi dice: "L'ora di che cosa?". Si era dimenticato di quell'impegno: "Che si affacci al balcone per la benedizione...". "Ah no, no – risponde – la giornata è finita. Dopo mezzogiorno ho dato già la benedizione dal balcone, ho parlato stamattina, adesso non occorre aggiungere altro". Guardo il segretario di Stato, Amleto Giovanni Cicognani, che diplomaticamente sembra dirmi: "Arrangiati tu". Allora mi viene in mente un piccolo espediente, una "gherminella": sapevo che una delle caratteristiche del Papa era la curiosità e dico: "Santo Padre, ho guardato fuori dalle tapparelle; sembra che abbiano incendiato la piazza". "Come, incendiato la piazza?". E io dico: "È tutto un fuoco che arde". "Ah vediamo, vediamo...". Guarda dalle tapparelle, capisce, e mi dice: "Mettimi la stola". E mi fa, col dito puntato: "Do la benedizione, ma non parlo".Ecco perché sono solito dire che non è di Giovanni XXIII quel discorso, ma che lo ha ispirato Gesù. Un discorso che ha fatto fluire fiumi d'inchiostro e che è ricordato in tutto il mondo. Lo conoscono anche i bambini appena nati. È il discorso della pace, perché incomincia proprio così: "Abbiamo celebrato una grande giornata di pace... di pace". Poi segnala la luna là in alto, accenno carezzevole e poetico: "Guardate quella luna là in alto, sembra che stasera abbia affrettato il suo corso per assistere a questo spettacolo, che la Basilica vaticana, che ha quattro secoli, non ha mai visto"».Qual è il messaggio che Giovanni XXIII comunicò in quella sera?«Il Papa chiede di cercare – ed è impegno profondamente cristiano – ciò che unisce, mettere da parte ciò che può creare imbarazzo. Il momento più solenne è quando apre il libro della sua vita, lui Sommo Pontefice ottantenne – che aveva convocato i vescovi di tutto il mondo accanto ai rappresentanti di tutte le civiltà, le culture, le religioni – a un certo momento sente il bisogno di dire: "La mia persona conta niente. È un fratello che parla a voi, un fratello divenuto Padre per la volontà di Nostro Signore, ma paternità e fraternità è tutt'uno, è grazia di Dio". Parla poi dei malati, dei carcerati, dei lavoratori fino alla nota frase: "Tornando a casa troverete i bambini, date loro una carezza e dite: questa è la carezza del Papa". Alle sue spalle, un po' allarmati a motivo delle correnti d'aria fredda che gli battono sul volto, stiamo trepidanti in ascolto. Ci guardiamo sorpresi. Ritornato dentro, con l'inimitabile sua semplicità conchiude: "Tanto non mi aspettavo. Mi sarebbe bastato averlo annunciato il Concilio. Dio mi ha permesso di avviarlo". Mi guarda e aggiunge: "È andata bene?". "Santo Padre, non potevate dire meglio né di più. Grazie a nome di tutti"».