LA SCOMMESSA

P.MARCO PRADA: BUON NATALE DALLA COSTA D'AVORIO


P.Marco è il primo a destra P. Marco Prada è un missionario palazzolese (SMA) attualmente nel nord-ovest della Costa d'Avorio (vedi "post" del 29 luglio 2013 e 10 dicembre 2011). Ha mantenuto un forte legame con il paese e la parrocchia di origine. In occasione del Natale ha scritto questa lettera che pubblico volentieri perché sono convinto che i padernesi all'estero (soprattutto missionari e volontari) siano una parte significativa della nostra comunità.Carissimi,vi ritrovo ancora una volta in occasione del Natale. Vi mando i miei auguri mentre siamo nel cuore del tempo dell’Avvento. Mi lascio ispirare da alcune parole che la chiesa ci fa ascoltare in questo suggestivo tempo di preparazione al Natale. Queste parole sono: desiderio, aurora, pace.La prima parola la troviamo nel Salmo 9: “Tu accogli, Signore, il desiderio dei poveri, rafforzi i loro cuori, porgi l’orecchio”Quali sono i desideri dei poveri? Per conoscerli, bisogna forse entrare nella loro vita, vedere le cose con i loro occhi, e ascoltare il loro cuore. La maggior parte della gente che vive a Madinani può essere considerata povera. Tra i poveri dei poveri c’è certamente Issuf, il piccolo pastore. Ogni tanto porta i buoi a pascolare nel prato della nostra chiesa. Non ha più di 11 o 12 anni, e da quando ne aveva 7 si occupa dei buoi di suo papà, buoi addestrati per arare i campi e tirare il carro. Issuf ha vari fratelli, perché suo padre ha tre mogli, ma è a lui che è toccato questo compito duro, ingrato, e non certo apprezzato. I ragazzi che si occupano dei buoi hanno il destino segnato: non possono frequentare la scuola, vivono lunghi periodi lontani da casa, hanno attaccato ai vestiti e alla pelle l’odore dei buoi. Cosa pensa Issuf, mentre sta seduto all’ombra del mango, aspettando che i buoi finiscano di brucare l’erba rinsecchita? Che desideri avrà nel suo cuore e nella sua mente? Cosa si attende dal futuro per la sua vita? Se ci sforzassimo un po’ di più di immaginare la vita come l’immaginano i poveri, forse il nostro mondo sarebbe più giusto e fraterno.La seconda parola la prendo dal profeta Osea, capitolo 6: “Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l'aurora.”L’Avvento qui da noi coincide sempre con l’inizio dell’harmattan. Il vento secco e fresco che spira dal nord, proveniente dal deserto del Sahara, dà il nome a questa stagione, che finisce con le prime piogge di marzo. A dicembre il cielo è sempre terso, e tutte le mattine, poco prima delle 7, si assiste allo spettacolo dell’aurora. Il sole fa capolino dietro le colline rocciose che cingono a est la nostra cittadina. La sua sagoma ha un contorno netto, e per alcuni minuti lo si può contemplare mentre cambia colore, passando dal rosso, alle mille sfumature dell’arancio, fino al giallo vivo. E tutto intorno la natura e le opere dell’uomo si accendono di luce e prendono vita, uscendo dal buio e dall’ombra. Natale è vivere nella fiducia che la notte è alla fine, e che l’aurora verrà ad accendere di luce la nostra vita. Natale è il sole che risveglia la speranza e scalda il cuore infreddolito dalla tristezza e dalla disillusione. Natale è credere che anche questa mia terra dimenticata di Madinani ha un futuro, e che l’aurora è già spuntata per illuminare il cammino che porta alla dignità e alla libertà. E infine la terza parola, annunciata dal profeta Zaccaria: “Dio farà sparire i carri di guerra da Efraim, e annunzierà la pace alle genti”.Settimana scorsa a Sanabà, un grosso villaggio a pochi km da Madinani, c’è stato l’ennesimo litigio tra gli abitanti del villaggio e i pastori di etnia peul, accampati con le loro mandrie nelle vicinanze. Il motivo è sempre lo stesso: i buoi dei peul sono entrati nei campi coltivati, calpestando e rovinando tutto. Nella nostra regione devono convivere pastori e agricoltori, ma questa convivenza è un eterno conflitto. Conflitti difficile da sanare, che si trascinano rancori e vendette, che seminano diffidenza e violenza. Conflitti che sono un paradigma di questo continente africano, che non ha ancora trovato la via della pace. Nei notiziari che vediamo in televisione, l’Africa continua ad essere sinonimo di colpi di stato, di massacri, di milizie armate che seminano il terrore. Che il Natale di Gesù porti pace a Sanabà e all’Africa. Che Gesù non si stanchi mai di annunziare la pace agli uomini, che faccia sparire carri di guerra e kalashnikov, che insegni agli uomini la via per risolvere i conflitti con il dialogo e la ragione. A tutti voi, alle vostre famiglie, ai vostri cari, i miei migliori auguri di un Natale sereno e gioioso.p. Marco PradaMadinani, 17 dicembre 2013