LA SCOMMESSA

REFERENDUM, STEP 6: PERCHE' ANDREMO A VOTARE?


Approvazione definitiva della Legge di revisione costituzionale  (Camera, 12.4.2016) Prima di addentrarci nelle ragioni del Sì e del No alla legge di revisione costituzionale credo sia utile chiarire perché il 4 dicembre saremo chiamati alle urne.Per prima cosa rileggiamo l'art. 138 della Costituzione che regolamenta la revisione della Carta costituzionale.Nella seconda votazione in entrambe le Camere la Legge Renzi-Boschi è stata approvata a maggioranza assoluta dei componenti (vedi prospetto dei lavori parlamentari). Di per sé, dunque, non era necessario il referendum cosiddetto "confermativo" (senza quorum). Lo hanno chiesto sia i parlamentari sostenitori della legge, sia gli oppositori, raccogliendo anche firme tra i cittadini. Le firme raccolte dal Comitato del No sono state però meno delle 500mila richieste. Il Comitato del Sì ne ha raccolte invece quasi 600mila.Si è aperta così la strada per il referedum.Ricordo che - secondo quanto previsto dall'art. 138 - se in Parlamento la Legge fosse stata approvata in seconda votazione in entrambe le Camere con una maggioranza dei due terzi il referendum non si sarebbe svolto.Tutto questo per dire cosa?Il fronte del Sì afferma che il ricorso anche al voto dei cittadini (di per sé, come abbiamo visto, non necessario) è stata una scelta precisa della maggioranza al fine di garantire la massima partecipazione degli italiani su un tema così importante. Come dire: Governo e sostenitori della riforma non sono dei cattivoni, ma hanno cercato espressamente il voto popolare, raccogliendo anche un numero sufficiente di firme tra i cittadini!
Il fronte del No dubita delle buone intenzioni dei promotori del Sì anche alla luce della personalizzazione del voto, impressa incautamente dal presidente del Consiglio nei primi mesi della campagna. Altro che ampia partecipazione dei cittadini! Renzi puntava al plebiscito per il suo governo e i numeri, in quella prima fase, gli erano favorevoli! Poi il vento è cambiato e il premier ha dovuto correggere la strategia. Se così fosse, la richiesta del referendum da parte della maggioranza non sarebbe da intendere come un segno di benevolenza democratica, ma come la ricerca di un cospicuo successo elettorale.Chi dei due ha ragione? Decidete voi, perché il processo alle intenzioni è cosa ardua, se non impraticabile.In ogni caso, il 4 dicembre potremo far sentire la nostra voce. E questo è un bene.
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