LA SCOMMESSA

DON ETTORE E LE PAROLE RUBATE


 Dopo la manifestazione organizzata dal PDL a Roma sabato scorso, don Ettore Dubini ha diffuso questa riflessione "a caldo":Crevenna, 21 marzo 2010Parole rubateQualche settimana fa avevo scritto sull’informatore parrocchiale che “abbiamo bisogno di ritrovare la “responsabilità della parola” perché le parole hanno anche una valenza etica”.Ebbene in questi giorni mi vedo e rivedo le immagini di una manifestazione a Roma dove campeggiava una scritta sia sul palco che sugli striscioni: “L’amore vince l’odio”.Essendo io un po’ ingenuo credevo di aver sbagliato piazza e città. Infatti contemporaneamente a Milano c’era una grande manifestazione dell’Associazione LIBERA contro tutte le mafie e mi sembrava quello uno slogan più consono a chi vuole affermare il diritto di ridare speranza ai giovani trasformando i beni confiscati ai mafiosi in nuove solide opportunità di lavoro.Invece no! Ecco che mi ritrovo di nuovo in Piazza san Giovanni a Roma e non per una pacifica marcia di giovani scout o di Azione Cattolica, no no erano proprio loro, quelli che si definiscono popolo della libertà.Il mio sconcerto è stato grande, data la mia ingenuità, perché quelle parole non mi sembravano affatto idonee a una manifestazione politica.Mi sembravano di più adatte a raccontare la vita e la storia di tanti martiri cristiani che hanno veramente vinto l’odio con l’amore e pagando di persona.Ma si sa ormai l’età mi permette di guardare indietro e qualche volta di trovarmi a sorridere perché non c’è nulla di nuovo sotto il sole, per dirla con il saggio Qoelet della Bibbia.Tra le mie debolezza c’è anche quella di essere moderatamente appassionato di calcio e tempo fa mi sono trovato in imbarazzo perché non sapevo se quando dicevo “forza Italia” tifavo per la nazionale di calcio o per un partito e così ho smesso di dire “forza Italia”. Ma visto il colore della maglia dei calciatori della nazionale ho provato a urlare “forza azzurri” ma anche qui mi sono trovato dinnanzi a un nuovo dilemma: dico forza azzurri ai calciatori o ai militanti di un partito? Ho concluso che era meglio stare zitto per non trovarmi tutte le volte nell’imbarazzante situazioni di dovermi domandare in continuazione per chi stavo urlando.Questa mattina durante la predicazione mi sono ritrovato nella stessa situazione di disagio, perché mentre sostenevo che l’amore si Gesù era più forte dell’odio di chi voleva a tutti costi ucciderlo e guarda caso, per motivi politici, mi sono chiesto: ma i miei parrocchiani quando dico frasi prese dal vangelo a cosa penseranno? Che sto parlando di Gesù o di qualcun altro? Insomma nonostante la mia lunga esperienza di Ministero, mi trovo sempre più in difficoltà a usare parole senza incorrere nel rischio che esse siano travisate.Appunto parole rubate. Rubate e usate per altre scopi con il risultato che poi chi le ascolta non sa più quale contenuto dare veramente. Ora si sa si può anche evitare di tifare per la nazionale di calcio ma tacere il vangelo e i suoi valori no. I grandi comunicatori farebbero bene a non approfittare della buona fede della gente perché onestà vuole che se le parole hanno un senso, una loro verità, vanno usate nel posto giusto e al momento giusto, perché le parole chiedono una loro coerenza che non mi pare di aver sentito o visto in Piazza San Giovanni.Don Ettore