LA SCOMMESSA

BANGKOK, I CRISTIANI CHIEDONO PACE E RISPETTO DIGNITA' UMANA


Continuo ad accompagnare con il pensiero e la preghiera gli amici Irene e Simone Ventola con i loro figli Luca e Francesca, da un mese missionari in Thailandia con l'Associazione Laici PIME.
La famiglia Ventola presso la Missione PIME a Nonthaburi (Thailandia) Oggi sull'Osservatore Romano c'è questo articolo che esprime in modo chiaro il senso della missione cristiana negli angoli più remoti del pianeta. La Nazione sconvolta da ripetute violenzeDai cristiani in Thailandia un appello alla paceBangkok, 20. "Noi cattolici, parte della società Thai, non possiamo restare indifferenti in questa delicata situazione di conflitto. Tutti gli uomini sono figli di Dio:  urge rispettare il valore della vita e la dignità umana. I principi di amore, compassione e perdono sono gli unici strumenti per uscire dalla crisi presente". Lo sottolineano, in un documento congiunto inviato all'agenzia Fides, la Conferenza episcopale della Thailandia, l'Associazione dei superiori maggiori degli ordini religiosi (maschili e femminili), le aggregazioni e i movimenti laicali ecclesiali, le scuole e istituti cattolici, l'Associazione delle donne e quella degli imprenditori cattolici.Tutte le componenti più significative della comunità cattolica thailandese, a tutti i livelli, si sono unite e hanno lanciato - con unica voce - un appello per una pronta soluzione della crisi sociale e politica nel Paese, chiedendo a tutti di abbandonare la strada della violenza e di non permettere che vi sia altro spargimento di sangue."La crisi presente - si legge nel testo - deriva dal conflitto e dalle divisioni in seno alla società, come mai verificatesi prima nella storia nazionale, che hanno causato perdite di vite umane e danni alle proprietà. Se la violenza non si fermerà, condurrà alla catastrofe il nostro amato paese" ammonisce il testo.I cittadini thai cattolici, sentendosi interpellati direttamente a operare per il bene comune della Nazione, ricordano che "tutti siamo figli di Dio e tutti dobbiamo essere innamorati della nostra nazione, porgendo una attenzione speciale, incondizionata e senza discriminazioni, agli abitanti delle aree rurali".Per questo ci si appella "al rispetto integrale del valore della vita e della dignità umana", a "tenere come punti fermi i principi dell'amore, della compassione e del perdono, secondo la Parola di Dio:  fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi".I cattolici chiedono a tutte le forze in campo "di fermare ogni sorta di violenza e di utilizzare mezzi pacifici per la soluzione definitiva del doloroso conflitto in atto, per ricostruire l'armonia sociale nella nazione".In particolare, in quanto fedeli che professano la fede in Cristo Gesù, tutti si impegnano "a raccogliersi per la celebrazione eucaristica, pregando Dio per la pace, e offrendo preghiere speciali per le vittime del conflitto; a recitare il Santo Rosario per la pace, ogni giorno, per tutto l'anno 2010; a osservare un minuto di silenzio e di raccoglimento ogni sera, alle ore 18, come preghiera per l'unità e la pace nel paese".Intanto i fedeli cattolici e le chiese della capitale si sono attivate direttamente per l'assistenza agli "sfollati interni" che sono fuggiti dalle aree della città dove vi sono stati, e vi sono ancora, scontri fra manifestanti e forze dell'ordine. La Chiesa thailandese sta organizzando un grande raduno di preghiera, pacifico e pubblico, per domenica prossima, 23 maggio, a Bangkok per invitare i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà a dare il primato allo spirito, a invocare Dio, a operare per la riconciliazione della nazione.Mentre si moltiplicano le analisi e le riflessioni sulla crisi nel Paese, il segretario generale del World Council of Churches (Wcc), reverendo Olav Tveit Fykse, ha inviato un messaggio di solidarietà alla "Chiesa di Cristo in Thailandia"."È con un profondo senso di tristezza - si legge nella missiva - che riceviamo la notizia della recrudescenza d'una violenza al momento inarrestabile che ha portato alla morte di oltre trenta persone a Bangkok. Noi soffriamo insieme con la gente di Thailandia per questa perdita intollerabile di vite ed estendiamo le nostre condoglianze alle famiglie di coloro che sono morti, esprimendo la nostra vicinanza a quanti sono vittime della violenza". Secondo il segretario del Wcc è più che mai urgente che i leader delle parti in conflitto "percorrano le vie del dialogo e del negoziato anche facendo memoria del dolore e delle sofferenze che il popolo della Thailandia ha sperimentato in passato a seguito della violenza della guerra civile".La violenza, dunque, "non può essere la via".(L'Osservatore Romano - 21 maggio 2010)