LA SCOMMESSA

L'ITALIA, I CATTOLICI E LA CLASSE DIRIGENTE CHE NON C'E'


Il sito del Corriere della Sera ieri titolava: I vescovi: «Italia senza classe dirigente».La breve notizia mi ha incuriosito e sono andato a leggermi l'intervista di Edoardo Patriarca trasmessa dalla Radio Vaticana in preparazione alla Settimana Sociale dei cattolici italiani che si terrà nel prossimo mese di ottobre. Ecco alcuni stralci interessantissimi:... l’Italia appare un Paese senza classe dirigente, senza persone che per il ruolo politico, imprenditoriale, di cultura, sappiano offrire alla nazione una visione, degli obiettivi condivisi e condivisibili.... la sensazione di un Paese che sta vivendo un passaggio pesante, in cui però la politica non svolge la funzione che le dovrebbe competere, cioè tentare di dare una visione con obiettivi di medio e lungo termine. Ravvisiamo questa grande fatica rispetto ad una realtà che nei territori ha tante persone vive, capaci di tentare impresa, ha tanto buon associazionismo, professionisti. Quando parlo di classe dirigente parlo non solo della politica ma anche di tutti quei soggetti, imprenditori, associazionismo. Mancano cioè soggetti che abbiano la capacità di orientare, che si assumano la responsabilità di costruire percorsi nuovi di speranza. Il cardinale Bagnasco ha parlato spesso di questo bisogno di riprendere a crescere, economicamente ma anche moralmente da un punto di vista educativo.Questo è il tempo per una chiamata alla responsabilità per il laicato cattolico... [Leggi il testo integrale dell'intervista sul sito di Radio Vaticana] Sono totalmente d'accordo.  
Per leggere la striscia clicca sull'immagine D'altra parte è vero anche quello che diceva don Giuseppe Dossetti negli ultimi anni della sua vita:«Dobbiamo convincerci che noi tutti, cattolici italiani, abbiamo gravemente mancato, specialmente negli ultimi due decenni e che ci sono grandi colpe (non solo errori o mere insufficienze). I battezzati consapevoli devono percorrere un cammino inverso a quello degli ultimi vent’anni, cioè mirare non ad una presenza dei cristiani nelle realtà temporali e alla loro consistenza numerica e al loro peso politico, ma ad una ricostruzione delle coscienze. Oggi mi sembra assolutamente indispensabile dichiarare e perseguire lealmente – in tanto baccanale dell’esteriore – l’assoluto primato dell’interiorità, dell’uomo interiore».Traggo questa citazione dal breve articolo di Angelo Bertani su Europa del 30 luglio.