LA SCOMMESSA

CATTOLICI E POLITICA, SERVONO OCCASIONI DI CONFRONTO


 Per la rubrica "cattolici e politica" segnalo un'interessante riflessione del vaticanista Luigi Accattoli pubblicata ieri sul quotidiano Liberal di Ferdinando Adornato. Accattoli propone un confronto permanente tra diversi (che possono restare diversi per convinzioni e scelte politiche, ma si impegnano a incontrarsi con regolarità per un discernimento serio).Interessante. Si potrebbe pensare a qualcosa del genere nel contesto di Paderno Dugnano, andando oltre i classici incontri spirituali proposti dalla Diocesi? Mi sembra un nuovo stile di vivere l'appartenenza ecclesiale e l'attenzione ai problemi della polis.  Prosegue il dibattito sugli spazi di rappresentanza dei cattolici all’interno della vita pubblicaUN FORUM TRA CHIESA E STATOServe un organismo che, a ogni livello, proponga la fusione di credenti e politicadi Luigi AccattoliLiberal, 7 settembre 2010 (pag. 11)Intervengo nel dibattito su che cosa debbano fare i cattolici per avere migliore voce in politica e dico che dovrebbero dare vita a una continuata “tempesta di cervelli” e a un serrato confronto tra diversi non avendo paura delle divisioni politiche, partendo anzi da esse e cercando di esplorare e rendere possibile – fin dove sarà possibile – una comune influenza sulla vita pubblica del Paese. Per rifarmi al linguaggio usato da chi mi ha preceduto nel dibattito, preciso che vedo anch’io – come Giuseppe De Rita – una debolezza del “tessuto intermedio” del popolo cattolico, intermedio tra la vitalità della base e il suo sbocco nella vita pubblica. Condivido l’invito di Paola Binetti a fare “rete” superando «tensioni e diversità» e tenendo presente che «di tutti c’è bisogno, per tutti c’è posto». Sono favorevole alla specificazione di Rocco Buttiglione, che parla dell’urgenza di costituire «una rete intermedia espressione di un cattolicesimo che vive nel popolo e anche lo guida».Buttiglione evoca poi – come è giusto – la sua convinzione «che sia necessario anche un partito politico che rappresenti laicamente il popolo cristiano». Io non arrivo con altrettanta sicurezza a quella conclusione ma immagino che la “rete intermedia” ch’egli propone sia aperta a tutti i cattolici interessati alla vita pubblica, siano essi convinti dello sbocco in una formazione o siano aperti a più sbocchi. Che intendo per «tempesta di cervelli» (dall’inglese brainstorming) e confronto tra diversi? Mi si potrebbe obiettare che quella tempesta già infuria e fin troppo: no, non intendo l’interminata diatriba dettata dall’agenda politica o dalle emergenze mass-mediali. Penso a un confronto tra diversi libero ma permanente e sistematico, non fine a se stesso ma da intendere come inventari delle proposte in campo, convocazione dei proponenti e istruttoria di possibili convergenze. Il richiamo alto è alla proposta mai realizzata di un «organismo nazionale permanente di partecipazione dei laici alla vita della Chiesa» che fu formulata dal padre Bartolomeo Sorge al primo Convegno ecclesiale nazionale, quello del 1976 su Evangelizzazione e promozione umana. Sono passati 34 anni: allora essa era forse prematura, oggi mi pare ineludibile. Spero si faccia avanti qualcuno che abbia l’autorità necessaria ad aggiornarla e riproporla.Io qui ne parlo solo per il versante ad extra, riguardante cioè l’impegno dei laici nella vita pubblica. E credo che qualcosa si possa sperimentare subito. Non penso che oggi – per l’aspetto del confronto pre-politico che qui mi preme – si possa parlare di un “organismo”, ma sì di una “rete” e un “forum”: insomma un luogo non di rappresentatività ecclesiale ma promosso e ospitato dalla comunità, dove tutti coloro che sono impegnati in qualsiasi modo nella vita pubblica possano ritrovarsi, conoscersi, confrontarsi, collegarsi. Magari unirsi e magari no: la rete e il forum resterebbero comunque tali e l’azione verrebbe lasciata ai luoghi e ai soggetti dell’azione. Ma essi agirebbero dopo la “tempesta”, l’inventario, il confronto. L’idea sarà più chiara con tre esemplificazioni sul piano parrocchiale, cittadino, regionale. Il piano nazionale non lo tocco per non presumere troppo.Nel territorio dove opera la parrocchia esplode il problema del crocifisso a scuola, o quello della presenza di prostitute e spacciatori per le vie, o della refezione scolastica degli insolventi. Una volta al mese, oppure ogni tre mesi il parroco convoca un incontro aperto a tutti per discuterne: iscritti ai partiti, consiglieri comunali o di zona, operatori sociali, volontari. Non per decidere ma per conoscere e concertare. Lo stesso vale con il vescovo in città e con i vescovi in regione. Oggi un poco ovunque le diocesi invitano gli eletti nelle amministrazioni locali e in Parlamento per incontri di spiritualità. Io propongo che aggiungano – e rendano sistematico – l’invito a discutere della “cosa pubblica”. Aprendo gli incontri agli elettori. Chiamando tutti e senza l’urgenza di arrivare a una presa di posizione. La funzione dell’autorità sarebbe quella di garantire cittadinanza a ogni voce. Così i politici e gli elettori verrebbero aiutati a discernere. Ce ne sono di responsabili e  attendibili e attrezzati in ogni schieramento. L’incontro li favorirebbe. Ognuno saprebbe dal vivo le opportunità e i danni a cui va incontro. Crescerebbe quella dimensione intermedia tra la quotidianità e la vita pubblica di cui avvertiamo l’assenza.www.luigiaccattoli.it