LA SCOMMESSA

HALLOWEEN AGAINST ALL SAINTS?


  Ricevo da Alberto Manzoni la seguente riflessione sulla festa di Halloween, che ormai dilaga tra le giovani generazioni. Tra cattolici l'argomento è controverso: c'è chi non la sopporta e la combatte con animosità, chi la tollera storcendo un po' il naso, chi la apprezza perché è simpatica e intrigante e chi, infine, si interroga su come rielaborarla perché non rimuova la festa di Tutti i Santi e la Memoria dei  Defunti.Personalmente mi colpisce l'«effetto diserbante» che questa festa, di fatto, provoca: in pochi decenni è stata capace di far piazza pulita di tradizioni secolari. Interessante, no?Ciao Giovanni, ti scrivo... tu dirai “finalmente”. Sì, ci sono tanti argomenti che tratti sui quali mi verrebbe istintivo di dirti la mia. Ma poi lascio perdere, un po’ per il poco tempo a disposizione, un po’ per la mia ritrosia – non sto qui a dir le ragioni – verso strumenti come questo del blog, che pure svolge una funzione importante nel panorama dei mezzi di informazione, specialmente se è condotto in modo serio.Ma veniamo subito al dunque. Non so se è per il fatto che non fosse in cima ai tuoi pensieri, oppure hai preferito ignorare volutamente l’argomento proprio per non dargli troppo rilievo, non ho visto interventi – e mi permetto di proportene uno – sulla “cosiddetta festa” di Halloween, e sottolineo “cosiddetta” perché a me e credo alla maggioranza degli italiani non risulta una festa nel senso proprio del termine.Mi rendo conto che, fra morti sul lavoro e terremoti nazionali e mondiali, uomini più o meno importanti che soddisfano i loro svariati capricci e mass-media che ne fanno oggetto di cronaca togliendosi così la fatica di fare inchieste sui problemi reali del Paese, le zucche e i cappelli da strega rivestono un’importanza di grado molto basso. Tuttavia, di fronte a ragazzini di ambo i sessi, che ho sentito a scuola o in altri ambiti programmare questa serata, e ad adulti impegnati a cercare oggetti utili alla stessa e magari a scuole od altre realtà educative che inseriscono questa “cosiddetta festa” nelle loro attività perché tanto ormai la fanno tutti, ho provato un senso di frustrazione, di rabbia e di pena.Mi rendo conto che scagliarsi contro questa “cosiddetta festa” assumendo toni da crociata può far sortire la reazione opposta, ma mi pare che il silenzio in questo caso sia sinonimo di connivenza o per lo meno di sopportazione nei confronti di una cosa importata dal mondo anglosassone esclusivamente per scopi commerciali. Si tratta né più né meno di un prodotto – o di un insieme di prodotti – piazzato al consumatore dopo che questi è stato “lavorato” per benino dalla pubblicità, specie negli ultimi due decenni circa. Mi fa rabbia e pena insieme vedere bambini e ragazzi “indotti” da un battage mediatico a “fare festa” per qualcosa che non fa parte della loro vita e della loro tradizione.Uno mi dirà: ma anche il Natale è diventato consumistico e le ditte di panettoni e spumante lavorano per quello. D’accordo, ma intanto Natale è una festa che ha un senso per l’Italia e per il mondo intero (viene Gesù Bambino, non Babbo Natale, grazie!); ciascun Paese lo solennizza alla sua maniera, non credo che in Perù o nelle Filippine mangino il panettone; non siamo obbligati da nessuno a spendere un mare di soldi e fare i doni è una cosa normale per la gente normale, si possono fare anche a santa Lucia o all’Epifania (non Befana, grazie!).Un altro mi dirà: ma dobbiamo accogliere anche culture diverse. Va bene: se un ebreo di Milano o provincia mi invita a celebrare la Pasqua ebraica con lui, o dei musulmani vogliono condividere la fine del Ramadan, o con i fratelli ortodossi – presenti in numero significativo nelle nostre città – vogliamo distinguere il Natale nelle diverse date dei nostri calendari, capisco. Ma io non ho mai sentito che ci siano inglesi o statunitensi immigrati fra di noi, che abbiano sentito l’esigenza di manifestare le loro tradizioni invitandoci a condividere questa “cosiddetta festa”.Un altro ancora mi dirà: non ti piace perché è una festa di origine pagana. Certo, sappiamo benissimo che Halloween tende a desacralizzare la festa dei Santi e soprattutto la commemorazione dei fedeli defunti, puntando proprio sullo “scherzetto” di un fantasma o altro figuro peregrinante per far dimenticare che la morte è una cosa seria, che i nostri defunti non ci fanno paura ma anzi ci aiutano a vivere meglio con uno sguardo che va oltre il presente. È ancor più pagana adesso, visto quello che ho appreso da un “servizio” (chiamiamolo così) televisivo, che intervistava ragazze con cosce scoperte e mascherina da streghetta e dove un compassato signore spiegava – più o meno – che ciascuno interpreta la trasgressione come gli pare. Siccome dobbiamo essere puri come le colombe ma scaltri come i serpenti, prova a pensare a quale genere di trasgressione alludeva il tizio!Ma la questione è anche un’altra: anche la giubianna, ossia il pupazzo vestito da strega che si brucia in alcune zone della Lombardia, anche vicino a noi, l’ultimo giovedì di gennaio, di solito mangiando il risotto, risente sicuramente di feste pre-cristiane. Però – ribadisco quanto detto sopra – “è festa” perché ha un senso per chi la vive. Così penso che sia significativo che i vescovi cattolici inglesi abbiano invitato i fedeli – seppure in minoranza nel Paese – a non adeguarsi alla moda di Halloween e invece attendere la solennità di Ognissanti accendendo un cero alla finestra.Ho usato toni da crociata? Non lo so. Ripetendomi – scusami – ritengo che sul costume e sulla comunicazione dobbiamo essere chiari. Ho letto su Famiglia cristiana (ebbene sì, sono un suo lettore assiduo, la leggo da quando ho imparato a leggere) la presa di posizione di don Antonio Mazzi riguardo al Grande fratello, altra gran baggianada che suscita pietà prima che ribrezzo, e non vedo come sia possibile non usare i suoi termini, sia da un punto di vista razionale che da uno di fede.Non volevo fare un trattato filosofico sopra il senso della festa, ma la passione che penso emerga dalle mie righe è la stessa che mi fa di solito sostenere che dobbiamo salvare il Carnevale, invitare a festeggiare i nostri ragazzi e giovani in modo allegro, magari un po’ goliardico, ma sempre ricordandoci che lo scherzo è bello quando fa divertire chi lo riceve. E poi, come dico a volte provocatoriamente, dovrebbe festeggiare il Carnevale solo chi poi osserva la Quaresima. Altrimenti non ha senso.Ci risiamo. Scusa, sarà che cose senza senso non riesco a farle... neppure scrivere o fare una festa.Grazie dell’attenzione e a presto.Ciao,         Alberto Manzoni