LA SCOMMESSA

'NDRANGHETA IN LOMBARDIA: GLI IMPRENDITORI NON DENUNCIANO


 A cinque mesi di distanza dall'operazione anti-'ndrangheta del luglio scorso, sta per avere inizio il maxi-processo con giudizio immediato per 174 imputati. L'annuncio è stato dato ieri durante una conferenza stampa.Fa una certa impressione sentire il procuratore Ilda Boccassini: "Nonostante l'operazione di luglio contro la 'ndrangheta - ha dichiarato la Boccassini - che ha dimostrato la presenza nel Nord della criminalità mafiosa, gli imprenditori non denunciano estorsioni e usura. A noi continua a non arrivare nulla". Neppure le associazioni di categoria sembrano essere di aiuto alla magistratura sul fronte della lotta alla criminalità organizzata. Diversamente da quanto avvenuto a Palermo, dove Confindustria ha fornito un apporto decisivo per far emergere il fenomeno del racket, "né a Milano né a Reggio Calabria - ha detto il pm - ci sono esperienze simili". Leggi l'articolo integrale su Repubblica.it: 'Ndrangheta, maxiprocesso per 174. "Le vittime del racket non denunciano"Intanto, da Torino arriva un'altra notizia che ci aiuta a prendere coscienza degli "affari di famiglia"  che prosperano davanti ai nostri occhi (troppo spesso chiusi).  E a Paderno Dugnano che cosa si dice sulla lotta alle mafie? Niente. Sulla scomoda questione incombe il silenzio. 'A megghiu parolaè chidda ca 'un se dici (proverbio siciliano citato nel libro di Giovanni FalconeCose di Cosa Nostra, Rizzoli, 1991) Proprio ieri, attraverso il sito del Corriere della Sera, il Procuratore Giuseppe Pignatone di Reggio Calabria ha detto: «L'attenzione mediatica è importantissima e quasi decisiva, perché peggio di tutto è il silenzio. In questo modo l'opinione pubblica può rendersi conto che esiste il problema, e questo serve, anche a Reggio Calabria, paradossalmente».