LA SCOMMESSA

26 DICEMBRE, S.STEFANO: UN SANTO NATALIZIO CIOE' PASQUALE


Che strani questi cristiani... Qualcuno ne è consapevole?Il 26 dicembre (il giorno dopo Natale) festeggiano un morto ammazzato: S.Stefano, primo martire della Chiesa. Per chi identifica il Natale con il tempo in cui "tutti sono più buoni", la scelta della Liturgia appare del tutto sorprendente, inopportuna, stonata rispetto al clima natalizio, se non addirittura scandalosa.Chi la pensa così è "cristianamente ignorante", cioè "non  sa", non conosce il mistero cristiano del Natale che è profondamente  legato alla Pasqua (e non potrebbe essere altrimenti). Lo ha ricordato ieri lo stesso Arcivescovo Tettamanzi:... al di là del dato storico siamo anzitutto chiamati a cogliere, con gli occhi della fede, il senso più profondo o di grazia che è racchiuso in queste altre parole dell’angelo ai pastori: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Luca 2,12).Ora è interessante notare come l’evangelista Luca descrive le cure amorevoli per il bimbo appena nato, dicendo che è “avvolto in fasce”, e alludendo così all’azione di Giuseppe di Arimatea che “avvolge in un lenzuolo” il corpo ormai esanime di Gesù morto in croce. Così pure l’azione di Maria che “adagia (il bambino) in una mangiatoia” deve dirsi un anticipo dell’azione di Giuseppe di Arimatea che “adagia il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto (Luca 23,53). È un’iconografia molto frequente nella tradizione orientale, ma che si ritrova anche nella tradizione occidentale, almeno sino a Giotto: il bambino Gesù è presentato deposto in una mangiatoia, che in verità è un sepolcro. 
Per la "lettura" di questa icona clicca qui.Guarda anche la famosissima icona della Natività di Rublev.  La festa di Santo Stefano (e un paio di giorni dopo quella dei Santi Innocenti) impedisce la banalizzazione del Natale come tripudio di dolcezza. Il clima religioso della festa di Natale è certamente dolcissimo: si racconta che San Francesco quasi belasse di commozione davanti al presepio di Greccio mentre pronunciava la parola "Betlemme" (Tommaso da Celano, Vita Prima, Cap. XXX, par. 86). Ma per chi conosce il santo di Assisi non si tratta di un sentimento mellifluo e caramelloso: la dolcezza del Natale scaturisce dallo stuporedi fronte all'abbassamento di Dio che si fa bambino per amoree per amore prende su di sé il carico pesante dell'esistenza umanaper aprire all'uomo - prigioniero della morte - la strada della vita. Ecco il senso cristiano dell'Incarnazione di Dio: Natale fa rima con Pasqua! *   *   * POST SCRIPTUMCari amici tradizionalisti, riscopriamo le Tradizioni autentiche! Lasciamo da parte i catanaj...