LA SCOMMESSA

E PADERNO SI DETTE UN RE...


Dopo tante sofferenze e frustrazioni provocate dal fallimento, uno dopo l'altro, di tutti i percorsi partecipativi e democratici che erano stati avviati per risolvere i  problemi della città, Paderno Dugnano tagliò corto e si dette un Re. Ma non uno qualsiasi: per sé scelse un Re7, cioè un sovrano un tantino dissonante, capace di  giocare al rialzo in ogni vicenda e ragionamento.Sursum oculi era il motto che il principe aveva voluto per il suo Casato; e sullo scudo araldico aveva posto un'aquila con le ali spiegate su campo fiordaliso.
Re7 non aveva un volto o, almeno, nessuno dei padernesi lo aveva mai visto perché il sovrano ci teneva alla sua immagine e non avrebbe sopportato che pigri e sciocchi gregari fermassero lo sguardo sulla sua persona, rinunciando a fare ciò che invece spetta ad ogni libera coscienza."Il mio trono è un trampolino", andava ripetendo Re7 ai cittadini attoniti che lo ascoltavano senza comprendere. "Voi non siete sudditi, ma piccole aquile da iniziare al cielo. E' dall'alto che la terra svela ogni suo segreto. Smettete di stare in basso e di mirare basso. Il futuro è oltre l'ostacolo che vedete...".Così dicendo, Re7 spiazzava tutti e, a poco a poco, li metteva in cammino senza che se ne accorgessero.Il risveglio degli opachi però non avvenne in un sol giorno. Re7 ci mise una vita a realizzare il suo programma di governo, ma non essendo soggetto a scadenze elettorali non si dava pensiero del gran tempo che occorre per rimettere in piedi una città.