LA SCOMMESSA

EPIFANIA


Mosaico di P.Marko Rupnik: Natività, cappella delle suore adoratrici, Lenno, Como Il mistero cristiano dell'Epifania (in greco "manifestazione") non può essere ridotto alla storiella dei Re Magi che per dirla tutta - leggendo attentamente il secondo capitolo del vangelo di Matteo - non erano re e neppure tre.Epifania è un altro modo per dire il Natale, o l'Incarnazione del Verbo, o ancora il farsi visibile del mistero ineffabile e abbagliante di Dio. Nella tradizione occidentale la festa esprime il carattere universale della salvezza: il Bambino che "è nato per noi" (Lc 2,10-11) non è nato solo per noi! E'  un dono per tutti, un segno della misericordia senza confini di Dio. Questo esprimono i Magi venuti da Oriente: la nascita di Cristo è "luce delle genti" (Lc 2,32), grazia per tutti.Riecheggiando il periodare solenne di un noto teologo, ora vescovo, si può dire che l'Epifania è l'apparizione della Gloria nell'orizzonte della storia. In parole semplici: la storia degli uomini non è riducibile a ciò che sembra. Porta in sé un mistero più grande che si mostra a chi crede, a chi ha occhi per vedere, a chi come un bambino non si difende dagli incontri che fa.Appare, ecco che cosa fa Dio. Prima non si vedeva, ma all'improvviso si mostra a chi ha occhi per riconoscerlo: i piccoli, i poveri, i semplici...E si mostra con segni chiaramente equivocabili. Che cosa hanno visto in definitiva i Magi? Un bambino. E la stessa cosa è capitata ai pastori accorsi a Betlemme: non hanno visto nient'altro che un bambino e in quel niente hanno riconosciuto l'impronta di Dio.Ecco la fede...Ma non finisce qui. Il miracolo più interessante dell'epifania è che trasforma  chi ne fa esperienza in fenomeni (portatori di questo apparire di Dio).Ognuno di noi, quando è toccato dalla Grazia, diventa volto epifanico per l'altro. Specchio di un mistero più grande. Mi viene in mente la poetessa Alda Merini che riconosceva nell'amico Padre  David Maria Turoldo un riflesso di Dio per la sua esistenza:Le tue manisono state per me l'ombra del Cielo...Avevi una voce che scendeva nei visceri e dominava ogni silenzio.Tu eri l'unico sacramento che conoscessi, un prete, un prete che diradava le tenebre, un prete che accarezzava quelle carni rese putride dalla distanza, un prete che era la memoria.Nel tuo volto scorrevanoaltre correnti di sangue.Il sangue delle piantee il sangue degli animali.Il sangue dei santi.Avevi il corpo dei risortimentre morivi e perdevi la speranza.Dio rendeva luminosa la tua carne:c'era in te il cancroma anche una seconda moltiplicazionedelle cellule.Come un'albache risale dalla nottetu stavi nascendo.David, tu conoscevi la pietra del sepolcro.Amavi il Cristoperché avevi visto la sua pietra volare.Avevi saputo dal Cristoche le pietre sono leggere come la musica. [da Alda Merini, Padre mio, Frassinelli, Cles 2009]