LA SCOMMESSA

FARE CASA ALLA CHIESA PER RIGENERARLA NELL'EUROPA DI OGGI


 Il dibattito sulle radici cristiane dell'Europa non mi ha mai entusiasmato e neppure convinto fino in fondo. E' senza dubbio vero che l'Europa ha avuto tra le proprie matrici il cristianesimo, ma non sarà certo l'affermazione di questa evidenza di carattere storico a garantire un futuro alla fede cristiana nel vecchio continente. Ci vuole ben altro!L'evangelizzazione è un contagio esistenziale e culturale: necessita di soggetti e contesti contagiosi, altrimenti non si diffonde.Che cosa si può fare oggi per ridare fascino alle parole della fede che in Europa appaiono sbiadite?A questo proposito trovo interessante la riflessione del teologo Jean Rigal: Riconoscere il sacerdozio dei battezzati (La Croix, 15 gennaio 2011). Di per sé  l'articolo si riferisce al contesto francese, che è molto diverso da quello italiano; eppure mi sembra utile per avviare una riflessione su quello che potrebbe succedere anche da noi nei prossimi anni.Se vogliamo che la fede abbia un futuro in Europa, dobbiamo interrogarci seriamente (ripeto: seriamente!) sulle cause esterne e su quelle interne alla Chiesa, e porvi rimedio. Non si tratta qui del tema delle "comunità pastorali" con il quale la nostra diocesi tenta di rispondere (timidamente) al calo numerico dei preti. Occorre piuttosto riscoprire il dinamismo profondo dell'evangelizzazione, ciò che nei secoli ha permesso a milioni di persone di specchiarsi e riconoscersi nell'immagine di Cristo. Oggi questo non succede quasi più. Pensando soprattutto ai giovani, gli analisti li descrivono come "la prima generazione incredula". Nella recente ricerca sull'Italia religiosa condotta dalla rivista Il Regno ("Da cattolica a genericamente cristiana") si rileva un dato che non può non farci riflettere:... i giovani, in particolare quelli nati dopo il 1981, sono tra gli italiani quelli più estranei a un’esperienza religiosa. Vanno decisamente meno in chiesa, credono di meno in Dio, pregano di meno, hanno meno fiducia nella Chiesa, si definiscono meno come cattolici e ritengono che essere italiani non equivalga a essere cattolici. La tendenza dei giovani tra i 18 e i 29 anni a essere più lontani dalla religione è confermata anche da altre recenti inchieste, come quella IARD del 2010.Che fare in questa situazione?Invece di cercare improbabili soluzioni mi pare stimolante l'invito del teologo Jean Rigal a riconoscere il sacerdozio comune dei battezzati, "trarne le conseguenze immaginando altre forme di vita ecclesiale", puntare su piccole comunità di discepoli che "prenderanno forme diverse, legate alle diversità dei loro membri e al contesto sociale ed ecclesiale nel quale si inseriscono e di cui devono tener conto"...Pensiero troppo ardito per i cattolici padernesi?