LA SCOMMESSA

SOLIDARIETA': LE DOMANDE DI DON ETTORE


 Ieri in Diocesi di Milano è stata celebrata la Giornata della Solidarietà. Pubblico volentieri la riflessione di Don Ettore Dubini tratta dal sito della Cooperativa Emmaus:Dal basso si può cominciare,dal basso si può rinnovareNon è sufficiente la solidarietà concreta, c’è una questione ancor più urgente: quella della educazione. Come educare oggi alla solidarietà le nuove generazioni di fronte allo sgretolamento di ogni senso comune? Quali modelli hanno davanti i nostri ragazzi e i nostri giovani in famiglia?  Quale celebrazione per i centocinquant’anni dell’unità d’Italia, in un Paese che ci appare  così diviso e poco solidale?  Quale solidarietà se personaggi delle istituzioni affermano che è più facile educare  un cagnolino piuttosto che un bambino rom? Come sentirsi solidali quando si irride all’interessamento del Presidente della Repubblica per la famiglia che ha perso quattro bambini bruciati nella baracca del campo rom abusivo? Quale solidarietà se si invoca a gran voce che  non vogliamo più stranieri, a meno che  non siano “escort”? Se monetizziamo tutto fino al rifiuto di un giorno di festa per ricordare l’unità d’Italia? Quale solidarietà  in questo quadro fosco e poco rassicurante? Ebbene noi osiamo ugualmente credere che si possa fare un  grande sforzo di educazione a partire dalle nostre famiglie. E’ nella ordinarietà della vita quotidiana che si educa coinvolgendo i figli nelle scelte quotidiane evitando sprechi, spese inutili, per non parlare di mezzi utili per vivere e che tali devono rimanere: auto, telefonini, divertimenti, abbigliamento, ecc. A modo di esempio: se posso comprare un telefonino da cinquecento euro ma ha le stesse funzioni di uno da trecento perché non discutere con i figli di come impiegare in solidarietà i duecento che mi rimangono? Dal basso si può cominciare, dal basso si può rinnovare. Ai molti parrocchiani che già sono solidali,  chiedo di fare un passo avanti: educhiamo anche i nostri ragazzi e i giovani alla solidarietà.