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Blog di Giovanni Giuranna - consigliere comunale della lista civica Insieme per cambiare di Paderno Dugnano

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COMPLEANNO DI DE GASPERI: OCCORRE RICOSTRUIRE L'ITALIA!

Post n°1736 pubblicato il 03 Aprile 2011 da Giuranna
 

Sull'Osservatore Romano di oggi si può leggere il ricordo di un grande italiano del passato, Alcide De Gasperi,  a cui il nostro Paese deve molto. Confronto questo statista con gli uomini piccoli piccoli che stanno (mal)governando l'Italia e dico: "Dobbiamo reagire al vuoto e al malcostume dilagante. Dopo la lunga stagione berlusconiana l'Italia ha bisogno di una nuova ricostruzione!".

 

Il 3 aprile 1881 nasceva Alcide De Gasperi

Lo statista della ricostruzione

 

di ANDREA POSSIERI

 

Nell'anno delle celebrazioni dell'Unità d'Italia non si può non guardare con un'attenzione particolare alla tradizionale ricorrenza della nascita di Alcide De Gasperi. Non tanto e non solo perché in quest'occasione cade il centotrentesimo anniversario dei natali dello statista di Pieve Tesino, nato per l'appunto il 3 aprile 1881, ma perché la ricorrenza si svolge all'interno di una cornice celebrativa nazionale che, al di là delle premesse non proprio incoraggianti, ha avuto, invece, una larga partecipazione popolare. Una duplice commemorazione che, pertanto, rimanda irrimediabilmente e senza scorciatoie di sorta a quel rapporto, così tanto discusso e animato, tra i cattolici e lo Stato nazionale italiano che da sempre ha alimentato il dibattito intellettuale e quello politico-ideologico. Un rapporto conflittuale che, però, ha trovato in De Gasperi la più importante sintesi politico-simbolica del Novecento e la figura che, meglio di altre, è riuscita a compendiare i conflitti aspri e divisivi che si erano aperti durante la stagione risorgimentale.
Alcide De Gasperi, figlio di un "imperial-regio-gendarme" che prestava servizio a Pieve Tesino dal 1880 e di una madre originaria di Pedrazzo, pur nascendo in un piccolo borgo della Valsugana situato in una regione di confine, il Trentino asburgico o Wälschtirol, che da secoli faceva parte dell'area politica "germanica", era cresciuto in un'area italiana con forti rivendicazioni autonomiste. E sin dal 1900 si era impegnato nella difesa dell'identità italiana, sebbene da posizioni non irredentiste, quando, non ancora ventenne, iniziò i suoi studi universitari a Vienna. L'essere cresciuto in una regione di frontiera sotto la dominazione asburgica e l'aver difeso in quelle lande l'identità italiana sono due elementi decisivi nella formazione di Alcide De Gasperi che, in modi diversi, sarebbero stati sempre presenti in tutta la sua biografia politica. [...]
Nel centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia queste manifestazioni assumono, dunque, un significato particolare. Perché De Gasperi non è solo il principale artefice della nuova Italia, democratica e repubblicana, ma è anche il leader indiscusso della ricostruzione economica post-bellica e della rinascita politico-civile del Paese dopo la rottura dell'ordinamento giuridico-statuale di derivazione risorgimental-sabauda avvenuta l'8 settembre del 1943.
Il fatto che sia stato un cattolico a condurre la rinascita del Paese non è, ovviamente, un fatto di secondaria importanza. Per molti aspetti, la sua azione completa un processo pluridecennale che se dal punto di vista dei rapporti diplomatici-istituzionali tra Stato e Chiesa aveva trovato il suo compimento nei Patti lateranensi del 1929, da un punto di vista inclusivo-partecipante dei cattolici alla vita politica del Paese aveva avuto il suo inizio più o meno ufficiale nel primo Novecento con il cosiddetto Patto Gentiloni, era proseguito tra alterne vicende con la nascita del Partito popolare sturziano ed era rinato, dopo il fascismo, con la fondazione della Democrazia cristiana. In quel difficile e per nulla scontato contesto storico, De Gasperi non fu, dunque, soltanto il leader di un partito, peraltro largamente maggioritario nel Paese, che era riuscito a ricomporre quelle fratture politico-ideologiche che si erano aperte durante il convulso processo risorgimentale ma diventò anche lo statista che riuscì a compendiare la difesa dell'interesse nazionale con il fermo ancoraggio a un sistema di valori occidentali. Si affermò come un leader politico italiano e cattolico che aveva pagato la sua avversione al fascismo con il carcere e l'emarginazione politica e sociale e che aveva fatto, da sempre, sin dai suoi primi impegni giovanili, della spinta ideale e della fede la lanterna dei suoi passi.

(L'Osservatore Romano 3 aprile 2011)

 

 


 
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