LA SCOMMESSA

Su questo argomento propongo la riflessione di don Ettore Dubini : Il Paese ha bisogno di ricompattarsi, radunando le proprie energie migliori per fare un passo in avanti. Raccogliamo poco perché si semina male. Il Mediterraneo è una polveriera. Al sud per lo sgretolarsi dei regimi dittatoriali, al nord per l’arrivo di migliaia di uomini, donne, bambini che noi abbiamo classificato come “profughi” , pochi e “clandestini” molti. Intanto qualche nazione europea come la Francia e l’Inghilterra scorazzano sui cieli libici non si capisce bene a fare che. C’è un elemento comune, al di la delle polemiche, che delinea uno scenario preoccupante: non si vedono vie di uscita a breve anzi! A preoccupare di più non è lo scenario raccontato con dovizie di particolari dai mezzi di comunicazione, ma lo sgretolamento di una unità nazionale che in questi tempi di emergenza non solo è doverosa, ma permetterebbe di risolvere insieme i problemi. Si procede in ordine sparso, quando va bene, se non addirittura gli uni contro gli altri. Il Paese ha bisogno di ricompattarsi, radunando le proprie energie migliori per fare un passo in avanti. Ma non è così. Quando passa l’idea che comunque questi uomini e donne vanno rispediti a casa loro è chiaro che nessuna regione poi li voglia. Quando si criminalizzano prima ancora di averli ospitati, è chiaro che nessuno li voglia sul suo territorio. E’ desolante vedere una parte contro l’altra della società quasi che l’arrivo dei disperati sia favorito dagli uni contro gli altri. Ma mentre il Mediterraneo è una polveriera, lo spettacolo che i nostri rappresentanti in Parlamento ci hanno offerto questa settimana lascia poco spazio alla possibilità di affrontare in modo adeguato un problema senza ricorre a spot da campagna elettorale. Sarà molto difficile trovare soluzioni adeguate quando non passa giorno che si semini odio, chiusura egoistica, poco propensione al dialogo. Il problema vero non è il Mediterraneo ma il nostro Paese che va a rotoli. Del resto lo aveva già intuito Gesù quando diceva che non si raccolgono fichi dai rovi e uva dalle spine. Dai loro frutti li riconoscerete. A seminare vento si raccoglie tempesta.