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Ieri sul proprio sito Gianfranco Massetti (PD) ha pubblicato la seguente riflessione sul recupero delle aree dismesse e un altro contributo intitolato "La città Metropolitana e noi".
Aree dismesse: problema o opportunità?
L’Associazione Ecodem,gli ecologisti del PD, ha organizzato una riflessione pubblica sul tema delle aree dimesse sabato 29 settembre nella splendida cornice di Villa Litta a Lainate.
Luca Elia, responsabile Ecodem Milano ha presentato l’Associazione che si propone come “aperta ed esperta” con l’obiettivo di superare l’ecologismo ideologico per un ecologismo scientifico e che si richiama al pensiero moderno degli ecologisti, anche italiani. E’ stata un’occasione importante per capire e studiare una questione fondamentale per lo sviluppo dei nostri territori e che intreccia le problematiche delle aree dimesse con quelle del consumo di suolo, dell’agricoltura, del nuovo sviluppo attraversa la green economy. In Lombardia già 400 aziende che interessano più di 15.000 addetti.
Già il titolo proposto “problema o opportunità” dà il senso dell’ambivalenza degli approcci. Ma l’interessante della giornata sono state le relazioni dei tecnici e le esperienze testimonianze degli amministratori presenti.
Luca Minella, della direzione Generale Territorio di Regione Lombardia, descrive censimento delle arre dimesse al 2011 (sito www.cartografia.regione.lombardia.it) che ha rilevato 746 aree in Lombardia pari a 350 ha di territorio. In Provincia di Milano sono 159 pari a 6 milioni di mq ma solo il 10% di queste risultano inserite nei PGT già approvati.
La l.r. 12/2005 e s.m.i. hanno dato una definizione e delle procedure per aiutare gli enti locali, in qualche misura cogenti.
Francesco Prina, consigliere regionale del PD, ricordando il convegno del marzo 2012 proprio sul consumo di suolo e le propose di Lega ambiente e il PDL dello stesso PD ha ricordare i quattro capisaldi e del progetto di legge, che per motivi tecnici non può che stare dentro al cornice della contestatissima l.r. 12 ma che cercherà di introdurre una normativa davvero cogente e non solo declamatoria.
1. una soglia al consumo di suolo dichiarata
2. la compensazione ecologia preventiva
3. l’utilizzo obbligatorio e prioritario delle aree dimesse
4. la carta del consumo di suolo come documento obbligatorio dei PGT
Prina ha correttamente ricordato che il nodo centrale del riuso delle aree dimesse sta nel costo della bonifiche. Per questo il PD regionale proporrà la defiscalizzazione di quei costi come beneficio da trasmettere al beneficiario finale (impresa o famiglia).
Agata Spaziante, professoressa del DIST del Politecnico di Torino ha invece raccontato le “luci e le ombre nella rigenerazione della città-fabbrica del nord ovest”. Ha raccontato lo studio delle aree dimesse nella città di Torino negli ultimi 20-25 anni e le tante trasformazioni osservate. Una città che, forte del PRG del 1995 e del “Piano strategico del 1998-2000 per la città del 2010”, è riuscita a fare dell’asse della dismissione (l’asta delle Spine, cioè della ferrovia) l’asse della trasformazione della rigenerazione urbana.
Grazie ad un forte disegno urbanistico Torino è riuscita, pur con luci e ombre, a coniugare la Città barocca con la Città fabbrica con una nuova idea di Città europea, forte della sua identità ma con una s visione di futuro legata alla conoscenza e alla formazione.
Una visione che ha permesso alla città di vincere 13 concorsi europei (risorse) e di rigenerare tutte le aree dimesse che erano dal 1989. I punti di forza sono stati la città della conoscenza (intervento della università), il parco Doria e la ricucitura delle Spine, oltre che un nuovo ruolo espansivo senza espansione in aree nuove. Anzi la proprietà dei suoli che nel 1989 erano 1/3 pubbliche e 2/3 private ora si è capovolta. Ma ci sono state anche ombre. Secondo la prof.Spaziante, l’aver cancellato a volte troppo le tracce della memoria e dell’archeologia industriale e l’aver ottenuto una eredità di alti costi pubblici per la manutenzione e conservazione.
E’ seguito poi un focus sulle are ex-Alfa.
Angela Fioroni, di Legautonomie, ha introdotto dicendo che per fortuna che le aree dimesse non sono ancora state programmate nei PGT visto che al 70% non si fa che prevedere una soluzione vecchia di commerciale e residenziale senza altre idee. Restano aperti sempre i problemi del lavoro,dell’agricoltura,del consumo di suolo. Allora servono altri progetti e un ‘altra dimensione della visione. Si cita l’esempio positivo del Comune di Sorrisole (BG).
Servono idee chiare,una regia pubblica e una visione vasta di sviluppo sostenibile che punti certo sulla imprenditorialità locale sulla qualità del vivere e sul nuovo lavoro della green economy.
Giuseppe Augurosa, di Arese fa la storia dei 17 anni delle aree Alfa e dice che manca una forte governance e una sfida alta che vada oltre il commerciale e la residenza e che riporti al centro il lavoro, la viabilità, il trasporto pubblico e la presenza non solo di alcuni comuni da di tutta un’area. Un’operazione di 700 milioni di euro rischia di essere in mano al commissario di Arese che può firmare il protocollo e far perde un’occasione non solo alle città coinvolte ma a tutta l’area del nord ovest di Milano.
Marino Borroni di Lainate sottolinea che il progetto del 2009 non condiviso sembra in dirittura d’arrivo non tiene neanche conto di un serio disegno delle aree verdi.
Pietro Romano, sindaco di Rho aggiunge che Fiat rivuole indietro dal Comune 1.800 milioni anticipati per il Museo dell’auto che non si farà più. In sostanza si sta perdendo un’occasione importante e non c’è un progetto alternativo...
Infine Ignazio Ravasi degli Ecodem Lombardia ha presentato le diverse testimonianze di amministratori locali sulle loro esperienze di governo. Molti gli interventi,tra gli altri Pieve Emanuele (abbattimento degli ecomostri di Ligresti), San Donato (la vicenda della convenzione con ENI ) Cesate (le responsabilità dei campanilismi nel fallimento del progetto alfa)...
Insomma da tutti è venuta una conclusione unanime: se non c’è un progetto forte e pubblico della città le are dimesse diventano un problema e si perde un opportunità per l’intera area vasta di un territorio.
Parlavano anche a noi?
Io credo di sì.
Gianfranco Massetti
30 settembre 2012
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