Creato da Giuranna il 05/07/2008
Blog di Giovanni Giuranna - consigliere comunale della lista civica Insieme per cambiare di Paderno Dugnano

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COSI' NON VA. APPELLO CONTRO LA GRANDE BUGIA

Post n°625 pubblicato il 08 Aprile 2010 da Giuranna
 

Il consumismo ci consuma dentro. Fino all'anima.

I più non se ne accorgono e continuano a consumare, correre, consumare...
E consumarsi!

Poi si lamentano di non essere contenti, ma anche in questo non resistono a lungo perché il "so-stare" nella sofferenza è competenza ormai perduta, vinta dal ricorso immediato ad analgesici e diversivi.

Quando ci sveglieremo dal sonno della ragione e della coscienza? Quando smetteremo di lasciarci incantare da un "modello di sviluppo" che si dimostra (ogni giorno più) antiumano?

Così non va!

Lo dicono in tanti, ma dirlo non basta. C'è bisogno di fatti, occorre cambiare direzione in modo concreto per uscire da questo consumismo che ci illude e ci divora, lasciandoci in eredità solo il Nulla, il Vuoto... (chi lavora con i giovani sa di cosa parlo).

Su Avvenire di oggi ho letto con interesse l'editoriale Chi contesta oggi l'anima consumista? del sociologo Sabino Acquaviva che cita l'ultimo disco dei Baustelle (I mistici dell'Occidente) come esempio della strada da percorrere.



testo della canzone


CHI CONTESTA OGGI L’ANIMA CONSUMISTA?

di SABINO ACQUAVIVA

A mio modo di vedere, ma potrei sbagliarmi, l’anima della religione destinata a difendere i valori sociali esistenti, a giustificare la cultura laica e consumistica del mondo è in declino. Fino a ieri i movimenti culturali più profondamente religiosi e radicali riguardavano minoranze, dagli anabattisti ai fraticelli, ad altri movimenti comunisti fondati sul vangelo. I contadini che assaltavano i castelli durante la guerra dei contadini, nella Germania del Cinquecento, andavano all’assalto gridando pressappoco «Quando Eva filava e Adamo zappava, signore chi era?» In seguito il processo di secolarizzazione ha trasferito la rivolta in movimenti politici e culturali in prevalenza laici e irreligiosi o antireligiosi, anche se era sopravvissuta un’antica anima religiosa della rivolta, come ho dimostrato in un mio vecchio libro intitolato appunto «Il seme religioso della rivolta».
Forse il comunismo religioso di Weitling fu l’ultima consistente espressione concreta di una antica maniera religiosa di contestare il sistema sociale ed economico dominante. Ma non voglio riprendere quelle argomentazioni. Mi colpisce al contrario il fatto che l’ondata consumistica e i suoi obiettivi abbiano travolto la culture e le ideologie rivoluzionarie di un tempo. Non è necessario argomentare su questo punto, è sufficiente pensare che dal marxismo maoista è derivata una Cina capitalista, dominata da un solo partito, che difende il primato e la superiorità della razza Han.
In conclusione la proposta, implicita o esplicita, di modelli alternativi di organizzazione della vita sociale, dissolta nell’ambito delle forze politiche e sociali tradizionali, rivive in alcuni spazi culturali di carattere religioso, o comunque non strettamente laico. Tra i fenomeni culturali italiani più recenti, sembrano essere, ad esempio, i Baustelle, espressione del rock italiano, che hanno dedicato una canzone ai «Mistici dell’Occidente». Uno dei Baustelle afferma, cito a memoria, «Il mistico non è uno che scappa dal mondo perché è brutto, il suo rivolgersi a Dio è il principio del suo agire». La componente culturale anticonsumistica è già negli Atti degli Apostoli, in san Francesco, e più di recente nei seguaci di Charles de Foucauld. Tuttavia, sarebbe ingiusto dimenticare che correnti di contestazione della società dei consumi sono presenti anche nell’islam.
Ma mentre la società laica assimila ormai e fa propri i valori e i disvalori del consumismo, della produzione, di una cultura che ha antiche radici nel mondo greco e latino di almeno duemila anni or sono, a chi rimane la difesa di una cultura alternativa? Di stili di vita differenti? Della proposta della frugalità, della difesa di modelli di comportamento alternativi rispetto a quelli dominanti? Chi può usare la parola «sobrietà» o il termine «contestare», ormai quasi cancellati in un mondo travolto dal desiderio di consumare? La risposta è ovvia.
Contestare oggi significa essere minoranza, come spesso accade alle religioni. Riconoscere, ma quasi nessuno ha il coraggio di farlo, che come diceva Kierkegard e imitandolo io spesso ripeto, esistono due sole certezze, l’infinito e l’eterno.
Qualche cosa di molto diverso dal contingente e dall’effimero del consumismo, la cui cultura ha ormai invaso il mondo dei media, mettendo a tacere ogni forma di vera contestazione. In queste condizioni chi osa parlare di sobrietà, e quindi combattere la società dei consumi e la sua filosofia?

[Avvenire, 8 aprile 2010]

 
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