Creato da Giuranna il 05/07/2008
Blog di Giovanni Giuranna - consigliere comunale della lista civica Insieme per cambiare di Paderno Dugnano

AREA METROPOLIS 2.0

CALDERINA (LUGLIO)

 

Area personale

 

Scommettiamo?

Paderno e il Villaggio Ambrosiano sono quartieri diversi ma non tanto da non poter camminare insieme!
Varie cose li uniscono: le due scuole dell'infanzia e le due elementari appartengono all'I.C. De Marchi, le due parrocchie dal 1° settembre 2007 formano un'unica Comunità Pastorale con un solo parroco.
La nostra scommessa è che possiamo crescere insieme, valorizzando le rispettive risorse e potenzialità.

 

La scommessa è un blog di Paderno Dugnano Responsabile Giovanni Giuranna (da giugno 2014 consigliere comunale per la lista civica Insieme per cambiare).

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Testi e immagini

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica né può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62/2001. I testi sono liberamente riproducibili citando la fonte. Le foto presenti su questo blog sono prese in larga parte da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarmelo. Provvederò prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.

 

Le mie radio

 

Messaggi di Agosto 2010

CATTOLICI E POLITICA: SI AVVICINA LA SETTIMANA SOCIALE

Post n°956 pubblicato il 24 Agosto 2010 da Giuranna
 

La 46ma Settimana Sociale dei cattolici italiani è alle porte: dal 14 al 17 ottobre a Reggio Calabria si terrà un appuntamento che certamente porterà contributi di riflessione e azione per l'impegno dei cattolici nella società.

Per chi desidera approfondire è disponibile il documento preparatorio che costituirà la traccia dei lavori assembleari.

In preparazione a questo appuntamento riporto una considerazione interessante emersa durante l'annuale seminario organizzato a fine giugno presso il monastero di Bose dall'associazione di amicizia politica Argomenti 2000 (di cui è presidente il Prof. Ernesto Preziosi).


Durante la Tavola rotonda conclusiva, a cui hanno partecipato Rosy Bindi, Bruno Tabacci, Paolo Corsini e Sergio Mattarella, si è giunti a questa conclusione:

I cattolici impegnati in politica dovranno saper entrare di più nel vivo dei territori, per una sintesi e proposta politica forte, lavorando per la costruzione urgente del bene comune senza disperdersi ancora nella ricerca di schemi e formule identitarie passate.

Condivido. E penso che questo ragionamento valga per i cattolici, ma anche per gli altri.

Personalmente sono stanco di una politica che si avvita su sé stessa nella ricerca di nuove "architetture", progettate a tavolino, che in genere prescindono dal lavoro sul territorio.

Non è sufficiente infatti farsi vedere sul territorio al momento della campagna elettorale per propagandare la propria "ditta"...

Anche a Paderno Dugnano abbiamo bisogno di politici (cattolici e non) che abbiano qualcosa da dire, che esprimano le proprie idee senza reticenze e senza retorica, ma soprattutto che si mettano al servizio del bene comune a partire dai quartieri, dalle  singole strade, dalle scuole, dai luoghi di lavoro e di vita...

Non molto tempo fa si diceva: pensa globalmente, AGISCI LOCALMENTE.

 
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MILANO-MEDA: OCCHIO ALL'AUTOVELOX

Post n°955 pubblicato il 24 Agosto 2010 da Giuranna
 

L'estate sta finendo, occhio alle sorprese...

Gli automobilisti che percorrono la superstrada Milano-Meda devono stare ben attenti ai nuovi limiti di velocità e agli autovelox pronti a sanzionare le infrazioni.

Leggi attentamente l'articolo del Cittadino e... tieni gli occhi aperti.

 
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PAPA, CERCASI TRADUTTORE IN LUMBARD

Post n°954 pubblicato il 23 Agosto 2010 da Giuranna
 

 

Ieri mattina durante l'Angelus il Papa ha salutato i pellegrini francesi nella loro lingua, ricordando (tra i destinatari c'era anche il Presidente Sarkozy?) alcune elementari verità evangeliche:

Les textes liturgiques de ce jour nous redisent que tous les hommes sont appelés au salut. C’est aussi une invitation à savoir accueillir les légitimes diversités humaines, à la suite de Jésus venu rassembler les hommes de toute nation et de toute langue. Chers parents, puissiez-vous éduquer vos enfants à la fraternité universelle.

Ascolta l'AUDIO (con traduzione in italiano).

Cercasi traduttore nei diversi idiomi padani per trasmettere il messaggio del Papa ai cattolici eventualmente presenti nei ranghi della Lega Nord o nella più ampia cerchia dei simpatizzanti/elettori.

Dobbiamo difendere le radici cristiane del territorio!

Anche a Paderno Dugnano.



 
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BASTA CON QUESTA CATECHESI! PERCHE' NON BASTA!

Post n°953 pubblicato il 22 Agosto 2010 da Giuranna
 

Vignetta di don Giovanni Berti - Verona (gioba.it)

 

E' morto ieri a Livorno l'anziano Vescovo Alberto (così si faceva chiamare).

Di Monsignor Ablondi si potrebbero dire tante cose. Voglio ricordarlo su questo blog attraverso una delle ultime attività che portava avanti  con passione, nonostante l'età e il Parkinson di cui soffriva da una ventina d'anni.

Attraverso un sito internet aveva lanciato il suo appello: "Basta con questa catechesi! Ma perché? Perché non basta!".

Lo penso anch'io.

Occorre rinnovare il catechismo perché il vecchio modello non tiene più.

Lascio la parola al Vescovo Alberto Ablondi:

Uno sguardo attento sulla vitalità della catechesi nella nostra Chiesa non può che darci forti preoccupazioni pastorali. Se non fosse per il timore di mancare di rispetto allo Spirito Santo, che agisce per vie a noi sconosciute e imprevedibili, direi che uno sguardo spassionato denuncia una situazione di “bancarotta” [leggi tutto]

 
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ATTENZIONE: IL FEDERALISMO PUO' ESSERE CATTIVO

Post n°952 pubblicato il 21 Agosto 2010 da Giuranna
 

 

Ha avuto ampio rilievo mediatico una frase del Cardinale Bagnasco, Presidente della CEI, nell'intervista pubblicata oggi sull'Osservatore Romano.

Alla domanda "il progetto politico di federalismo di Rosmini è attuale?" il Cardinale Bagnasco ha risposto con chiarezza: "La molteplicità, in tutti i campi, è una ricchezza se costruisce l'unità; se invece disgrega e allontana, allora non diventa più un valore ma un disvalore".

Il giudizio è limpido, cristallino. Chiarificatore. In tempi di confusione si tratta addirittura di un'indicazione "necessaria" perché aiuta le persone a riconoscere la moneta vera da quella falsa.

Dice in pratica il Cardinale: il federalismo è un mezzo, non un fine. Dipende dall'uso che se ne fa. Se il federalismo contribuisce a costruire più unità nel Paese, ben venga il federalismo! Se invece è sinonimo di egoismo, allora è un disvalore e va combattuto.

Grazie, Signor Cardinale!

Da tempo anch'io mi chiedevo: ma tutta quest'enfasi sul federalismo è giustificata? Davvero il federalismo è il toccasana per curare i tanti mali dell'Italia? O si tratta di un abbaglio, di vero e proprio inganno?

Se poi penso alla cultura che sorregge il progetto politico della Lega Nord, la domanda sulla necessità del federalismo diventa ancora più forte: davvero la Lega vuole più unità per l'Italia?

Il Ministro Calderoli si è affrettato a rassicurare il Presidente dei Vescovi: ''Sul federalismo il Cardinal Bagnasco può stare tranquillo: la riforma che noi proponiamo e che stiamo realizzando è quella di un federalismo che storicamente ha unito quello che era diviso o ha impedito, attraverso la valorizzazione delle diversità, della responsabilità e della trasparenza, ineludibili processi di disgregazione".

Io non ci credo neanche un po'.

"Si propone un federalismo che sa di secessione. Senz’anima e solidarietà", come ha fatto notare recentemente Famiglia Cristiana.

Da cittadino mi viene da dire: basta con questa fissazione del federalismo! Cerchiamo di concentrare la nostra attenzione sui veri mali dell'Italia!

 

Kirikù e la strega Karabà (di Michel Ocelot, 1998)

 

Di seguito riporto integralmente l'intervista con il Cardinale Bagnasco. In effetti, non mi piace il vezzo dei mezzi di comunicazione di prendere una frase e dimenticare il resto.

L'intervista pubblicata sull'Osservatore Romano è dedicata a una grande figura del cattolicesimo italiano della prima metà dell'Ottocento: il beato Antonio Rosmini.

E' un personaggio che merita attenzione.

Anche perché Rosmini intuì che esiste un collegamento tra il rinnovamento della vita della Chiesa e il rinnovamento della politica.

 

A colloquio con l'arcivescovo Angelo Bagnasco
Rosmini e le armi contro l'omologazione

di Roberto Cutaia

Abbiamo incontrato a Stresa l'arcivescovo metropolita di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, in occasione del 155esimo anniversario del dies natalis del beato Antonio Rosmini.

È la prima volta che viene qui?

Sono già stato nel Verbano Cusio Ossola altre volte:  in particolare, quando ero sacerdote, insieme con dei confratelli usavo trascorrere qualche giornata di ferie in Formazza.

Il suo primo approccio con Rosmini e i rosminiani?

Ai tempi dell'università. Sono laureato in filosofia, ho studiato a Genova e ho avuto l'occasione di conoscere l'opera di Rosmini del cui pensiero, tra l'altro, mi ero appassionato.

La causa della perdita di senso dell'educazione in generale potrebbe essere, a suo avviso, il venir meno l'esperienza metafisica?

Certamente, se per metafisica intendiamo il fondamento delle cose e quindi anche della persona. Se non c'è fondamento non ci può neppure essere educazione. L'educazione è la formazione graduale della persona, ma bisogna sapere chi è la persona nella sua sostanza, nel suo fondamento, per poter educare la persona stessa.

Quindici anni fa, in occasione del congresso ecclesiale di Palermo, si diede vita al progetto culturale della Chiesa italiana. Un pensatore come Rosmini, oggi, potrebbe collocarsi all'interno di questo progetto?

Rosmini ha voluto creare un sistema filosofico completo sul filo di san Tommaso, quindi sul filo della tradizione della Chiesa, in dialogo con il mondo moderno, che privilegia l'aspetto della soggettività. Rosmini ha cercato, con grande frutto, di far incontrare l'antica tradizione perenne e mai superata di Tommaso con il pensiero di Agostino, con l'importanza del soggetto che conosce la realtà stessa.

Come collocare il pensiero rosminiano all'interno della storia della Chiesa?

Rappresenta uno snodo importantissimo del progetto culturale della Chiesa italiana, che ha come centro l'uomo in tutte le sue dimensioni. Il progetto culturale si identifica con la questione antropologica che sta alla base di tutti i campi del sapere e del sociale della vita privata e della vita pubblica:  l'etica, la politica, la finanza, l'economia, la famiglia e altri ambiti. Il nodo di fondo, dal punto di vista teoretico razionale, sta proprio nell'aspetto metafisico, nel fondamento della persona.

A proposito di unità della persona, il progetto politico di federalismo di Rosmini è attuale?

La molteplicità, in tutti i campi, è una ricchezza se costruisce l'unità; se invece disgrega e allontana, allora non diventa più un valore ma un disvalore. Si vorrebbe, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti, che le specificità delle persone, come delle culture e delle regioni, diventino una ricchezza per il bene dell'insieme, un bene che deve essere reale per tutti.

Anche i cattolici, oggi, sono chiamati a fare i conti con la crisi di valori?

Ce lo ricorda anche il Papa, il quale ci richiama a una maggiore attenzione, perché certe forme culturali dominanti che si respirano attraverso i mezzi di comunicazione, attraverso modelli di comportamento, toccano e possono toccare tutti:  credenti e non credenti, cattolici e non cattolici; nessuno è esente da questo clima di possibile contaminazione che potrebbe impoverire strada facendo la fede, ma soprattutto il comportamento degli stessi cristiani. Perché non dobbiamo essere del mondo, dice Gesù, ma siamo nel mondo, essere nel mondo vuol dire essere esposti a tutte le pressioni o tensioni e sollecitazioni che conosciamo.

L'arma per far crescere se stessi e non lasciarsi omologare dalla mentalità dominante resta ancora oggi la preghiera.

La preghiera è il contatto con Dio, e Dio è la Verità; certamente bisogna dedicare tempo alla preghiera, ognuno secondo la propria vocazione, e accostare quei mezzi che la liturgia, e innanzitutto il Signore, ci hanno messo a disposizione:  il Vangelo, il libro dei Salmi e tutte le altre pratiche di pietà che vengono scelte. Sono modalità, queste, che ci aiutano a incontrare la verità di Dio e dell'uomo.

Oggi parlare di affidamento alla volontà di Dio sembra obsoleto. Forse manca l'esperienza dell'amore di Dio?

Se noi credessimo veramente, totalmente, che Dio ci ama, è chiaro che vivremmo la storia personale e universale con una prospettiva e con un atteggiamento a volte più responsabile, più positivo. Bisogna credere veramente che Dio ci ami:  ciò ha il potere di cambiare la vita.

(L'Osservatore Romano - 21 agosto 2010)

 
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DE RITA: MANCA UNA CULTURA POLITICA DELLA COMPLESSITA'

Post n°950 pubblicato il 19 Agosto 2010 da Giuranna
 

In questo "post" le immagini contano probabilmente più delle parole. Le traggo dal Sociology and Complexity Blog del Dr. Brian Castellani.

Per gustare i particolari suggerisco di ingrandire le immagini con un click: vi capiterà di perdervi nella tessitura complessa e finemente tragicomica che lega tra loro le figure e dà vita ad un sistema (i più sbrigativi diranno un groviglio) di relazioni.

 

 

Questa specie di vignetta è una rappresentazione grafica della complessità in cui viviamo (condita con po' di ironia).

L'idea di soffermarmi sulla complessità mi è venuta leggendo l'ultimo editoriale di Famiglia Cristiana che fa riferimento a un articolo del presidente del CENSIS Giuseppe De Rita:

"Un po' dappertutto manca in effetti una cultura politica della complessità e del suo governo. Se, come qualcuno comincia a dire, la crisi del mondo moderno è più politica (di cultura di governo) che economica, allora cominciamo a lavorarci dalle fondamenta resistendo alla tentazione di semplificare la complessità e alla propensione a coartarla nella logica del combattimento a due, dell'adolescenziale duello a oltranza".

Il senso di queste parole vi sarà più chiaro leggendo integralmente l'articolo di De Rita: Troppi duellanti in un paese immobile (Corriere della Sera 16 luglio 2010).

In ogni caso, l'intuizione mi sembra valida. Il mondo di oggi infatti è estremamente complesso, eppure per tentare di comprenderlo utilizziamo spesso schemi mentali "aut-aut" che si basano sulla contrapposizione tra due poli opposti (vero/falso, giusto/sbagliato, bianco/nero, destra/sinistra...).

Ora, per interpretare (e tanto più per governare) la complessità è necessario ricorrere a strumenti complessi, sofisticati, capaci di tenere insieme la poliedricità del reale.

In fondo, è sempre stato così.

Faccio un esempio che potrà destare stupore: nel Medioevo (che  spesso continuiamo a immaginare come un tempo buio)  la Summa Theologiae di San Tommaso d'Aquino rappresentava un sistema  di pensiero estremamente articolato, aperto, addirittura flessibile, insomma adatto (per quell'epoca) a investigare la complessità del mondo.


 

Ma torniamo all'osservazione di De Rita: quel che manca oggi è la capacità di pensare (e quindi di governare) la complessità della società in cui viviamo.

Di qui vengono tanti nostri guai.

Il ceto politico, invece di orientare ed educare il sentire delle masse, si lascia condurre dagli umori popolari, si pone drammaticamente al seguito dei sondaggi di opinione...

Così facendo, la politica tende a offrire soluzioni semplici a problemi complessi. Con scarsi risultati, anche perché le soluzioni individuate sono generalmente ispirate a criteri di egoismo (tornano utili a qualcuno, ma creano danni nella società).

Lo rilevava già nel dicembre scorso il 43° Rapporto del CENSIS sulla situazione sociale del Paese:

«L’individualismo vitale è sempre meno capace di risolvere i problemi della complessità che lo trascende, il soggettivismo etico mostra la corda rispetto all’esigenza di valori condivisi, la spietatezza competitiva e la carica di egoismo che derivano dal primato della soggettività hanno creato squilibri e disuguaglianze sociali che pesano sulla coesione collettiva»

(dalle Considerazioni generali del 43° Rapporto CENSIS - dicembre 2009)

 

Ma qui apriamo un altro capitolo: per affrontare problemi tanto  complessi  dobbiamo assolutamente fare rete, unire le forze e le intelligenze, cercare insieme la strada per costruire la città di tutti.

Lo dicevano già i ragazzi di don Milani in Lettera a una professoressa:

«Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia…»

Ci riusciremo?

Non so... Quest'ultima cosa mi pare un po' complessa.

 
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BOSSI A PADERNO IN 56 SCATTI

Post n°949 pubblicato il 19 Agosto 2010 da Giuranna
 

 

Il 25 giugno scorso Umberto Bossi è venuto a Paderno Dugnano durante la Festa Provinciale della Lega Nord (Centro sportivo di via Toti).

Per l'occasione i leghisti nostrani avevano addobbato (leggi: imbrattato) la città con manifesti affissi abusivamente un po' ovunque. Qualcuno aveva sollevato il problema, ma non se ne è più parlato perché la vicenda 'ndrangheta ha - giustamente - monopolizzato il dibattito.

Della serata con l'Umberto restano 56 fotografie. Potete visionarle sul sito della cosiddetta (in slang leghista) "Provincia della Martesana": photogallery.

 
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RIPARTIAMO DAL BENE COMUNE

Post n°948 pubblicato il 18 Agosto 2010 da Giuranna
 

 

Seguo attentamente la cronaca politica nazionale e, quando non sono disgustato, sono in apprensione.

Con questo spirito faccio mie le parole dell'ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky contenute nell'intervista apparsa ieri su Repubblica:

«Mi pare il momento in cui tutti coloro che hanno a cuore il confronto politico pacifico, come necessità primordiale della democrazia, devono far sentire la propria voce, per opporsi a questa deriva in fondo alla quale appare uno scenario catastrofico».

Occorre reagire.

Cominciando da Paderno Dugnano per arrivare ai livelli più alti (provinciale, regionale, nazionale). Urge una nuova cultura della legalità e della partecipazione.

Sì... Contro il degrado della politica è necessaria una reazione forte, che deve cominciare da me che scrivo e da te che stai leggendo.

Non aspettiamo che altri si muovano al nostro posto!

Potrebbe essere tardi.

 
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QUELLO CHE LA CALDERINA NON DICE

Post n°947 pubblicato il 18 Agosto 2010 da Giuranna
 

Ci sono tante cose che La Calderina non dice...

Tra queste segnalo una vistosa dimenticanza che potrebbe comportare pesanti conseguenze per la salute dei cittadini e per la tutela ambientale del territorio: negli ultimi due numeri (giugno e luglio/agosto) neanche una parola sulla lotta all'ambrosia, l'erba infestante che provoca allergie in un'ampia porzione della popolazione soprattutto nel periodo compreso tra la fine di agosto e metà settembre.



E' vero che in città sono stati affissi i manifesti (foto), ma il mensile di informazione comunale - che entra nelle case di tutti i padernesi - tace.

L'anno scorso non fu così: la Calderina di luglio 2009 riportava (a pag. 7) le indicazioni operative per contrastare la proliferazione di questa pianta nociva.

E' indispensabile infatti che tutti provvedano a tagliare l'erba in tre periodi precisi: primo sfalcio terza decade di luglio, secondo sfalcio seconda decade di agosto, terzo sfalcio prima decade di settembre.

Il cittadino inadempiente è sottoposto ad una sanzione amministrativa che va da 25 euro a 500 euro (tale "multa" ha una funzione fondamentalmente educativa, in quanto aiuta a comprendere che si tratta di una questione seria).

Lo stabilisce l'Ordinanza del Sindaco (n.4 del 1 giugno 2010), che dispone altresì

"la pubblicazione della presente all'Albo Pretorio sul sito e sul notiziario Comunale, nonché il deposito della presente all'Ufficio Relazioni con il Pubblico e nei principali uffici pubblici, oltre alla diffusione, in estratto, tramite manifesti affissi su tutto il territorio".

Per nostra sfortuna la Calderina quest'anno ha avuto un'amnesia e non ha riportato il consueto "avviso" per la sensibilizzazione della cittadinanza con possibili gravi conseguenze per la salute e per la lotta contro la proliferazione della pianta.

Come ricorda il sito comunale infatti:

L’Ambrosia non è originaria dei nostri territori, è stata importata, attraverso l'aumento dei trasporti aerei dal Nord America, nell'Italia settentrionale, e i luoghi da cui è partita l'infestazione sono state le aree limitrofe agli aeroporti (Malpensa, Linate, Orto al Serio). Da queste aree l'infestazione si sta espandendo sempre più velocemente, grazie alla capacità del seme della pianta di essere trasportato dal vento, in tutte le aree di pianura della nostra regione.

Se leggi questa notizia, spargi la voce: è urgente tagliare l'erba nei campi, nei giardini privati, negli spazi pubblici (compreso il ciglio della strada dove l'ambrosia, non di rado, si erge baldanzosa per salutare i passanti, pardon... le future vittime).



 
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PREMIO FEDELTA' MALENCA A UNA COPPIA DI PADERNO DUGNANO

Post n°946 pubblicato il 17 Agosto 2010 da Giuranna
 

 

Hanno ricevuto un lavèc personalizzato (pentola tipica della Valtellina in pietra ollare e rame) i turisti aficionados della Valmalenco.

Tra di loro c'è una coppia di padernesi: Giuseppe Cincotto e la moglie Gemma, che dal 1963 trascorrono le vacanze invernali a Chiesa e quelle estive a Chiareggio.

Ne dà notizia Il Giorno (Sondrio e Valtellina).

 
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L'OSSERVATORIO ANTIMAFIA DELLA BRIANZA

Post n°945 pubblicato il 17 Agosto 2010 da Giuranna
 

Alle forze politiche di Paderno Dugnano: passato Ferragosto, è ora di rimettersi al lavoro per organizzare un'opposizione forte alle mafie nel Nord Milano.

La Brianza è già attiva da un paio di anni con un Osservatorio antimafia e un blog nato recentemente.

Segnalo la notizia dal sito del Giorno: Osservatorio antimafia: 'Ndrangheta padrona ma la politica tace (14 agosto 2010).

Date un'occhiata anche al Blog Brianza Antimafia a cura dell'Osservatorio sulle mafie della Provincia di Monza e Brianza.

 
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LA CHIESA PARLA CHIARO

Post n°944 pubblicato il 16 Agosto 2010 da Giuranna
 


 

Così non va.

Nel mese di agosto, dopo gli ultimi episodi della cronaca politica nazionale, la Chiesa italiana ha lanciato messaggi forti e chiari.

Fa una certa impressione leggerli uno di seguito all'altro...


3 AGOSTO: Editoriale di Famiglia Cristiana

Il disastro etico è sotto gli occhi di tutti. Quel che stupisce è la rassegnazione generale. La mancata indignazione della gente comune. Un sintomo da non trascurare. Vuol dire che il male non riguarda solo il ceto politico. Ha tracimato, colpendo l’intera società. Prevale la “morale fai da te”: è bene solo quello che conviene a me, al mio gruppo, ai miei affiliati. Il “bene comune” è uscito di scena, espressione ormai desueta. La stessa verità oggettiva è piegata a criteri di utilità, interessi e convenienza. (...) Bisogna avere l’umiltà e la pazienza di ricominciare. Magari con uomini nuovi, di indiscusso prestigio personale e morale.

10 AGOSTO: Omelia del Card. Bagnasco (Presidente della CEI)

La Chiesa sa che alla radice di tanti mali e di tante povertà vi è il “sottosviluppo morale” come afferma Benedetto XVI (Caritas in veritate, 29)... Il nostro San Lorenzo (...) ricorda che esiste un codice morale che nasce dallo spirito e dalla natura stessa di ogni uomo; ricorda la distinzione  tra il bene e il male, e che questa non dipende dall’arbitrio di nessuno; ricorda che tutti  un giorno risponderemo ad una Istanza superiore e assoluta che è Dio; ricorda che esistono dei valori per i quali vale la pena non solo di vivere ma anche di morire. Così come ha fatto lui!

11 AGOSTO: Editoriale di Famiglia Cristiana

Mancano persone capaci di offrire alla nazione obiettivi condivisi. E condivisibili. Non esistono programmi di medio e lungo termine. Non emerge un’idea di bene comune, che permetta di superare divisioni e interessi di parte. Se non personali. Si propone un federalismo che sa di secessione. Senz’anima e solidarietà. Un Paese maturo, che deve mirare allo sviluppo e alla pacifica convivenza dei cittadini, non può continuare con uomini che hanno scelto la politica per “sistemare” sé stessi e le proprie “pendenze”. Siamo lontani dall’idea di Paolo VI, che concepiva la politica «come una forma di carità verso la comunità», capace di aiutare tutti a crescere.

15 AGOSTO: Editoriale di Avvenire firmato da Mons. Crociata (Segretario Generale CEI)

In un tempo di esaltazione dell’autonomia e della libertà individuale, impera sottova­lutato un pensiero unico, pervasivamente diffuso dalla cultura della comunicazione nel suo intreccio con le esigenze del mercato e del consumo. A uscirne umiliata non è sol­tanto la corporeità, ma anche l’interiorità della persona. Questa deriva è riconoscibi­le nello spreco di vita, di tempo, di risorse e di possibilità, che si verifica quando ci si chiude nel circolo vizioso della smania di e­vasione, di piacere, di divertimento a tutti i costi, noncuranti dei drammi che si consu­mano dietro l’angolo, se non addirittura che si arrecano.
Analogamente avviene quan­do, nella gestione della cosa pubblica, la lotta a difesa di interessi personali o di grup­po si trasforma in uno scontro di veti in­crociati, che paralizzano la ricerca del bene comune; o quando, nell’esercizio di una re­sponsabilità o nell’espletamento di un com­pito all’interno di un’organizzazione socia­le, il sottrarsi al proprio dovere vanifica pre­stazioni e servizi attesi e sperati. Sono, que­sti, solo alcuni casi tipici di un andazzo che rimpicciolisce il nostro cielo, rendendo ir­respirabile la convivenza.
Diventa allora co­modo scaricare responsabilità e colpe sugli altri, o illudersi che basti una sterile elabo­razione di formule, in realtà raramente i­donee ad affrontare e risolvere i problemi.
Come uscire da tale situazione? Bisogne­rebbe innanzitutto intendere l’indole spiri­tuale del malessere che ci affligge: siamo poveri di idealità, di pensiero, di orizzonti, di speranza. Non bastano tecniche e pro­grammi, peraltro necessari; ci vogliono per­sone rinnovate, come ci ricorda Benedetto XVI: «Lo sviluppo è impossibile senza uo­mini retti, senza operatori economici e uo­mini politici che vivano fortemente nelle lo­ro coscienze l’appello del bene comune». (...)
Si tratta di ripartire da coscienze e interiorità nutrite di relazio­ni significative per far sorgere rinnovate ag­gregazioni sociali. Dobbiamo imparare a scrutare ciò che avviene nel tessuto mole­colare di una società che custodisce riserve e fermenti di comunione, e spesso sente il bisogno di proteggersi dal chiasso superfi­ciale e dalla dispersione caratteristica della spettacolarizzazione di massa. In quei fer­menti troviamo, insieme a un segno di spe­ranza, l’invito a coltivare l’arte di rientrare in se stessi e scoprire inedite possibilità di incontro e di alleanza per trasformare dal di dentro una società che appare a volte insensata.

15 AGOSTO: Omelia del Card. Tettamanzi nella solennità dell'Assunta

Quante famiglie vivono isolate tra le proprie mura, nei propri progetti, perseguendo i propri interessi, sfuggendo alla relazione con i vicini di casa, con il quartiere, con le realtà associative del territorio, con la comunità cristiana, con chi domanda aiuto e sostegno o con le altre famiglie assetate di relazioni vere e significative.
Lo stesso purtroppo capita in alcuni gruppi, dove l’interesse che è al centro dell’associarsi è “privato”, esclusivamente corporativo, per tutelare interessi particolari e parziali, dove il bene dei singoli non è perseguito in relazione al bene comune dell’intera società, ma ricercato contrapponendosi ad altri, non di rado a scapito e a danno del bene altrui. Tanti sono gli esempi possibili, ricorro solo alla manifestazione estrema e attuale: non è questa la logica che anima le associazioni malavitose che operano nella nostra Città e nel suo hinterland?
E questo atteggiamento è altrettanto grave e dagli effetti altrettanto dannosi quando è realizzato da coloro dai quali invece ci si attenderebbe un contributo decisivo alla costruzione del bene comune: penso ad alcuni modi di vivere il “noi” tipico dell’esperienza dell’associarsi per fare politica, sindacato, impresa economica, servizio pubblico o - addirittura – ad alcuni modi di vivere l’esperienza ecclesiale… In apparenza si dichiara – come dovrebbe essere per natura e statuto - di essere a servizio degli altri, in realtà si considerano “gli altri” funzionali ai propri interessi, per sfamare il bisogno di potere, notorietà, ricchezza. Così, senza l’apporto di queste istituzioni al bene di tutti, la Città e il Paese non sono più guidati e sostenuti in un percorso ragionato e lungimirante di crescita complessivo, attento ai bisogni di tutti. Gli interessi dei singoli e dei singoli gruppi prevalgono violentemente, ferendo e disgregando le città, limitando la sua progettualità, esponendo ad ancora maggiori povertà e debolezza chi povero e debole lo è già.

 

[AGGIORNAMENTO: 17 agosto ore 13.15]

17 AGOSTO: Editoriale al vetriolo di Famiglia Cristiana

L’immagine che più si addice alla politica di questa torbida estate è il proverbiale campo di Agramante di ariostesca memoria, dove regna una discordia confusionaria e suicida, mentre il nemico (lo spettro della crisi) è alle porte. Dossier, minacce e ricatti velenosi volano come stracci, in un’Italia ridotta alle pezze. E con avversari da polverizzare, con ogni mezzo, perché il potere assoluto non ammette dissenso: non fa prigionieri, solo terra bruciata contro chi canta fuori dal coro.
Veleni e schizzi di fango volano ovunque. Con politici lontani dai problemi delle famiglie, che stentano a vivere, ogni giorno alle prese con povertà e disoccupazione, soprattutto giovanile. Settembre riserverà un brusco risveglio. La ripresa è debole, soggetta alla pesante concorrenza dei nuovi mercati dell’Estremo Oriente. A scuola, anche quest’anno, la campanella suonerà a vuoto per decine di migliaia di docenti precari. In attesa, da anni, di una sistemazione.
Il Paese che si avvia a celebrare l’unità d’Italia è stufo di duelli, insulti e regolamenti di conti. Una politica responsabile, che miri al bene comune, richiederebbe oggi, da tutti, un passo indietro, prima che il Paese vada a pezzi, e un’intesa di unità nazionale (e solidale) che restituisca ai cittadini il diritto di eleggersi i propri rappresentanti. Non più comparse da soap opera, ma persone di provata competenza e rigore morale. Minacciare il ricorso alla piazza o tirare a campare con una “tregua armata” non sana le profonde ferite di questi giorni. Tantomeno ridà credibilità a una politica offuscata da ampie zone d’ombra. Il Paese è paralizzato. Sotto ricatto. Leggi e favori, come al “mercato delle vacche”, sono oggetto di baratto: federalismo in cambio di intercettazioni. I dossier vanno e vengono dai cassetti, con minacce di “bombe esplosive” (ma chi sa, perché non parla già ora?). Manca, come ha scritto il presidente del Censis Giuseppe De Rita, «una cultura politica della complessità e del suo governo». S’è perso di vista il bene prioritario del Paese, come ha ammonito il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, nell’omelia dell’Assunta.
Anche la questione morale è ormai arma di contesa. Dalla politica “ad personam” siamo al “contra personam”. Ma la giusta esigenza di chiarezza vale per tutti. Sia per chi ha la pagliuzza che per chi ha la trave nell’occhio. La clava mediatica (o il “metodo Boffo”) contro chi mette a nudo il re è un terribile boomerang, in un Paese che affoga in una melma di corruzione, scandali e affari illeciti.
Disfattista non è chi avverte il pericolo e fa appello al senso etico, ma chi è allergico al rispetto di regole e istituzioni. Nel campo di Agramante italiano si alzano polveroni, utili solo a fini propagandistici. Per soddisfare la voglia d’una contesa elettorale che sbaragli, per sempre, l’opposizione. Come in passato, urge anche oggi l’appello di don Sturzo “ai liberi e forti”. Prima che sia troppo tardi.

 

17 AGOSTO: Editoriale di Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire

E ADESSO SI FERMINO LE CANNONATE D’AGOSTO

Non esiste autentico rispetto della volontà dei cittadini-elettori senza profondo e consape­vole rispetto per i ruoli e le funzioni di garanzia as­segnati alle Istituzioni repubblicane. Questo è il saggio equilibrio democratico che i padri costi­tuenti seppero costruire all’indomani della ditta­tura e della guerra e che poi – in particolare negli anni di quella troppo lunga transizione che con­tinuiamo a chiamare Seconda Repubblica – nes­suna evoluzione-manomissione è riuscita a can­cellare.
I poteri istituzionali non sono, naturalmente, uno “strumento” affidato all’arbitraria discrezionalità del detentore di turno sulle cui spalle grava, anzi, il dovere di un esemplare esercizio del rigore e del­la responsabilità, ma proprio per questo non pos­sono e non devono essere neanche trasformati nel bersaglio di smodate campagne di pressione, di sulfuree intemerate accusatorie e di continui ten­tativi di delegittimazione. Purtroppo – dopo l’u­scita dei finiani dal partito di maggioranza relati­va e il conseguente e definitivo conclamarsi della crisi del bipartitismo forzoso Pdl-Pd – è, invece, questa l’irrespirabile aria nella quale siamo im­mersi. E il polverone sta facendo perdere lucidità a più di un politico (anche di opposizione, ma so­prattutto di maggioranza). È di questo passo, però, che davvero si rischia di «tradire» la Costituzione, mortificando il Paese e le sue giuste attese.
Inevitabile e appropriata nella sua misurata fer­mezza è apparsa, perciò, la reazione giunta ieri dal Quirinale nei confronti di chi – un deputato del Pdl – era addirittura arrivato ad accusare il presi­dente Napolitano di «tradimento» costituzionale per aver dato voce a preoccupazioni ampiamen­te sentite, richiamato i suoi propri doveri e ricor­dato in modo severo e appassionato quelli del­l’intera classe dirigente verso la comunità nazio­nale.
Non sappiamo ancora se la crisi politica nella qua­le siamo indubitabilmente immersi sfocerà in u­na crisi di governo e di legislatura proprio nel mo­mento in cui di più servirebbe una salda e chiara capacità di direzione per affrontare passaggi cru­ciali nella difficile risalita della china della crisi e­conomica. Ma sappiamo che alle crisi politica ed economica (certe e da risolvere) nonché alla crisi di governo (possibile e non auspicabile), non si può assolutamente aggiungere anche una quarta crisi, di natura istituzionale.
Chi ha responsabilità politica smetta, dunque, di farsi usare nell’irresponsabile gioco delle canno­nate d’agosto che ha cultori scriteriati e recidivi. Sembrano fuochi d’artificio, ma fanno a pezzi ciò che vale.

 
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SIMONE E IRENE: BUON FERRAGOSTO DALLA THAILANDIA

Post n°943 pubblicato il 16 Agosto 2010 da Giuranna
 

Tempio buddista Wat Mahathat, Bangkok

 

Di recente ha parlato di loro l'Osservatore Romano (6 agosto), un mese prima lo aveva fatto l'Avvenire (11 luglio: cronaca di Milano). Ma i resoconti della carta stampata sono ovviamente più distaccati dei messaggi diretti. Ecco dunque le ultime notizie arrivate ieri da Simone e Irene:

Ciao a tutti, buon Ferragosto!

La Parrocchia di Nostra Signora della Misericordia è in festa per la solennità dell'Assunta ed anche noi ci siamo recati in processione con in mano una rosa da donare alla Madonna durante una cerimonia molto raccolta.

Ci scusiamo per aver rallentato i nostri aggiornamenti da diverse settimane, tuttavia i messaggi di amici e conoscenti ed il pensiero di rimetterci in contatto ci hanno permesso (e ci permettono ogni giorno) di vivere la nostra presenza con un'attenzione particolare per raccontarvi... appena ci sarà possibile.

Ebbene questi sono giorni di Festa anche qui e finalmente abbiamo potuto riposare e pensare un po' alla nostra dimensione di famiglia con un 'progetto' rivolto prima di tutto all'incontro con gli altri...

Il 12 di agosto qui è la Festa della Mamma (dal momento che e' il compleanno della Regina Sirikit, che quest'anno ha compiuto ben 78 anni) e, su consiglio delle Autorità, tutte le scuole hanno fatto 'ponte', consentendoci quindi una pausa di qualche giorno.

La situazione socio-politica ci sembra immutata dopo lo sgombero e la resa delle camicie rosse (e dei relativi vertici) tuttavia non abbiamo informazioni più precise circa eventuali sviluppi. La gente di qui manifesta a volte appoggio, a volte palese avversione verso le 'camicie rosse' quindi non è facile capire cosa stia accadendo veramente e comunque praticamente non se ne parla.

La scuola procede regolarmente verso la fine del semestre, prevista per fine settembre. Il periodo degli esami è stato piuttosto impegnativo per la preparazione, la correzione e la riproposizione dei test agli studenti che hanno ottenuto risultati scadenti. Qui chi fallisce le prove d'esame deve rifarle (stesso test o test differente, non importa) finché non le supera e questo francamente mette un po' in crisi un sistema basato sulla meritocrazia (pur con tutti i limiti) cui siamo abituati... dove chi sbaglia potrà far meglio, ma solo la prossima volta... C'è poi da dire che questo sistema è in vigore fin dalla prima elementare (anche Luca ha sostenuto i suoi primi esami!) e mi chiedo l'effettiva utilità di un sistema (apparentemente) quantitativo che lascia poco spazio agli aspetti educativi e formativi piuttosto che meramente didattici...


I bambini sono sempre più 'integrati' ed interagiscono con i loro amici e le insegnanti (anche se pensiamo: "chissà cosa mai si diranno ed in che lingua..."), Franci canticchia spesso in thai ed inglese mentre Luca sempre più frequentemente si esprime con frasi contenenti parole delle due lingue mescolate fra loro. Le insegnanti sono sempre molto accoglienti e ci tengono costantemente informati dei progressi dei bambini, tanto che le nostre perplessità iniziali sono sempre meno preoccupanti.

Abbiamo saputo di alcune novità qui nella Missione e nella Parrocchia, infatti Padre Angelo, di ritorno dalle vacanze in Italia nei prossimi giorni, è stato destinato all'Italia, pertanto resterà qui solo poche settimane per ritornare definitivamente in Patria; per Padre Raffaele è in scadenza il mandato di Responsabile della Delegazione PIME di Thailandia-Cambogia-Myanmar e sono in corso le elezioni per il conferimento dell'incarico ad un altro Padre; nei prossimi mesi arriveranno in parrocchia altre Famiglie missionarie aderenti al Movimento dei Neocatecumenali provenienti dalla Spagna e dalla Polonia e vivranno come noi ed altri già presenti, l'impegno dell'inserimento; recentemente sono stati incaricati nuovi Ministri del Lettorato (con tanto di consegna del diploma durante la Messa), incarico che qui è vissuto con molta attenzione e cura da parte dei sacerdoti. I lettori sono infatti tutti preparati dopo un corso che si svolge in Diocesi a Bangkok.

Il pancione di Irene è sempre più 'impegnativo' ma stanno entrambi molto bene, mercoledì prossimo effettueremo un'altra ecografia e vi informeremo dei progressi, tuttavia a parte un po' di fatica per il caldo e qualche scala da salire, va tutto bene e ci auguriamo che si prepari un parto sereno come per Luca e Francesca.

La gravidanza di Irene è già adesso un'opportunità di incontro perché le persone che chiedono notizie, il sesso, quando nascerà, dove nascerà... sono un modo per praticare la lingua (che fa lenti progressi) ma soprattutto per capire cosa conti veramente e renderci conto che la Vita ha un valore inestimabile al di là delle culture, dei colori e delle razze...

Cari Giovanni e Cristina, siamo felici per la notizia del vostro prossimo incontro con Bienvenu e possiamo immaginare la gioia e l'emozione di questa esperienza e di un 'ritorno in Africa' che pensiamo possa avere tanti significati per la vostra famiglia e per la comunita' intera...

Vi abbracciamo forte e ci auguriamo che stiate bene e che siano giorni di meritato riposo, salutate tutti gli amici da parte nostra, grazie ancora per le vostre preghiere ed i pensieri buoni,

       a presto,

             Simone, Irene e pargoli

 

«La misura dell'amore è amare senza misura.»
Sant'Agostino

 
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L'ASSUNTA IN CIELO E LE NOSTRE RESPONSABILITA' NELLA STORIA

Post n°942 pubblicato il 15 Agosto 2010 da Giuranna
 

Tiziano, Assunta (Chiesa dei Frari, Venezia, 1518)

 

Il 15 agosto non è una data qualsiasi per chi conosce un po' Giorgio La Pira (1904-77).

Per il sindaco santo di Firenze Maria assunta in cielo rappresenta infatti, in modo sintetico, il punto di arrivo della "lievitazione cristiana di tutti i popoli, di tutte le nazioni e di tutte le civiltà della terra".

Per questo, proprio oggi mi piace riproporre alcuni pensieri di La Pira maturati tra il 1943 e il 1945 quando egli, ricercato dalla polizia fascista, si era rifugiato a Roma in casa di monsignor Montini, il futuro papa Paolo VI. In questo periodo tenne corsi di dottrina sociale all’università Lateranense nei quali sottolineava l’urgenza, per i laici cristiani, di passare dalla preghiera all’impegno sociale.

Nel 1945, due mesi dopo la fine della guerra, Giorgio La Pira pubblicò presso la casa editrice dell'Azione Cattolica il volumetto La nostra vocazione sociale: "era una precisa scelta di campo dell’organizzazione, determinata a indicare ai suoi aderenti la necessità di dedicarsi alla costruzione dello stato democratico".

Il 2 giugno 1946 fu eletto all'Assemblea Costituente nelle liste della Democrazia Cristiana.


 

Oggi viviamo certamente in un'epoca diversa, ma per vari aspetti ci troviamo posti nuovamente di fronte al compito di ricostruire lo stato democratico.

In questa fase delicata è necessario che tra i laici cattolici maturi una chiara consapevolezza: è tempo di uscire dal letargo e riscoprire l'impegno civile e politico, occorre rivitalizzare le dinamiche democratiche, servono persone coraggiose e di valore disposte a mettersi in gioco per il bene comune!

Lascio la parola a Giorgio La Pira (La nostra vocazione sociale, 1945):

Fratello che leggi, io ho bisogno di trattare con te oggi alcuni punti che concernono certi lati essenziali della nostra vocazione cristiana.
Si tratta di domande che rinascono spesso nel mio e nel tuo cuore. La prospettiva nella quale queste domande si inseriscono è quella attuale del mondo: comprenderai; noi siamo in questo mondo, anche se la grazia di Cristo ci ha sottratto al suo imperio; non solo: ma che significa: «Voi siete il sale della terra? Voi siete la luce del mondo?». Che significa l'equiparazione al lievito, al seme e così via? Significa che abbiamo una missione trasformante da compiere; significa che per opera del nostro sacrificio amoroso, reso efficace dalla grazia di Cristo, noi dobbiamo mutare - quanto è possibile - le strutture di questo mondo per renderle al massimo adeguate alla vocazione di Dio (adveniat regnum Tuum sicut in coelo et in terra).

Siamo dei laici: cioè delle creature inserite nel corpo sociale, poste in immediato contatto con le strutture della città umana: siamo padri di famiglia, insegnanti, operai, impiegati, industriali, artisti commercianti, militari, uomini politici, agricoltori e così via; il nostro stato di vita ci fa non solo spettatori ma necessariamente attori dei più vasti drammi umani. Come possiamo sottrarci ai problemi che hanno immediata relazione con la nostra opera? L'educazione dei figli, l'insegnamento della verità o dell'errore, il contrasto fra capitale e lavoro, l'oppressione del tecnicismo industriale, il valore dell'espressione artistica, l'onestà del traffico, le tragedie della guerra, le strutture dello stato (oppressive o umane?), i problemi dell'educazione agricola e così via.

Cosa c'è da fare? Si resta davvero come stupiti quando, per la prima volta, si rivela alla nostra anima l'immenso campo di lavoro che Dio ci mette davanti: messis quidem multa; c'è da trasformare in senso cristiano tutti questi vastissimi settori dell'azione umana che sono in tanta parte sottratti alla influenza della grazia di Cristo!

Il nostro «piano» di santificazione è sconvolto: noi credevamo che bastassero le mura silenziose dell'orazione! Credevamo che chiusi nella fortezza interiore della preghiera noi potevamo sottrarci ai problemi sconvolgitori del mondo; e invece nossignore; eccoci impegnati con una realtà che ha durezze talvolta invincibili; una realtà che ci fa capire che non è una pia espressione l'invito di Gesù: nel mondo avrete tribolazioni; prendi la tua croce e seguimi.
Bisogna lasciare – pur restandovi attaccato col fondo del cuore –  l’orto chiuso dell’orazione. L’orazione non basta; non basta la vita interiore; bisogna che questa vita si costruisca dei canali esterni destinati a farla circolare nella città dell’uomo. Bisogna trasformarla la società!

La città umana sganciata da Cristo invoca, coi suoi stessi tragici eventi, una energica «politica di intervento» da parte dei cristiani più consapevoli della loro vocazione apostolica.

Ora la domanda iniziale chiarisce la sua portata: c'è per ciascuno di noi, una responsabilità da riconoscere ed un impegno da assumere?  Abbiamo veramente compreso che la «perfezione» individuale non disimpegna da quella collettiva? Che la vocazione cristiana è un carico, dolce perché cristiano, che comanda di spendersi senza risparmio per gli altri?

Problemi umani; problemi cristiani; homo sum nihil humani a me alienum puto; niente esonero, per nessuno.

Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa 'brutta'! No: l'impegno politico - cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico - è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.

La 'riconquista' che il cristianesimo è oggi chiamato a fare è proprio questa: la riconquista del corpo sociale. Bisogna ricondurlo a Cristo questo corpo sociale che da Cristo si è gradualmente staccato, e lo si riconquista facendolo migliore nelle sue strutture, facendone - quanto è possibile! - uno specchio temporale di quella fraternità soprannaturale e di quella paternità divina che sono il limite ideale - e come la stella orientatrice - della società cristiana!

 

Per approfondire: visita il sito della Fondazione La Pira da cui ho tratto alcune informazioni biografiche e il testo proposto.

 
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NEL RITO AMBROSIANO OGGI E' DOMENICA, L'ASSUNTA E' DOMANI

Post n°941 pubblicato il 15 Agosto 2010 da Giuranna
 

 

Quest'anno, a Ferragosto, Milano si differenzia dal resto del mondo.

La solennità dell'Assunzione al cielo di Maria (15 agosto) nella Diocesi di Milano si festeggerà domani perché, secondo il rito ambrosiano, la domenica (festa del Signore) prevale sulle feste della Madonna e dei Santi.

Eppure... stamattina il cardinale Tettamanzi ha celebrato in Duomo il Pontificale dell'Assunta, trasmesso in diretta sul portale della Diocesi.

Per saperne di più visita il sito della Diocesi.

 

*   *   *


Confesso che mi ha fatto impressione ascoltare le letture bibliche della XII domenica dopo Pentecoste: assedio di Gerusalemme, saccheggio e distruzione del Tempio, demolizione delle mura della Città Santa, esilio a Babilonia... E Gesù nel vangelo rincara la dose: «Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te...». E parlando del Tempio ricostruito da Erode: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta».

Sembrano parole stonate a Ferragosto...



 

Eppure, in questo modo la liturgia ci invita a cogliere l'essenziale dell'esperienza religiosa: il Tempio (che pure era il centro della vita ebraica) non è il cuore della fede, anzi - come spesso hanno denunciato i profeti e Gesù - può esistere devozione al Tempio e assoluta lontananza da Dio ("Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me!" Is 29,13 e Mc 7,6).

Queste letture insomma sono un monito per tutti.

Specialmente per chi si proclama difensore delle tradizioni cristiane e, nei fatti, non prende sul serio le parole di Gesù.

 
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