Creato da Giuranna il 05/07/2008
Blog di Giovanni Giuranna - consigliere comunale della lista civica Insieme per cambiare di Paderno Dugnano

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La scommessa è un blog di Paderno Dugnano Responsabile Giovanni Giuranna (da giugno 2014 consigliere comunale per la lista civica Insieme per cambiare).

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Messaggi del 15/08/2010

L'ASSUNTA IN CIELO E LE NOSTRE RESPONSABILITA' NELLA STORIA

Post n°942 pubblicato il 15 Agosto 2010 da Giuranna
 

Tiziano, Assunta (Chiesa dei Frari, Venezia, 1518)

 

Il 15 agosto non è una data qualsiasi per chi conosce un po' Giorgio La Pira (1904-77).

Per il sindaco santo di Firenze Maria assunta in cielo rappresenta infatti, in modo sintetico, il punto di arrivo della "lievitazione cristiana di tutti i popoli, di tutte le nazioni e di tutte le civiltà della terra".

Per questo, proprio oggi mi piace riproporre alcuni pensieri di La Pira maturati tra il 1943 e il 1945 quando egli, ricercato dalla polizia fascista, si era rifugiato a Roma in casa di monsignor Montini, il futuro papa Paolo VI. In questo periodo tenne corsi di dottrina sociale all’università Lateranense nei quali sottolineava l’urgenza, per i laici cristiani, di passare dalla preghiera all’impegno sociale.

Nel 1945, due mesi dopo la fine della guerra, Giorgio La Pira pubblicò presso la casa editrice dell'Azione Cattolica il volumetto La nostra vocazione sociale: "era una precisa scelta di campo dell’organizzazione, determinata a indicare ai suoi aderenti la necessità di dedicarsi alla costruzione dello stato democratico".

Il 2 giugno 1946 fu eletto all'Assemblea Costituente nelle liste della Democrazia Cristiana.


 

Oggi viviamo certamente in un'epoca diversa, ma per vari aspetti ci troviamo posti nuovamente di fronte al compito di ricostruire lo stato democratico.

In questa fase delicata è necessario che tra i laici cattolici maturi una chiara consapevolezza: è tempo di uscire dal letargo e riscoprire l'impegno civile e politico, occorre rivitalizzare le dinamiche democratiche, servono persone coraggiose e di valore disposte a mettersi in gioco per il bene comune!

Lascio la parola a Giorgio La Pira (La nostra vocazione sociale, 1945):

Fratello che leggi, io ho bisogno di trattare con te oggi alcuni punti che concernono certi lati essenziali della nostra vocazione cristiana.
Si tratta di domande che rinascono spesso nel mio e nel tuo cuore. La prospettiva nella quale queste domande si inseriscono è quella attuale del mondo: comprenderai; noi siamo in questo mondo, anche se la grazia di Cristo ci ha sottratto al suo imperio; non solo: ma che significa: «Voi siete il sale della terra? Voi siete la luce del mondo?». Che significa l'equiparazione al lievito, al seme e così via? Significa che abbiamo una missione trasformante da compiere; significa che per opera del nostro sacrificio amoroso, reso efficace dalla grazia di Cristo, noi dobbiamo mutare - quanto è possibile - le strutture di questo mondo per renderle al massimo adeguate alla vocazione di Dio (adveniat regnum Tuum sicut in coelo et in terra).

Siamo dei laici: cioè delle creature inserite nel corpo sociale, poste in immediato contatto con le strutture della città umana: siamo padri di famiglia, insegnanti, operai, impiegati, industriali, artisti commercianti, militari, uomini politici, agricoltori e così via; il nostro stato di vita ci fa non solo spettatori ma necessariamente attori dei più vasti drammi umani. Come possiamo sottrarci ai problemi che hanno immediata relazione con la nostra opera? L'educazione dei figli, l'insegnamento della verità o dell'errore, il contrasto fra capitale e lavoro, l'oppressione del tecnicismo industriale, il valore dell'espressione artistica, l'onestà del traffico, le tragedie della guerra, le strutture dello stato (oppressive o umane?), i problemi dell'educazione agricola e così via.

Cosa c'è da fare? Si resta davvero come stupiti quando, per la prima volta, si rivela alla nostra anima l'immenso campo di lavoro che Dio ci mette davanti: messis quidem multa; c'è da trasformare in senso cristiano tutti questi vastissimi settori dell'azione umana che sono in tanta parte sottratti alla influenza della grazia di Cristo!

Il nostro «piano» di santificazione è sconvolto: noi credevamo che bastassero le mura silenziose dell'orazione! Credevamo che chiusi nella fortezza interiore della preghiera noi potevamo sottrarci ai problemi sconvolgitori del mondo; e invece nossignore; eccoci impegnati con una realtà che ha durezze talvolta invincibili; una realtà che ci fa capire che non è una pia espressione l'invito di Gesù: nel mondo avrete tribolazioni; prendi la tua croce e seguimi.
Bisogna lasciare – pur restandovi attaccato col fondo del cuore –  l’orto chiuso dell’orazione. L’orazione non basta; non basta la vita interiore; bisogna che questa vita si costruisca dei canali esterni destinati a farla circolare nella città dell’uomo. Bisogna trasformarla la società!

La città umana sganciata da Cristo invoca, coi suoi stessi tragici eventi, una energica «politica di intervento» da parte dei cristiani più consapevoli della loro vocazione apostolica.

Ora la domanda iniziale chiarisce la sua portata: c'è per ciascuno di noi, una responsabilità da riconoscere ed un impegno da assumere?  Abbiamo veramente compreso che la «perfezione» individuale non disimpegna da quella collettiva? Che la vocazione cristiana è un carico, dolce perché cristiano, che comanda di spendersi senza risparmio per gli altri?

Problemi umani; problemi cristiani; homo sum nihil humani a me alienum puto; niente esonero, per nessuno.

Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa 'brutta'! No: l'impegno politico - cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico - è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.

La 'riconquista' che il cristianesimo è oggi chiamato a fare è proprio questa: la riconquista del corpo sociale. Bisogna ricondurlo a Cristo questo corpo sociale che da Cristo si è gradualmente staccato, e lo si riconquista facendolo migliore nelle sue strutture, facendone - quanto è possibile! - uno specchio temporale di quella fraternità soprannaturale e di quella paternità divina che sono il limite ideale - e come la stella orientatrice - della società cristiana!

 

Per approfondire: visita il sito della Fondazione La Pira da cui ho tratto alcune informazioni biografiche e il testo proposto.

 
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NEL RITO AMBROSIANO OGGI E' DOMENICA, L'ASSUNTA E' DOMANI

Post n°941 pubblicato il 15 Agosto 2010 da Giuranna
 

 

Quest'anno, a Ferragosto, Milano si differenzia dal resto del mondo.

La solennità dell'Assunzione al cielo di Maria (15 agosto) nella Diocesi di Milano si festeggerà domani perché, secondo il rito ambrosiano, la domenica (festa del Signore) prevale sulle feste della Madonna e dei Santi.

Eppure... stamattina il cardinale Tettamanzi ha celebrato in Duomo il Pontificale dell'Assunta, trasmesso in diretta sul portale della Diocesi.

Per saperne di più visita il sito della Diocesi.

 

*   *   *


Confesso che mi ha fatto impressione ascoltare le letture bibliche della XII domenica dopo Pentecoste: assedio di Gerusalemme, saccheggio e distruzione del Tempio, demolizione delle mura della Città Santa, esilio a Babilonia... E Gesù nel vangelo rincara la dose: «Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te...». E parlando del Tempio ricostruito da Erode: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta».

Sembrano parole stonate a Ferragosto...



 

Eppure, in questo modo la liturgia ci invita a cogliere l'essenziale dell'esperienza religiosa: il Tempio (che pure era il centro della vita ebraica) non è il cuore della fede, anzi - come spesso hanno denunciato i profeti e Gesù - può esistere devozione al Tempio e assoluta lontananza da Dio ("Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me!" Is 29,13 e Mc 7,6).

Queste letture insomma sono un monito per tutti.

Specialmente per chi si proclama difensore delle tradizioni cristiane e, nei fatti, non prende sul serio le parole di Gesù.

 
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