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Scommettiamo?
Paderno e il Villaggio Ambrosiano sono quartieri diversi ma non tanto da non poter camminare insieme!
Varie cose li uniscono: le due scuole dell'infanzia e le due elementari appartengono all'I.C. De Marchi, le due parrocchie dal 1° settembre 2007 formano un'unica Comunità Pastorale con un solo parroco.
La nostra scommessa è che possiamo crescere insieme, valorizzando le rispettive risorse e potenzialità.
VITTORIA!!!
La scommessa è un blog di Paderno Dugnano Responsabile Giovanni Giuranna (da giugno 2014 consigliere comunale per la lista civica Insieme per cambiare).
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Messaggi del 10/10/2010
Invece di andare avanti l'Amministrazione padernese va indietro. E con lei, purtroppo, la nostra città.
E' questa, in breve, la denuncia dei Verdi che accusano la Giunta di aumentare i costi per la gestione dei rifiuti solidi urbani riducendo peraltro l'impegno per la raccolta differenziata.
Sul blog Padernoforum trovi il comunicato stampa dei Verdi nel quale sono riportati i numeri e i dati concreti dell'operazione.
A questo problema se ne aggiunge un altro.
Sempre secondo i Verdi, a Paderno Dugnano le politiche giovanili fanno acqua: a ottobre inoltrato non sono ancora riprese le attività del Carcatrà e non si sa se la Ludoteca riaprirà i battenti. Per di più, la convenzione con il C.A.G Contro-mano scade a fine 2010 e per ora non si parla di rinnovo.
In questa situazione... l'Assessore alle politiche giovanili Laura Caldan è, di fatto, un fantasma.
Leggi i particolari sul sito dei Verdi.
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La Regione Lombardia si sta avviando verso una nuova legge regionale antimafia: leggi l'articolo su Liberainformazione.
Guarda anche il comunicato stampa sul sito del Consiglio Regionale.
Dal blog del consigliere regionale Fabio Pizzul (PD) segnalo questo breve video:
Consiglio straordinario sulle infiltrazioni
della malavita organizzata in Lombardia: il dibattito
L’approvazione unanime del documento sottoscritto da consiglieri di tutti i gruppi è giunta al termine di un lungo dibattito che si è aperto con l’intervento del capogruppo del PD Luca Gaffuri (PD). La penetrazione della malavita organizzata in Lombardia -ha detto Gaffuri- “si manifesta a più livelli” e perciò c’è la necessità di “dare un messaggio chiaro, con il rafforzamento del controllo sulle decisioni pubbliche, azioni di formazione specifica e di sensibilizzazione culturale, oltre che provvedimenti per rendere sostenibile, per gli enti locali, la riconversione dei beni confiscati alla mafia.”
Ha detto Paolo Valentini, capogruppo PdL: “Non ci interessano atteggiamenti sensazionali ma solo dialoghi costruttivi fondati sulla premessa che nessuno è colpevole finchè non è dimostrato il contrario. A noi interessa un approccio legislativo corretto. Ci impegniamo a capire cosa può fare il Consiglio regionale per dare un segnale forte nella lotta alla criminalità organizzata”.
Per Mario Barboni (PD) “bisogna svolgere un’azione etica, ma prima ancora civile, in una Regione forte che non ha certo basato la sua crescita su accordi con la mafia, ma che ora ne subisce le infiltrazioni. Da qui l’importanza di un contributo legislativo a sostegno della magistratura”.
“La miglior risposta del Consiglio regionale -ha detto il capogruppo UdC Gianmarco Quadrini- è quella di un fronte comune che lavori per un progetto di legge che fornisca gli strumenti utili e necessari ad affrontare efficacemente la criminalità organizzata. Da una parte, quindi, collaborazione con gli enti e le associazioni che lottano contro la mafia e dall’altra sostegno alla vittime dell’illegalità”.
Nel suo intervento Giulio Cavalli (IdV) ha affermato che “il problema delle infiltrazioni mafiose in Lombardia non ha bisogno di allarmismi né di sensazionalismi”. “Servono meno sedute straordinarie del Consiglio regionale -ha aggiunto Cavalli- e più lavoro quotidiano”. “La criminalità organizzata riesce ad esistere laddove la politica le lascia spazio. I 300 arresti del luglio scorso raccontano che le mafie in Lombardia esistono, ma anche che sul nostro territorio ci sono migliaia di fiancheggiatori e di indifferenti. Oggi, tutti insieme, dobbiamo lanciare un messaggio forte alla criminalità organizzata: per loro in Lombardia non c’è più spazio”.
Chiara Cremonesi (SeL) ha detto: “La seduta odierna è occasione di dialogo importante su un fenomeno che è realtà anche nella nostra Regione. Lo sbaglio della Lombardia è stato quello di non trattare la questione delle mafie e della criminalità organizzata come un’emergenza. Il nostro impegno istituzionale deve essere dunque sul piano politico, sociale e culturale”.
Stefano Galli, capogruppo LN, ha citato alcuni dati che descrivono l’azione di argine alle mafie: “Fra il 2008 e il 2010 sono stati assicurati alla giustizia ben 26 dei 30 latitanti più ricercati; e 56 dei 100 mafiosi più pericolosi. Dall’inizio della legislatura le porte del carcere si sono spalancate per 6580 mafiosi. E importanti risultati ha portato l’aggressione ai patrimoni delle mafie. Sono dati questi che rendono giustizia all’azione del Governo e crediamo sia necessario continuare sulla strada segnata dal Ministro Maroni che ha dimostrato con fatti concreti che è possibile colpire mortalmente la malavita organizzata”.
“Auspico che da questa seduta -ha detto l’assessore Stefano Maullu (PdL)- emerga un documento unitario e concorde di condanna a ogni forma di malaffare. L’intero Consiglio deve essere unito nel dichiarare con forza la volontà di combattere con coraggio e senza sconti ogni forma malavitosa”.
Carlo Spreafico (PD), Consigliere Segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio ha dichiarato: “La lotta alla mafia passa anche attraverso meno burocrazia inutile, più efficienza, meno intermediazioni, meno lavoro nero. Gli appalti basati sul massimo sconto sono un terreno di cultura per l’illegalità. L’Ufficio di Presidenza ritiene giusto patrocinare le iniziative della Carovana Antimafia, e in particolare il convegno che ha promosso, e per quell’occasione deve essere pronta la legge regionale”.
Per Valerio Bettoni (UdC) “bisogna costruire una coscienza civica e fare chiarezza nelle istituzioni, sorvegliare le procedure di gara per gli appalti pubblici, per allontanare gli interessi mascherati “. Bettoni ha ricordato anche la proposta di una Consulta permanente dei Consigli provinciali, da tempo avanzata dalla sua formazione politica.
“Si deve fare tutti insieme un’azione culturale –ha detto Alessandro Alfieri (Pd)- un passo in avanti, senza primogeniture, per mettere all’angolo le infiltrazioni che stanno prendendo piede. Lo Stato è presente e la società lombarda è sana, anche se oggi forse un poco addormentata e va risvegliata somministrandole i necessari anticorpi.”
Secondo Massimiliano Romeo (LN) “è necessario andare al di là delle dichiarazioni d’intenti, ma promuovere azioni concrete, attraverso strumenti legislativi che, per esempio, sostengano le Polizie provinciali”
Per Rienzo Azzi (PdL) bisogna fare attenzione ai “discorsi con i quali si tende a delegittimarsi vicendevolmente, minando l’autorevolezza delle istituzioni” e vanificando lo sforzo di resistenza alle pressioni della criminalità “La legge regionale che si intende formulare -ha detto Azzi- per essere efficace, deve essere messa a punto entro una data certa anche valendosi del Consiglio e della collaborazione dei professionisti della lotta alle mafie”
Il consigliere Maurizio Martina (PD) ha esordito menzionando Angelo Vassallo, “straordinario Sindaco normale” e si è chiesto come reagisce l’Istituzione ad una “condizione anomala per la tradizione di queste terre e alla pervasività inedita di questi fenomeni, che toccano sanità, territorio, commercio, servizi” e di fronte ai quali si deve provocare una reazione civile, politica, istituzionale. Martina ha anche rimarcato l’assenza del Presidente Formigoni.
Francesco Patitucci (IdV) ha detto che esistono “politiche nazionali che possono favorire l’espandersi delle componenti criminali della società” (ha fatto riferimento per esempio ai tagli di fondi per le forse dell’ordine o ai provvedimenti sulle intercettazioni). “Non facciamo l’errore di criminalizzare una parte del Paese- ha detto anche- In tempo di globalizzazione, la delinquenza non ha confini geografici”.
Carlo Borghetti (PD), illustrando le proposte del Pd poi inserite nell’ordine del giorno unitario, ha dichiarato: “Nostro auspicio è che i lavori si chiudano con un documento condiviso perché è importante che su temi come questi vi sia la massima collaborazione”.
Angelo Ciocca (LN) ha ripercorso la sua vicenda personale, precisando di non aver mai ricevuto alcun avviso di garanzia: “Nonostante questo sono stato sottoposto a una gogna mediatica durata mesi”. Il consigliere ha poi reso pubblici i contenuti di una nota inviata a suo tempo a tutti i consiglieri regionali in cui spiegava la sua estraneità ai fatti contestati.
Sante Zuffada (PdL) si è soffermato sull’importanza di una politica “trasparente” e fondata su una irreprensibile “etica comportamentale”. “Dobbiamo essere garantisti – ha detto - ma anche severi nel giudicare i casi di infiltrazione mafiosa”.
Enrico Marcora (UdC) ha dichiarato: “Le brutte notizie sul lavoro e l’occupazione rischiano di far maturare tra la gente l’idea che la lotta alla mafie è inutile. Mentre non bisogna dimenticare che proprio la criminalità usa queste situazioni di crisi e debolezza della collettività per crescere e arricchirsi”.
Giuseppe Villani (PD) ha esortato il Consiglio a “votare un documento condiviso e unitario che tenga alto il dibattito politico e di merito. Le istituzioni -ha continuato Villani- devono dimostrare un forte senso di responsabilità”.
Prima del voto sono intervenuti per dichiarazioni di voto tre consiglieri. Stefano Zamponi (IdV) ha detto: “Approvando questo testo facciamo una precisa scelta di mettere al bando la criminalità organizzata e prendiamo posizione senza abbandonarci a strumentalizzazioni politiche. A questo punto ci auguriamo che il Progetto di legge venga approvato rapidamente”.
“Quando abbiamo chiesto un Consiglio straordinario sulle infiltrazioni mafiose -ha dichiarato Maurizio Martina (PD)- avevamo l’obiettivo di arrivare a un testo condiviso e a una legge quadro. Il voto di oggi è solo un punto di partenza”.
Infine Paolo Valentini (PdL) ha detto “Sono soddisfatto del contenuto del testo che è essenziale ed esprime una posizione chiara e unanime del Consiglio regionale. Era importante mostrare unità nella lotta a una piaga che è sociale, economica e di ordine pubblico. E le Istituzioni sono chiamate a combatterla con coraggio”.
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E' di nuovo domenica.
Per i cristiani è il giorno della libertà, pagata a caro prezzo dall'unico vero Liberatore.
Ma quanti imbrogli e quante contraffazioni si nascondono dietro la parola "libertà"!
Vi propongo alcune riflessioni fortemente provocatorie di don Angelo Casati (tratte da un suo articolo sull'ultimo numero di Mosaico di Pace):
E sento, soffro sulla pelle a incisione la ferita della menzogna, la menzogna circa la libertà. Soffro lo svilimento, l'estenuazione, la sconsacrazione di una parola che è sacra, fatta oggetto di prostituzione. Scrivono libertà su ogni dove, perfino sul nome dei partiti, antichi e nuovi, proprio là dove è trasalimento di paura a ogni sussulto pur minimo di indipendenza, là dove è in sospetto il libero pensare e il libero comunicare.
C'è dunque nelle stanze alte del potere, anche se non confessata, una paura della libertà. Che non è solo di oggi. Chi di noi ha più anni sulle spalle ricorda come non raramente si giustificasse l'imposizione di regole dall'alto o una cieca obbedienza con il fatto che il popolo, la gente semplice — si diceva — è lontana dall'essere matura e dunque va indirizzata. Conseguenza fu la crescita di uomini e donne dipendenti, che pensavano di essere virtuosi, affidando la navigazione della coscienza e dell'intelligenza ad altri.
La libertà fa paura a chi sogna un potere assoluto. Meglio avere vassalli obbedienti, accoliti del nulla, esecutori plaudenti, meglio una massa pilotabile e acclamante che un popolo maturo di pensanti e resistenti.
E, confessiamolo, non sempre abbiamo avuto e abbiamo occhi e vigilanza per questo esproprio strisciante della libertà. Le lusinghe del potere sono altamente seduttive. A tal punto la loro fascinazione che a volte neppure ci si accorge che per un pugno di vantaggi si è sul punto di vendere la libertà. Con esiti di raccapriccio, perché un popolo della dipendenza non può che prefigurare panorami di disgusto.
Può succedere purtroppo che perfino all'interno degli spazi ecclesiali a volte la sensazione sia di vivere in un regime di libertà vigilata. Succede quando la libertà viene evocata più per mettere in guardia dalle sue possibili derive che per annunciarne la bellezza e la forza, bellezza e forza di un messaggio che trascina, fa alzare il capo e sprigiona vento di insurrezione, di indipendenza dai mille faraoni che pretendono sudditi devoti.
Ci accomuna una vocazione, quella ad essere donne e uomini liberi. Sì, una vocazione. Di tutti. Come dirà Paolo nella lettera ai Galati: "Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà" (Gal 5,13). E ancora: "Cristo ci ha liberati per una vita di libertà" (Gal 5,1).
Mi chiedo se quando entriamo negli spazi del vivere quotidiano, nel confronto con le donne e gli uomini del nostro tempo, l'immagine che diamo sia quella della libertà dello Spirito o quella di coloro che sono preoccupati di porre paletti o di disegnare recinti. Diamo una notizia buona?
Mi suonano lontane, quanto lontane, le parole che Paolo VI — e volevano essere parole profetiche — pronunciò in un'udienza generale, il 9 luglio 1969. Diceva: "Il nostro tempo di cui il Concilio si fa interprete e guida, reclama libertà. Avremo un periodo nella vita della Chiesa, perciò nella vita di ogni figlio della Chiesa, di maggiore libertà, cioè di minori obbligazioni legali e minori inibizioni interiori. Sarà ridotta la disciplina formale, abolita ogni arbitraria intolleranza, ogni assolutismo, sarà semplificata la legge positiva, temperato l'esercizio dell'autorità, sarà promosso il senso di quella libertà cristiana che tanto interessò la prima generazione cristiana, quando si seppe esonerata dalla legge mosaica e dalle sue complicate prescrizioni rituali".
Commentava Enzo Bianchi: "Sono parole di un Papa, del Papa che ha chiuso il Concilio. Oggi ci paiono distanti e quasi non più ripetibili senza destare sospetti, nella nuova situazione ecclesiale che si è delineata. Sono parole di cui occorre fare memoria". Da fissare a memoria con le parole di Paolo: "Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù" (Gal 5 ,1). Da niente e da nessuno. E sia vento di libertà sui nostri volti smunti.
Leggi tutto l'articolo di don Angelo Casati.
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