IN NOME DEI DIRITTI

Il Libero Arbitrio in fondo al pozzo


Siamo emotivi. Sull’onda di accadimenti che turbano le nostre coscienze, siamo tutti pronti a parlare, quasi mai a fare. Negli ultimi anni si è acceso il dibattito italiano sull’eutanasia, sulla morte dolce, sul testamento biologico. A volte mi domando: che strano, sono un uomo libero, nato in una nazione libera, eppure sul mio libero arbitrio dibattono il Clero, i Politici, le Associazioni. Nessuno vuole, a mio modesto avviso, affrontare il tema centrale di questa discussione: quanto può la giurisprudenza normare la sfera d’azione del mio libero arbitrio? Ovviamente una società democratica si deve adoperare per rendere sempre più civili i rapporti interpersonali ma, mi domando, quando ho delegato allo Stato la rappresentanza di me stesso nei confronti delle mie più intime decisioni: quelle che riguardano me e soltanto me. Come è possibile che una stato “laico” si debba interrogare sulla possibilità di un individuo di lasciare questa vita. Considerato che non si possono affibbiare reati ad un suicida, lo Stato Sovrano decide che questi possono essere imputati a chi si rende complice del suicida. Immagino che una libertà del genere farebbe contenti una schiera innumerevole di malavitosi che, finalmente liberati dalla fastidiosa messa in scena delle morti bianche, troverebbero la via spianata ai loro vari “repulisti”. Magari quanti ingordi, avidi, “quasi eredi”, potrebbero intravedere la scorciatoia per la realizzazione dei loro miseri sogni. Altro ed altro. Allora dovrebbe essere lo Stato a farsi garante. Questo Stato che non riesce a garantire le sue funzioni primarie: Pubblica Amministrazione, Giustizia, sicurezza sociale, lavoro… Questo “stato” non può essere il garante per un povero malato terminale che chiede solamente di porre fine alle sue atroci sofferenze; chiede di potersene andare in punta di piedi non maledicendo la vita ma ricordando, negli ultimi momenti, quanto di bello è stato. Il “Clero”si mette di traverso. Sarà vero, sarà importante? Il Religioso fa ciò che deve fare: è lo Stato che non lo fa. Come può la religione impedire che uno Stato laico legiferi? Lo sanno anche i bambini delle elementari: stringendo i coglioni dei nostri politici con le mani foderate di consensi elettorali. Cosa ci vogliamo aspettare da una classe Politica il cui solo fine è quello di restare tale. Con il secolo breve è finita l’epoca dei “Valori”, degli “Ideali”, che creavano consenso popolare e da questo attingevano la forza per i Grandi Rinnovamenti Sociali dell’’800 e del ‘900. Oggi la classe politica cerca i consensi là dove sono e come sono. I nostri cari politici sono i colleghi dei produttori televisivi, dicono ciò che il pubblico vuol sentirsi dire: ciò che “la maggioranza” del pubblico vuol sentirsi dire. Cari miei, certi temi sono per pochi, non saranno mai “maggioranza”