IN NOME DEI DIRITTI

L'indifferenza uccide


 E' un compendio del disagio di una certa gioventù sbandata, la storia di Valentina Giordano e Stefano Lucidi. Ironia della sorte lo loro storia si intreccia con quella di altri due giovani, Alessio e Flaminia, di tutt'altra pasta, il cui viaggio termina in un incrocio romano, in una sera di falsa primavera.Uno dei tanti episodi di pirateria della strada che ininterrottamente occupano la pagina di cronaca dei giornali.Una storia, questa, che è come un racconto; tanti stereotipi fissati in un affresco, un sunto di parole, fatti, opinioni, bla-bla-bla, che tutti conosciamo fin troppo bene.Eppure un particolare, un ghigno dei tempi, rende ancora più cupo, se possibile, un contesto già tetro.Stefano ha trascinato via, a forza, Valentina da due locali: da un ristorante e da un pub.“Vale entra in un pub della zona. Pensa di averlo seminato. "Invece m'ha trovato, mi ha preso per i capelli e mi ha trascinata fuori dal locale". Nell'indifferenza degli altri clienti.”Non c'era bisogno di eroi, sarebbe bastato un “Giovane!” da parte del proprietario, un “Che cazzo fai!” da parte di un gruppetto di ragazzi, un “Calmo!” da parte di qualche avventore.Qualunque cosa non avrebbe di certo fermato l'energumeno, perlomeno credo; avrebbe però potuto modificare gli eventi. Qualcuno che non avesse girato gli occhi dall'altra parte poteva permettere a quello scooter di passare l'incrocio.Chi ha le dirette responsabilità – spero - pagherà il giusto.Qualcun altro, mi auguro, potrebbe avere dei sonni agitati in futuro.Dipinto di Geniamino Giannini: "L'indifferenza"