Paghe e contabilità

DUBBI STATISTICI


Con riferimento all'articolo pubblicato qui  http://www.gravita-zero.org/2009/01/il-caso-e-la-statistica.html  , un lettore di Gravità Zero ha posto la domanda sotto riportata. Di seguito potete leggere la risposta di Walter Caputo.DOMANDAOttimi i tuoi post, complimenti.Solo mi chiedo una cosa che spero tu possa spiegarmi. L'indice di connessione non andrebbe normalizzato dividendolo per il numero totale dei casi moltiplicato il minimo tra il numero di righe della tabella meno uno e il numero di colonne della tabella meno uno? In questo caso otterrei 0,052 quindi molto più vicino a 0 che a 1 facendomi propendere che l'entità di dipendenza tra i due fenomeni sia irrilevante. Ed inoltre nel test di verifica delle ipotesi quale valore va confrontato con il valore del chi-quadro tabulato, il 86,47 o il valore del p-value che è 2.2? Scusa per le banalità, ma vorrei comprendere bene questa analisi di dipendenza. Grazie.RISPOSTAGrazie Pino per i complimenti. E' vero che l'indice di connessione andrebbe normalizzato come dici, ma ciò servirebbe ad un'analisi limitata al campione. Se invece si intende studiare la dipendenza estesa all'intera popolazione da cui è tratto il campione, occorre effettuare il test, così com'è descritto nell'articolo. In generale non ci sono differenze se si usa 86,47 o il p-value: in entrambi i casi si sta facendo un test e si ottengono gli stessi risultati di dipendenza o indipendenza. Solo che gli americani tendono maggiormente ad usare il p-value (addirittura è stato citato nella serie ER!!!), così come i software statistici.Grazie ancora per il tuo intervento, decisamente di ottimo livello.Walter