Parole in cammino

 


C'è stato un tempo in cui, cercando di smettere di fumare, bighellonavo su internet in cerca, se non di aiuto, almeno di un giusto stimolo e fu lì che mi imbattei in un oggetto con un nome impronunciabile che secondo alcuni sarebbe un ottimo ausilio alla disintossicazione da nicotina. Si trattava di una cordicella di perline colorate, di vario colore e di varie fogge. Poteva essere un semplice cordoncino oppure legato in cerchio come una sorta di rosario. L'articolo diceva che sgranandolo, appunto, come un rosario o semplicemente facendolo ruotare tra le dita, funzionava come uno scacciapensieri, mantenendo occupate le mani e allontanando il desiderio della sigaretta. Mi affascinò molto questa cosa e la riposi nel cassettino delle cose da ricordare prima o poi. Come già ampiamente strombazzato in questo blog, da oltre un anno ho smesso di fumare, con enorme soddisfazione e con pochissimo sforzo. Nel mese di giugno partii per Roma e una delle prime cose che feci una volta disfatti i bagagli fu di visitare la Basilica di San Paolo. Non so perchè, ma mi sono innamorata di quella chiesa dal primo momento. Sarà che la posso raggiungere con una breve passeggiata da casa, sarà quel colonnato con le palme che mi da un senso di serena frescura, o sarà semplicemente che è splendida, ma io ci passerei le mie giornate in quel luogo. Quel giorno dopo le foto di rito e dopo aver fatto per l'ennesima volta il giro dei ritratti dei papi, ci dirigemmo verso il chiostro passando dal bazar (si offenderanno le austere suorine se lo chiamo così?) e sbirciando le vetrine lo vidi: in simil argento, senza pietre, piccolo e discreto. Era la sintesi di un rosario e somigliava terribilmente a quell'oggetto dal nome strano. Ero ben conscia di essere ormai libera dalla dipendenza, ma volevo quell'oggetto più di qualsiasi cosa e lo acquistai. Subito me lo avvolsi sulle dita e cominciai a giocarci e fu allora che mi accorsi di una cosa per me strabiliante: giocare con quel piccolo rosario, sgranarlo irregolarmente, farlo saltare tra le dita, pareva aiutarmi quando uscendo di casa con la solita agitazione (che non è panico, ma è paura che questo arrivi) mi trovavo ad affrontare la gente. Avere qualcosa da fare con le mani, mi distoglieva dagli sguardi del mondo che tanto mi sono d'impaccio. Non ci pensavo da molto a questa cosa. Poi sabato durante il passeggio, mio marito mi ha fatto notare che camminando, facevo saltare il mazzo di chiavi tra le mani tenendole agganciate sul pollice e mi sono ricordata così del mio scacciapensieri. Ieri l'ho ritrovato nella borsa che usai a Roma e ho deciso di cominciare la sperimentazione durante le mie uscite, per vedere se come allora, basta un gioco da ragazzi per affrontare il mondo.