Parole in cammino

Post N° 352


Passa lenta questa estate. Lenta e bollente. Il mio skyline, come lo chiama il mio amico grande, è una montagna alta 2495 metri. Non ci salgo da quasi trent'anni. Da lassù forse vedrei i luoghi di elaj e dei suoi figli. Verso sud le Alpi nascondono allo sguardo la dolcezza del Mar Ligure e se sposto la pupilla di un soffio a ovest, posso immaginare le Marittime degradare pigramente verso la Provenza: ginestra, lavanda e timo mi fanno sentire a casa anche lì, dove se è limpido puoi vedere le prime isole mediterranee laggiù sullo sfondo. Passato l'ennesimo colle, eccolo il nastro d'asfalto dell'autostrada che dalla Costa Azzurra, attraversando la foresta dell'Esterèl, mi porta sinuosa verso la Linguadoca, sfiorando la Camargue e la candida Aigues-mortes. Poco dopo la strada si dirama: a sud la Spagna, a ovest la costa atlantica francese con le terre Catare e, racchiusa tra le mura preziose, Carcassonne, incanto del mio cuore. Poi le Lande, con la strada diritta tra boschi fitti interrotti dalle vigne e infine eccolo, quel mare grande a cui non sono abituata, quell'Atlantico mitico di viaggi e scoperte, la cui sponda francese mi accontentai di guardare dal finestrino dell'auto, perchè la mia paura non mi consentiva di scendere e toccarlo. Toccarlo come quell'altra volta, dall'altra sponda, più a sud, in un luogo dove non sai mai se sei sul fiume o sei sul mare, ma l'odore è già Atlantico. Basta il nome a togliere il fiato e stordire. Questa notte voglio sognarlo, quel mare che i miei nonni non hanno nemmeno mai immaginato, quello che quando annunciai di volerlo sorvolare vidi i loro occhi accendersi di spavento. Voglio sognare la strada, i villaggi, le città. Voglio regalarmi la mia vacanza perfetta questa notte. Io e il viaggio, per una volta compagni senza remore, almeno in sogno.Foto: Uruguay - Oceano Atlantico 1984