Parole in cammino

Post N° 402


Da più di un anno non vedo casa a Roma.Mi racconti ogni giorno i cambiamenti e i nuovi acquisti e io provo ad immaginare, ma fatico a ricordare l'ordine dei libri nelle librerie e il colore del cavatappi ikea che sta appeso sopra la bistecchiera (è sempre blu?)Ero convinta che nulla avrebbe potuto intralciare il progetto del Natale romano, come vedi però siamo qui ad aspettare e ormai comincio a pensare che se anche ce la dovessi fare non troverei più i biglietti per il viaggio... Le ultime volte è stata un'avventura, ricordi?Oddio, per me lo è sempre stata un'avventura, con tutta l'ansia che mi trascino appresso e poi l'eccitazione, come solo i bambini...Da brava montanara penso ancora che attraversare mezza Italia in treno abbia del miracoloso e che sia un peccato mortale non guardarla tutta, non spiarne i colori e le sfumature di stagione, la spuma del mare che si infrange sulle coste, le regioni che si susseguono al ritmo di un ripasso scolastico, stazione dopo stazione, e io a chiedermi se riuscirò mai a decidere un giorno a non trattarle come semplici fermate ferroviarie, scegliendo invece di visitarle come meriterebbero.Te lo ricordi il mio primo arrivo? I miei passi timidi sull'asfalto di una capitale bollente, in quel pomeriggio assolato mentre tu spiavi le mie paure, preoccupato che potessi non farcela e io mi stupivo che in fondo fosse stato così facile. E dopo, il turbinìo dei monumenti, le vie trafficate, i semafori che scattano diversi da qui e la metro sotto terra a togliermi il respiro ogni volta e ogni volta il tuo sguardo a darmi forza. Come quel giorno a Testaccio, indimenticabile, quando il tuo sguardo dapprima stupito si fece divertito nel vedermi fare la matta in mezzo al mercato, cuffie in testa e passo inarrestabile. Quel giorno Roma era mia e solo mia.E proprio con quel lettore che mi regalasti alleviai la pena dei lunghi viaggi. Caricai su un CD i pezzi degli artisti più amati, e sono tanti, messi belli belli in ordine alfabetico, così che il primo era sempre Branduardi e capitava puntualmente che tra Asti e Genova, passata l'agitazione che ogni volta mi provoca il cambio a Torino e abituatami ai compagni di viaggio, ecco che finalmente mi sistemavo comoda, accendevo il lettore e immancabile partiva "Il sultano di Babilonia" così che da allora, al solo sentirne le prime note la mente si catapulta sull'appennino ligure, il quel lento salire e poi scendere verso il mare, verso casa.Quando ero bambina, mia nonna mi diceva che quando Dio chiude una porta, subito dopo apre un portone. Ci penso spesso a quanti usci mi si sono chiusi sul muso in questi anni e devo dare atto a nonna che aveva ragione. Senza quelle porte chiuse non si sarebbe mai aperto il portone di casa tua con tutto quello che ha significato per me. Ora ho la sensazione che mi si voglia chiudere anche quell'unico spiraglio sul mondo e per quanto mi sforzi, non vedo altri portoni che possano aprirsi e sostiruire le tue braccia grandi e il tuo bene immenso.betulla