Parole in cammino

Post N° 421


Non ricordo come fosse il cielo. I passi, quelli sì che li ricordo. Un piede a seguire l'altro, adattando il passo a quello vicino e le parole, casuali quanto il percorso, a riempire un vuoto che non mi era parso così grande, prima... Abbiamo attraversato strade da un marciapiede all'altro, senza aver deciso prima una meta ed è stato naturale dimenticare tutte quelle cose che "ci diremo quando ci incontreremo" lasciando anche lì fare al caso. Io terrorizzata. Perchè inadeguata, perchè straniera più di lei, perchè aliena a quel passeggio così normale e che ad ogni svolta di strada, ad ogni aprirsi di piazza, ad ogni scorcio di mura mi faceva sospirare incredula. E lo vorrei ancora. Libertà, sorellanza, leggerezza, allegria, partecipazione. Questo ho avuto in regalo per due ore in un pomeriggio romano di cui ho cancellato il cielo per seguire le nostre scarpe, accarezzando il Tevere con la stessa tenerezza usata per le nostre timidezze, in attesa che il Dio delle piccole cose si esibisca in un bis. ... e non sapremo maida che segrete stanzescaturisca il cantoe da quali lontananze, paure, rabbia,tenerezzao rimpiantoe da quale nostalgiaprenda voce e partaquesta lunga sciache ancora adessoe imprevedibilmenteci portavia(Gianmaria Testa)