Parole in cammino

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Nunca mas!
Avevo 14 anni scarsi quando uccisero Aldo Moro. Non avevo una coscienza politica, ero cattolica praticante con tentazioni claustrali, che non mi impedivano però di distruggere i solchi dei dischi degli Inti Illimani suggendone le melodie così come si fa col latte materno e di condividere il loro sdegno verso le ingiustizie e le prepotenze. Ho un ricordo abbastanza preciso dei telegiornali della mia infanzia e fanciullezza: manifestazioni, scontri di piazza, poliziotti in tenuta anti sommossa e mio padre che brontolava sugli scioperi, sui capelli lunghi, sui blue jeans; forse l'essere nato suddito faceva sì che ogni forma di ribellione gli suonasse come una bestemmia o forse l'isolamento in questo nostro mondo contadino che gli aveva negato la possibilità di vivere i cambiamenti dell'Italia negli anni '50 e '60, lo faceva sentire fuoriposto e fuori tempo. Così quando uccisero Moro mia madre pianse, mio padre lanciò strali e io li guardai commiserandoli, sicura che io, che noi giovani nati negli anni '60, avremmo cambiato tutto, sistemato tutto, pacificato tutto e me ne scesi in piazza con gli altri ad urlare il mio NO al terrorismo.Fa male. Non so a voi, ma a me fa male leggere i giornali in questi giorni. E' la disillusione che avanza. E' il non riuscire a capire il senso. E' la paura. Perchè ho la sensazione che non ci sia attenzione, non ci sia sdegno, non ci sia piazza.