Parole in cammino

Post N° 449


Partimmo mentre il sole faceva capolino dalle creste più alte, lassù, sull'est che mi saluta ogni giorno mentre intenta a prendere il caffè scruto il cielo convinta di saperne interpretare i segni.Non conoscevo il sentiero e non sapevo nemmeno esattamente il tempo che avremmo impiegato per giungere in vetta, era però la mia montagna, quella sui cui pendii avevo corso da bambina giocando a nascondino tra i noccioli con le mie sorelle, quella le cui pendici avevano accompagnato le mie gambette corte, leste nel tenere il passo di nonno che mi prometteva sottoboschi di mirtilli e lamponi, era il ricordo del mio primo senso di colpa, quando una domenica di luglio papà e mamma decisero di preparare gli zaini e salire sù per un pranzo sulla cima, senonchè dopo appena qualche minuto di cammino io iniziai a vomitare e rovinai la giornata a tutta la famiglia. Così partimmo quel mattino, io con la sensazione strana di essere sana e di poter finalmente affrontare "quel" monte e conquistarne la vetta e lui con l'entusiasmo che sempre lo coglie quando decido di uscire di casa. Il primo tratto di sentiero ripido e assolato si dipanava a sud ovest tra ginepri e lavanda in ripide curve che tagliavano il respiro per poi sbucare su minuscole borgate abbandonate, con le loro casupole in pietra e i tetti in paglia, le finestre inutili occhi ciechi sulla vallata. D'improvviso rimasero solo erba e mirtilli e lo scampanìo delle mandrie a richiamare lo sguardo lassù, sullo spartiacque elegante nel suo innalzarsi a becco, sentinella da sempre del mio mondo e invito sinuoso a proseguire dove restano solo stelle alpine ed erba argentata. Poi la croce. Quella "crùs" posta sulla cima e che mille e mille volte ho guardato dal paese pensando "ci andrò", era finalmente lì. Posammo gli zaini, ci sedemmo sul basamento in pietra e lasciammo libero lo sguardo. La pianura giù in basso si apriva permettendo di distinguere le città e i paesi nell'atmosfera nitida del mattino. L'arco delle Alpi a fare corona dall'Argentera al Viso e poi ancora più a nord, fino al limite estremo, dove con un sobbalzo del cuore lo vidi, netto, bianco, immenso. Io, piccolo essere su una cima delle Marittime stavo faccia a faccia con il Monte Rosa. Io, mai più così serena e in pace.