Parole in cammino

Post N° 542


Sarei stata svegliata dal ticchettio dei tacchi della signora di sopra e dagli urletti del suo bambino accompagnati dai suoi passettini attutiti sul pavimento. Mi sarei crogiolata qualche minuto ascoltandoti preparare il caffè in cucina, immaginandoti mentre con tanta cura apparecchi la tavola per la colazione, con ogni ben di Dio a stuzzicare le mie golosità. Mi sarei truccata e pettinata con la mia solita, incerta cura e avrei cambiato abbigliamento almeno tre volte prima di decidere cosa indossare per poi guardarti disperata chiedendoti "Come sto?" e ogni volta tu avresti risposto "Sei perfetta piccolè" e io non ti avrei creduto mai. E poi saremmo usciti a veder bancarelle sulla circonvallazione. Io a fermarmi ogni due passi e tu a chiedere "Te piace? To-o compro?" E ridere e bisticciare per questo tuo voler comprare sempre tutto. E avrei guardato il cielo che chissà se oggi è blu come qui e mi sarebbe venuto un groppo in gola al pensiero della cosa grande che è per me camminare in una strada romana.Saremmo tornati a casa litigando sulla spesa per il pranzo, io con la voglia di non rientrare mai, perchè quando sono dentro, uscire torna poi a sembrare impossibile, ma zitta e buona avrei fatto gli ultimi scalini, sbirciando tra la selva di tronchetti della felicità che paiono essere flora endemica della Garbatella e dintorni... Invece mi sono svegliata tra i frammenti di un sogno ricorrente e angosciante pensando ad un treno da prendere che non è il treno che vorrei. E mentre scrivevo anche il cielo è cambiato e non è più blu....