Parole in cammino

Post N° 544


Sveglia alle cinque stamattina e fin da subito si è capito che la giornata non sarebbe stata una meraviglia. Ho passato i primi 40 minuti della mia vita da sveglia, seduta sulla tazza del cesso con le budella in rivoluzione. Non volendo oppormi al destino, ho lasciato che nel frattempo la mia mente occupassse il tempo meditando sulle stranezze dei sintomi del DAP. Per tre lustri abbondanti la cosa più paralizzante è stata la grande nausea accompagnata dalla sensazione impellente di dover vomitare. Ne parlai a lungo in analisi, di questa nausea e finii per accostarla ad un qualche digusto verso me stessa e verso la vita che stavo conducendo. Un bussare discreto alla porta del bagno mi ha distratta dalle elucubrazioni Freudiane per riportarmi alla cruda realtà: il treno non avrebbe aspettato i comodi del mio intestino. Così, forza e coraggio, ci si avvia alla stazione dove alle 6,30 mi accoglie un bel cartello "SCIOPERO".Panico. Lo so, c'era già prima, ma ora raddoppia, triplica, sale, mi invade, mi paralizza..... saltiamo in auto come due schegge tirando giù santi e beati e ci fiondiamo giù dal cucuzzolo, direzione Cuneo. Ci sarà uno straccio di treno per Torino che parta dal capoluogo no? C'è. Alle 7,25 e parte dal sesto binario. Corri, corri ed ecco una roba di baraccone lungo lungo che solo a guardarlo ti senti molto poco comunitaria, ma c'è. C'è anche il mondo che ha deciso di radunarsi lì stamattina. Tutti i pendolari della provincia devono aver aver trovato il cartello che ho trovato io e tutti devono aver pensato quello che ho pensato io. Maledetti! Maledetti pure gli imbrattatori di treni che mi hanno oscurato metà del vagone con le loro stronzate multicolor. Soffoco, la vescica urla pietà, l'intestino fa le capriole e il treno non parte. Annunciano dieci minuti di ritardo e io mi sento morire. Non so come, non ricordo in che modo, sono arrivata a Porta Nuova e sono scesa da quella specie di carro bestiame. Venti minuti fino all'ospedale, tre minuti per il prelievo, altri venti minuti fino alla stazione. Dai che prendiamo il treno delle 10,30.... Saliamo sul treno e aspettiamo e aspettiamo e aspettiamo. Il treno si riempie. Un sacco di gente che avrebbe preso il successivo vede questo fermo sul binario e sale e io ricomincio a boccheggiare. Alle 11,10 finalmente ci muoviamo....ciufff ciufff verso casa.... Quando infilo la chiave nella toppa realizzo di aver viaggiato sei ore per un prelievo di sangue di 3 minuti e ho un'illuminazione. Finalmente so perchè nell'ultimo lustro scarso, il panico si presenta, oltre che con la nausea anche con i fuochi d'artificio nel mio colon. Io non c'entro nulla, non ho colpe questa volta. Il mio inconscio è innocente e puro come un giglio. È questo Paese che fa cagare.Immagine: Fabrizio Tarizzo