Parole in cammino

Post N° 555


Non sono grassa. Me lo ha detto anche Helena quando ci siamo viste in dicembre novembre e pur se ora ho qualcosa come due chili in più di quando mi ha vista lei e benchè sia proverbiale la sua cortesia, so di non essere grassa. Sono un po' sovrappeso e non dovrebbe essere un dramma per un'ipotiroidea quarantatreenne, se non fosse che appena aumentano i chili, aumenta conseguentemente e proporzionalmente il panico. Non mi sono mai piaciuta e mai accettata e fin lì, credo di non esser l'unica, quando però questa disistima si somma ad una incapacità a rapportarsi con il mondo esterno, allora tutto diventa più difficile da gestire. Se uscire di casa è complicato quando mi sento "in forma", appena il mio fisico si "deforma" o si deforma l'immagine che mi rimanda lo specchio, ecco che l'idea del fuori diventa impossibile e più mi sento impossibilitata, più mi esplode dentro la necessità di quel fuori. La mia guerra con la bilancia non è un vezzo. Non è per vanità che mi impongo di rinunciare al cibo che cucino e non è la vanità a spingermi a spendere capitali in attrezzi ginnici quando basterebbe camminare. Si tratta invece di un circolo vizioso, proprio quello che fa sì che io non possa camminare e quindi contribuire a migliorare il mio corpo, perchè quel corpo non mi è concesso di mostrare in quanto ai miei occhi deforme e più lo vedo deforme più lo chiudo in casa e più lo chiudo in casa più lo spengo e mi spengo, così che a ben poco serve sfiancarmi pedalando o andando su e giù con lo stepper. Ho sempre pensato che siamo quello che gli altri ci rimandano attraverso il loro sguardo.Temo che a forza di sfuggire a quello sguardo, io stia smettendo di essere. Cercasi disperatamente appiglio...Immagine: M.C.Escher - Rind